Troppa plastica nella sanità europea, un nuovo report suggerisce come ridurla

Nel 2023 l'assistenza sanitaria in Europa ha generato oltre 900.000 tonnellate di plastica monouso e 5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Numeri destinati a crescere ancora, visto che la dipendenza del settore sanitario dalla plastica usa e getta è in aumento. Lo sottolinea il rapporto pubblicato dalle società di consulenza globali per la sostenibilità Systemiq ed Eunomia, che quantifica gli impatti ambientali e finanziari della plastica monouso in sette categorie di prodotti ad alto volume: guanti, sacchetti di fluidi e tubi, dispositivi rigidi, imballaggi per dispositivi rigidi, DPI, salviette e imballaggi farmaceutici

Nel 2023 l’assistenza sanitaria in Europa ha generato oltre 900.000 tonnellate di plastica monouso e 5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Numeri destinati a crescere ancora, visto che la dipendenza del settore sanitario dalla plastica usa e getta è in aumento. Lo sottolinea il rapporto pubblicato dalle società di consulenza globali per la sostenibilità Systemiq ed Eunomia, che quantifica gli impatti ambientali e finanziari della plastica monouso in sette categorie di prodotti ad alto volume: guanti, sacchetti di fluidi e tubi, dispositivi rigidi, imballaggi per dispositivi rigidi, DPI, salviette e imballaggi farmaceutici.

Il report, realizzato con il supporto di un gruppo indipendente di medici, rappresentanti del settore e accademici europei e nord americani, raccomanda cinque strategie che gli ospedali e i fornitori europei possono intraprendere per limitare l’impatto delle plastiche: rifiutare e ridurre l’uso non necessario (come l’uso eccessivo di guanti); riutilizzare alternative sicure e durevoli come camici, vassoi e maschere; sostituire con materiali a base di carta o compostabili ove sicuri; migliorare il riciclo attraverso una migliore progettazione; utilizzare plastica a basse emissioni, derivante da base biologica o dallo stoccaggio del carbonio (CCS).

Secondo il report, se implementati su tutto il sistema, entro il 2040 questi interventi potrebbero ridurre i rifiuti di plastica monouso in Europa del 53%, ridurre le emissioni di gas serra del 52% e offrire risparmi annuali di 8,7 miliardi di euro, rispetto a uno scenario di business-as-usual. Se non viene intrapresa alcuna azione, le società di consulenza avvertono che i costi potrebbero aumentare a oltre 34 miliardi di euro all’anno entro il 2040.

Il rapporto spiega che questo “scenario ad alta ambizione” richiede “un’azione decisiva e coordinata da parte di tutti gli attori del sistema”, compresi i regolatori e i responsabili politici, che a volte hanno esentato la plastica sanitaria dalle politiche. Ci sono alcuni paesi che stanno sperimentando già alcune soluzioni, come l’Inghilterra, dove alcune imprese sanitarie sostituiscono i vassoi chirurgici monouso con vassoi riutilizzabili; oppure la Germania, dove i principali produttori stanno ridisegnando imballaggi di dispositivi rigidi, riducendo l’uso della plastica fino al 40%.

“L’assistenza sanitaria è diventata eccessivamente dipendente dalla plastica usa e getta – afferma Yoni Shiran, partner e responsabile delle materie plastiche di Systemiq – Progettando i prodotti e gli appalti attorno ai principi dell’economia circolare possiamo proteggere i pazienti, salvaguardare i budget e costruire resilienza contro gli shock futuri. In un momento in cui i bilanci pubblici sono sotto enorme pressione, una gestione più saggia della plastica nel settore sanitario presenta l’opportunità di utilizzare la spesa pubblica in modo più efficiente”.

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