Lo scorso 8 luglio si è chiusa la consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea per la revisione del sistema europeo di scambio di quote di emissione (EU ETS). Tra i vari punti, la valutazione riguarda anche l’inserimento nel sistema di scambio degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani. Come spiega la Commissione, verrà esaminata “la fattibilità dell’inclusione di tali impianti nell’EU ETS a partire dal 2028”. La Commissione, inoltre, valuterà “la possibilità di includere nell’EU ETS altri processi di gestione dei rifiuti, in particolare le discariche che generano emissioni di metano e protossido di azoto, e in tale contesto dovrebbe essere preso in considerazione l’allineamento con la gerarchia dei rifiuti”.
In virtù di questo quesito, anche il Comune di Albano Laziale ha partecipato alla consultazione, sostenendo l’inserimento degli impianti di incenerimento nel sistema ETS. L’amministrazione, infatti, è in prima fila contro l’inceneritore da 600.000 tonnellate che sorgerà a Santa Palomba, nell’area a Sud di Roma che confina con Albano.
La prospettiva di Albano Laziale
Secondo la prospettiva ambientale ed economica del Comune, l’applicazione del sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS) inceneritori può essere uno strumento per incentivare una gestione più sostenibile e responsabile del ciclo dei rifiuti. Secondo quanto sostenuto dall’amministrazione, questa misura permetterebbe di ridurre in modo significativo le emissioni di CO₂, migliorare l’efficienza energetica e generare nuove opportunità economiche per i Comuni.
Nel documento prodotto dal Comune si evidenzia come l’inserimento degli inceneritori nel sistema ETS – attualmente già attivo per diversi settori industriali – rappresenterebbe un incentivo concreto ad abbandonare progressivamente l’incenerimento in favore di pratiche come la raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo, in linea con la gerarchia dei rifiuti dell’Unione Europea. In particolare, si sottolinea come gli inceneritori che trattano rifiuti contenenti plastiche derivate da combustibili fossili emettano quantità di CO₂ superiori perfino a quelle delle centrali a carbone. L’obbligo di acquistare quote di emissione renderebbe economicamente meno vantaggioso l’incenerimento, spingendo gli enti locali a investire in soluzioni più sostenibili.
Albano Laziale ritiene che questa misura possa portare, secondo le stime, a una riduzione delle emissioni di CO₂ tra 4 e 7 milioni di tonnellate entro il 2030, fino a 32 milioni entro il 2040. L’amministrazione evidenzia inoltre che le attività legate al riciclo sono più labor-intensive rispetto all’incenerimento e quindi in grado di creare nuovi posti di lavoro.
Nel testo si denuncia anche l’obsolescenza di molti impianti attualmente in funzione in Italia, spesso mantenuti attivi da contratti di lunga durata e privi di reti di teleriscaldamento, a differenza di quanto accade in alcuni Paesi del Nord Europa. Per questo, secondo il Comune, le emissioni degli inceneritori italiani risultano del tutto aggiuntive, non compensate da benefici energetici. Viene inoltre criticato il sistema di classificazione dell’efficienza energetica, che in Italia consente di considerare “efficienti” anche impianti con rendimenti molto bassi grazie a un fattore climatico correttivo.
Albano Laziale propone che i proventi derivanti dalla vendita delle quote ETS versate dagli inceneritori vengano destinati direttamente ai Comuni, con l’obiettivo di finanziare progetti per il potenziamento della raccolta differenziata e per la promozione di filiere industriali dedicate al recupero di materie prime seconde. In tal modo, secondo l’amministrazione, l’ETS diventerebbe non solo uno strumento per la riduzione delle emissioni, ma anche un’opportunità concreta per sostenere la transizione ecologica a livello locale.
Infine, il Comune suggerisce di considerare, in sede europea, un meccanismo che tenga conto delle emissioni evitate nei Paesi dotati di reti di teleriscaldamento, al fine di garantire equità tra le diverse realtà territoriali e penalizzare solo gli impianti realmente inefficienti.