Auto elettriche, in Italia oltre 70mila punti di ricarica ma non bastano

È questo quanto emerge dal monitoraggio trimestrale di Motus-E, l'associazione che raccoglie gli operatori industriali dell'automotive. La rete di ricarica italiana per le auto elettriche continua a espandersi, ma il settore chiede un maggior coinvolgimento di istituzioni e stakeholder per supportare questa crescita. L'associazione lancia un manifesto in cinque punti per far sì che l'Italia centri gli obiettivi i che si è data sulla transizione tecnologica dei trasporti

Auto elettriche Italia 70mila punti ricarica

Al 30 settembre scorso erano oltre 70.200 i punti di ricarica a uso pubblico installati in Italia: quasi 10mila in più rispetto al 2024 e oltre 2.700 in più nel terzo trimestre dell’anno. È questo quanto emerge dal monitoraggio trimestrale di Motus-E, l’associazione che raccoglie gli operatori industriali dell’automotive. Guardando alla sola rete autostradale, i punti di ricarica installati sono più di 1.200 (erano poco più di mille al 30 settembre 2024), di cui l’86% è di tipo veloce in corrente continua e il 63% supera i 150 kW di potenza. Il 48% delle aree di servizio autostradali sono dotate di infrastrutture di ricarica.

A primeggiare è ancora la Lombardia: oltre 14.200 punti di ricarica installati (oltre 2.200 in più rispetto al 2024). A seguire, Lazio (oltre 7.400), Piemonte (circa 6.700), Veneto (più di 6.400) ed Emilia-Romagna (oltre 5.400). Tra le province, Roma si trova al primo posto, seguita da Milano, Napoli, Torino e Brescia.

I punti di ricarica installati dagli operatori che rimangono in attesa dell’allaccio alla rete sono scesi dal 18% del terzo trimestre del 2024 al 14% nello stesso periodo del 2025. Secondo Motus-E, nonostante i progressi, rimane la necessità di semplificare gli iter autorizzativi e rafforzare la collaborazione pubblico-privato per accelerare ulteriormente l’attivazione delle colonnine.

“La rete di ricarica italiana – spiega Fabio Pressi, presidente di Motus-E – ha messo a segno l’ennesimo significativo passo avanti, ma per gli operatori sostenere questa crescita sta diventando sempre più complicato: le difficoltà vanno dall’anomalo ritardo dell’Italia nell’adozione dei veicoli elettrici alle criticità normative, regolatorie e autorizzative”.

Motus-E pone come obiettivo il raggiungimento di un network di ricarica sempre più capillare e conveniente, “ma gli operatori del settore – continua Pressi -, dopo aver effettuato oltre 1,8 miliardi di investimenti, devono essere messi in condizione di poter proseguire e accelerare lo sviluppo di questa infrastruttura altamente strategica, con un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori interessati“.

Da questa volontà è nata l’iniziativa di Motus-E Ricaricare l’Italia: manifesto per un’infrastruttura strategica per il Paese: “Con questo documento – spiega Pressi – abbiamo costruito una base tecnica dettagliata e una piattaforma condivisa per Istituzioni e imprese, per intervenire su 5 aspetti indispensabili per aiutare il Paese a centrare gli obiettivi che si è dato sulla transizione tecnologica dei trasporti”.

Il primo punto è la riduzione dei costi di approvvigionamento energetico in capo agli operatori della ricarica: i costi verrebbero allineati agli altri Paesi europei, per garantire prezzi finali al pubblico più competitivi. Segue poi la necessità di interventi normativi e regolatori per semplificare le fasi di connessione delle infrastrutture e per dare piena attuazione alle normative europee in tema di decarbonizzazione del settore trasporti e alla direttiva sulle energie rinnovabili.

Si chiedono anche una copertura totale delle reti autostradali e concessioni di suolo più lunghe (20 anni) per garantire rientro e stabilità degli investimenti. L’ultima richiesta è che governance e pianificazione infrastrutturale vengano centralizzate attraverso strumenti di monitoraggio e programmazione su cui far convergere i dati e gli scenari di tutti gli stakeholder.

Il manifesto di Motus-E
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