La Commissione europea ha fatto sapere di aver deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’UE per il mancato recepimento delle norme Ue sui cosiddetti ‘ecopedaggi’, ovvero la tassazione a carico di veicoli per l’uso di alcune infrastrutture (direttiva (UE) 2022/362). L’Italia non ha comunicato le misure di recepimento entro la data prevista, che era fissata al 25 marzo 2024.
Nonostante la lettera di costituzione in mora della Commissione del 23 maggio 2024 e il parere motivato del 16 dicembre 2024, le autorità italiane non hanno notificato alla Commissione il pieno recepimento della direttiva. Sebbene l’Italia abbia notificato due misure di recepimento relative ad alcuni punti della norma e abbia presentato un calendario per l’adozione delle misure rimanenti, ad oggi non sono state notificate ulteriori misure di recepimento.
La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane per adottare le misure necessarie non siano stati sufficienti e ha pertanto deciso di deferire il Paese alla Corte di giustizia Ue, chiedendo che siano irrogate sanzioni pecuniarie.
La direttiva sulla tariffazione stradale (direttiva 1999/62/CE) – si legge – stabilisce norme dell’UE per i pedaggi calcolati in base alla distanza percorsa sull’infrastruttura e per i bolli di circolazione calcolati in base alla durata di utilizzo dell’infrastruttura. Sebbene gli Stati membri non siano tenuti a recuperare i costi stradali, se lo fanno i diritti devono rispettare i principi dell’UE chi utilizza paga (gli utenti coprono i costi delle infrastrutture) e chi inquina paga (chi inquina copre i costi esterni quali le emissioni di CO₂, l’inquinamento atmosferico e acustico e la congestione del traffico). La direttiva rafforza inoltre le norme dell’UE in materia di non discriminazione di cui all’articolo 18 TFUE.
La direttiva di modifica (direttiva (UE) 2022/362) – conclude la Commissione – estende l’ambito di applicazione alle autovetture, ai furgoni, agli autobus, ai pullman e agli autocarri di piccole dimensioni, con esenzioni che terminano entro il 2027. Tale direttiva elimina gradualmente i diritti calcolati in base alla durata di utilizzo dell’infrastruttura per i veicoli pesanti, introduce diritti basati sulle emissioni di CO₂ e richiede il recupero dei costi in relazione all’inquinamento atmosferico a partire dal 2026. Gli autocarri a emissioni zero possono ricevere esenzioni o aliquote notevolmente ridotte. Un nuovo onere connesso alla congestione del traffico segna un importante passo verso una tariffazione stradale più equa e più verde in tutta l’UE.