Cop30, la Bike Ride internazionale è arrivata a Belém

Sono arrivati alla Cop30 di Belém oltre mille attivisti protagonisti della Cop30 Bike Ride, l'iniziativa popolare di staffetta internazionale che aveva l'obiettivo di portare ai decisori internazionali 10 richieste. Alla base delle proposte, da realizzare entro il 2030, c'è l'idea che bicicletta e camminata potrebbero ridurre le emissioni di Co2 causate dai mezzi di trasporto del 50%

cop30 bike ride
@Cop30 Bike Ride

A un giorno dalla fine della Cop30 sono arrivati a Belém tutti i ciclisti impegnati nella Cop30 Bike Ride, la grande iniziativa popolare internazionale nata nel 2024 con l’obiettivo di sottolineare di fronte ai protagonisti della politica internazionale l’importanza di bicicletta e camminata per ridurre le emissioni di Co2 causate dai mezzi di trasporto. Con 30mila chilometri percorsi, una ventina di Paesi attraversati e oltre mille persone coinvolte, gli attivisti hanno portato le proprie richieste alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2025: “Consegneremo alla Presidenza della Conferenza Onu le nostre proposte e le lettere dei governi locali che abbiamo raccolto lungo il percorso”.

Il percorso

La staffetta ciclistica internazionale è partita dall’Azerbaijan, dalla capitale Baku, dove l’hanno scorso si è svolta la Cop29, e ha coinvolto Croazia, Paesi Bassi, Georgia, Slovenia, Belgio, Turchia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Bulgaria, Romania, Serbia e Polonia. A questi Paesi si aggiunge la divisione dell’Africa, partita da Nairobi, e alcuni rami partiti dalle città brasiliane di Recife, Rio de Janeiro e Santarém. La più lunga delle staffette, quella euroasiatica dall’Azerbaijan al Brasile, ha svolto il suo percorso interamente in modo attivo: attraversando il continente eurasiatico in bicicletta e attraversando l’Oceano atlantico in barca a vela.

“Lungo il percorso – spiega Paolo Bignami, uno degli italiani partecipanti alla Cop30 Bike Ride – abbiamo interagito con Città, Province, Regioni e comunità per sensibilizzare e responsabilizzare, scambiato storie e conoscenze e raccolto il maggior numero possibile di impegni concreti e lettere di intenti per migliorare le infrastrutture e le politiche ciclabili negli anni a venire. Abbiamo incontrato gli stakeholder locali per discutere i loro piani per migliori piste ciclabili, strade più sicure e mobilità integrata, e raccogliere impegni pubblici per politiche ciclabili più efficaci. Ad oggi, circa 60 amministrazioni hanno avuto il coraggio di mettere per iscritto i loro impegni in una lettera ufficiale, che porteremo ai rappresentanti della Cop30″.

I ciclisti hanno portato, a Baku lo scorso anno e a Belém quest’anno, 10 proposte da realizzare entro il 2030. L’idea alla base è che il passaggio dall’uso dell’automobile all’uso dei propri piedi, delle biciclette o dei mezzi di trasporto pubblico potrebbe portare a una riduzione del 50% delle emissioni dei trasporti. Una leva che potrebbe risultare fondamentale, ma che viene spesso ignorata all’interno dei Nationally Determined Contributions (Ndc), i piani climatici che i Paesi stanno adottando per raggiungere l’accordo sul clima di Parigi. Secondo la Partnership for Active Travel and Health (Path), solo il 25% degli Ndc include misure di viaggio attive (ciclismo e camminata), tra l’altro senza imporre scadenze all’uso delle automobili. E solo il 17% dei Paesi ad alto reddito inserisce il ciclismo nei propri Ndc, mentre sempre la stessa percentuale presenta una politica nazionale sul ciclismo.

La prima delle 10 richieste è di completare una rete strutturale di base di piste ciclabili, che includa connettività intercittadine e multimodali per rendere più semplice un utilizzo quotidiano. Poi, oltre a ridurre il traffico di auto, gli organizzatori chiedono di progettare piani dedicati che sfruttino come leva il ciclismo e presentino finanziamenti appropriati e l’inclusione di associazioni ciclistiche. Si richiede anche di aumentare significativamente le aree esclusive per biciclette e pedoni vicino a scuole, hub di trasporto pubblico, negozi locali e aree verdi, aumentando la capacità di stoccaggio delle biciclette negli snodi di trasporto, nelle aree commerciali, nelle scuole, negli uffici e nelle case. Gli organizzatori chiedono poi di sviluppare delle infrastrutture per le biciclette che aiutino a creare una cultura attorno a questa attività: ad esempio un evento ciclistico annuale e una “casa della bici” per riparazioni, allenamenti o incontri. Si sottolinea anche l’esigenza di formare e informare e di sviluppare un settore economico associato (servizi, produzione, leasing, condivisione) tramite incentivi o sovvenzioni fiscali specifiche. Gli organizzatori chiedono poi di sviluppare una rete di bici da carico per consegne vicine: secondo un recente studio, il 42% delle consegne di furgoni utilitari potrebbe essere effettuata con bici da carico. Infine, si richiede l’implementazione di indicatori che misurino e monitorino la situazione (soddisfazione, quantità di incidenti, dimensione della rete).

La nostra storia è il messaggio“, dicono gli organizzatori: durante il viaggio era fondamentale documentare quello che succedeva perché, oltre alle richieste concrete, è l’iniziativa in sé a rappresentare una volontà di cambiamento.

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