Uk. Stop al monitoraggio dello spreco alimentare da parte delle aziende

Il governo del Regno Unito ha deciso che non richiederà più alle grandi aziende del settore food&beverage di comunicare i propri dati sullo spreco alimentare prima della fine del 2026. Ad insorgere questa volta sono state le aziende della grande distribuzione organizzata criticando la scelta dell’esecutivo

spreco alimentare Torino Milano

Il governo guidato da Rishi Sunak continua nell’azione di indebolimento delle politiche ambientali del Regno Unito sul fronte della gestione rifiuti ma non solo. A denunciarlo sono le associazioni ambientaliste che, dopo il posticipo al 2025 dei nuovi requisiti per le aziende in merito alla responsabilità estesa dei produttori (EPR), lamentano una nuova inversione a U sul fronte del contrasto allo spreco alimentare.

Questa volta a criticare il governo sono scesi in campo anche gli enti di beneficenza e buona parte della grande distribuzione organizzata (GDO) per aver abbandonato i piani per rendere obbligatoria la segnalazione delle statistiche sullo spreco alimentare. Infatti, in base a un impegno preso dal governo nel 2018, dal prossimo anno la grande distribuzione avrebbe dovuto comunicare i dati relativi allo spreco alimentare che viene generato dalla sua attività.

Il caso

Lo scorso anno il Defra (il Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari rurali) ha lanciato una consultazione pubblica in merito alla dichiarazione obbligatoria sulla produzione dei rifiuti alimentari da parte delle imprese, che avrebbe obbligato le aziende a misurare lo spreco alimentare e porvi rimedio anche attraverso accordi con quello che in Italia chiamiamo Terzo Settore. Delle 3.851 imprese e cittadini che hanno partecipato alla consultazione, l’80% era favorevole a richiedere alle imprese (attraverso un obbligo di legge) di segnalare i volumi di rifiuti alimentari prodotti. Nonostante la consultazione abbia dato un segnale inequivocabile, il governo ha deciso di andare nella direzione opposta e sul sito del Defra, già la scorsa settimana, sono apparsi documenti che certificavano la retromarcia dell’esecutivo.

Infatti in base al ragionamento fatto dal governo con l’introduzione dell’obbligo di dichiarare lo spreco le aziende avrebbero dovuto spendere circa 70 milioni di sterline e, considerato il momento critico dell’economia britannica, si è preferito non obbligare le aziende a dichiarare i loro volumi di spreco per ripiegare su un piano di segnalazione volontaria da parte delle aziende da i costi molto più ridotti: la stima è di circa 12 milioni di sterline.

Le reazioni

La prima ad insorgere è stata Sophie Trueman (amministratrice delegata di Too Good To Go) che dichiarato come la nuova strada intrapresa dal governo è certamente un duro colpo per gli sforzi di riduzione dello spreco alimentare del paese col rischio di esacerbare le pericolose sfide ambientali”.

“In particolare – continua Trueman – rappresenta una seria minaccia per la nostra capacità di raggiungere gli ambiziosi obiettivi ambientali per il 2030 e quelli di zero emissioni per il 2050 stabiliti dal governo, così come l’impegno del Regno Unito nei confronti degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ossia quello di ridurre lo spreco alimentare del 50% entro il 2030″.

Contro il governo si sono mosse anche le aziende della grande distribuzione che hanno dichiarato che continueranno a divulgare i propri dati sullo spreco. Secondo Morrisons, che già pubblica volontariamente le sue statistiche annuali sullo spreco alimentare dal 2016, l’iniziativa del governo non cambia le politiche aziendali in quanto “Morrisons si è impegnata a ridurre gli sprechi alimentari nei negozi del 50% entro il 2030. L’azienda è molto attenta a ordinare ciò che ritiene di poter vendere e quando i prodotti sono prossimi alla data di scadenza, per offrirli ai clienti a prezzi ridotti”.

Più forte la dichiarazione di Waitrose che si è detta “delusa dal fatto che il governo non stia perseguendo la segnalazione obbligatoria dello spreco alimentare”. Senza dimenticare la recente pubblicazione fatta dalla stessa Waitrose che, attraverso evidenze scientifiche, metteva in luce come le attività di sensibilizzazione sul contrasto allo spreco alimentare hanno un reale impatto sulla riduzione dello spreco.

Un portavoce di Tesco, altro big della GDO made in Uk, ha affermato che l’introduzione di una “rendicontazione obbligatoria dello spreco alimentare rimane una richiesta fondamentale dei responsabili politici per incorporare questo cambiamento in tutto il settore”.

Dichiarazioni importanti quelle delle principali aziende che insieme ad altre (Aldi, Asda, Sainsbury’s, Tesco, Iceland, Lidl, Morrisons, Marks and Spencer e Waitrose) hanno aderito al Courtauld Commitment, che mira a ridurre lo spreco alimentare del 20% entro il 2025 e si impegna a dimezzarlo lo spreco alimentare del 50% nel 2030.

La replica

La replica alle critiche è arrivata dalla stessa Defra che ha commentato: “Rimaniamo impegnati ad affrontare lo spreco alimentare e la nostra risposta alla nostra recente consultazione delinea che il miglioramento dell’approccio volontario alla segnalazione dello spreco alimentare è la preferenza del governo in questo momento. Un approccio normativo non è adatto nell’attuale clima economico, soprattutto quando eventuali costi aggiuntivi possono essere trasferiti sui consumatori”. Aggiungendo che il processo di segnalazione volontaria rimarrà in vigore fino al 2025, dopodiché verrà condotta una ulteriore valutazione che, a seconda delle conclusioni, potrà avere effetti sulla normativa vigente “dopo un minimo di 12 mesi dalla revisione”. Insomma se ne riparlerà alla fine del 2026.