Cop30, Legambiente: “L’accordo è inadeguato”

Il 21 novembre si è chiusa la Cop30 con un accordo che desta diverse perplessità: secondo Legambiente, l'intesa è inadeguata a contrastare l'emergenza climatica. "Il testo prevede di triplicare i fondi per l’adattamento entro il 2035, ma senza una chiara base di riferimento. È stato fatto un passo indietro sul phasing-out dei combustibili fossili e l'Unione europea ha perso l’occasione di dimostrare la sua leadership sul clima".

accordo cop30
@Cop30

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2025 (Cop30) si è chiusa il 21 novembre dopo due settimane di negoziati: la plenaria ha approvato all’unanimità il Global mutirão. Arrivano nuovi spazi di confronto sul taglio delle emissioni e viene proposto di triplicare i fondi per l’adattamento entro il 2035. Secondo Legambiente, però, l’accordo è inadeguato per contrastare l’emergenza climatica.

“L’intesa – commenta Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente che ha seguito il summit in Brasile – consente solo un passo in avanti sulla giustizia climatica ed un preoccupante passo indietro sul phasing-out dei combustibili fossili, cruciale per poter colmare il crescente divario di ambizione negli impegni nazionali di riduzione delle emissioni climalteranti e mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 °C dell’Accordo di Parigi. Da una parte, grazie alla grande mobilitazione della società civile, nell’accordo si prevede la creazione del Meccanismo d’azione di Belém, il nuovo strumento operativo per coordinare e promuovere la giusta transizione a livello globale. Dall’altra, però, rimane solo una vaga volontà di accelerare gli impegni assunti due anni fa negli Emirati Arabi sui combustibili fossili, senza nemmeno un riferimento esplicito alla transizione per la fuoriuscita dalle fossili decisa a Dubai”.

Arrivano critiche anche sull’impegno finanziario: “L’impegno dei Paesi sviluppati a sostegno delle politiche di adattamento nei Paesi più poveri e vulnerabili è inadeguato – continua Legambiente -. L’accordo prevede solo un impegno generico a triplicare risorse entro il 2035, senza una chiara base di riferimento: il rischio è di limitarsi a raddoppiare gli attuali impegni entro il 2030, sulla base dell’accordo raggiunto nel 2021 a Glasgow, rendendo così più difficoltosi gli sforzi per ricostruire la necessaria fiducia con i Paesi più poveri e vulnerabili“.

Il giudizio sull’azione europea è ancora più duro: “L’Unione europea – dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ha perso una grande occasione per dimostrare la sua leadership nell’azione contro la crisi climatica. Dieci anni dopo Parigi serviva grande coraggio politico per mettere in campo un’ambiziosa azione climatica globale e per accelerare la transizione ecologica ed energetica nel mondo puntando su un’economia libera da fonti fossili, circolare e a zero emissioni, ma così non è stato. I leader mondiali si sono limitati al minimo indispensabile per evitare il fallimento, a partire proprio dall’Europa che non ha avuto il coraggio e la forza di spingere la Cina a mettersi alla testa di una Coalizione degli ambiziosi, cruciale per costruire un ponte tra Paesi industrializzati, emergenti ed in via di sviluppo, soprattutto in un momento storico in cui sono sempre più crescenti le tensioni geopolitiche e i conflitti”.

Per Legambiente la presidenza brasiliana non è riuscita a superare il veto dei Petrostati, con in testa l’Arabia Saudita, accettando di escludere dall’accordo la proposta di una roadmap per una giusta transizione che ponga fine all’uso dei combustibili fossili. La roadmap era stata sostenuta da una Dichiarazione promossa dalla Colombia e sottoscritta da oltre 80 Paesi, tra cui quelli dell’Unione europea (escluse Italia e Polonia). Tuttavia, per raggiungere il consenso necessario per l’approvazione dell’accordo, la presidenza brasiliana si è impegnata parallelamente ad avviare, in collaborazione con la Colombia, una roadmap per il phase-out dei combustibili fossili con tutti i Paesi disponibili. Il lancio di questa iniziativa è previsto per il 28 e 29 aprile del 2026 a Santa Marta, in Colombia.

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