Rifiuti, l’Italia accelera ma resta divisa: cresce il settore, frenano i piani regionali

Il Was Annual Report 2025 mostra un settore dei rifiuti in forte crescita nel 2024: 15,7 miliardi di fatturato e investimenti a +7,6%. Spinte su riciclo chimico, RAEE, tessili e nuovi impianti, ma ritardi nei piani regionali e rischio aumento dei costi dei termovalorizzatori dal 2028. Riceviamo e condividiamo il comunicato stampa di Althesys

gestione rifiuti Italia

Migliorano le performance dell’industria dei rifiuti in Italia nel 2024: gli oltre 200 maggiori player valgono 15,7 miliardi di euro (+5% sul 2023) con investimenti per 1,2 miliardi (+7,6%), di cui quasi la metà (46%) negli impianti. Le nuove sfide riguardano il recupero dei RAEE, il riciclo chimico, il trattamento dei tessili, ma anche il futuro dei termovalorizzatori il cui costo potrebbe salire dal 2028 con l’introduzione dei certificati per la CO2, rischiando di far tornare alle discariche.

Sono questi i dati principali del Was Annual Report 2025 di Althesys (Teha) che fa il punto sullo stato dell’arte della gestione rifiuti in Italia. “Il rapporto – rileva Alessandro Marangoni, a capo del think tank – delinea un settore del waste management in crescita con il miglioramento dei risultati e con diversi player che rafforzano la posizione mediante acquisizioni e accordi. Non mancano, tuttavia, le criticità come evidenzia l’analisi dei piani di gestione territoriale, con varie regioni che non hanno centrato gli obiettivi. Potrebbe, poi, aumentare il costo dei termovalorizzatori a seguito dell’introduzione del sistema EU ETS, che potrebbe rendere più concorrenziali le discariche”.

La fotografia

Dal rapporto emerge un settore della gestione dei rifiuti urbani molto articolato, che vede la presenza di numerose aziende di piccole e medie dimensioni, insieme a pochi grandi gruppi multiutility. Nel 2024, le grandi multiutility quotate hanno generato il 36% del fatturato, pari a circa 4,6 miliardi di euro, servendo 1.043 Comuni, 11,1 milioni di abitanti e gestendo 8,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. A seguire, le piccole e medie monoutility (che si occupano di sola gestione rifiuti) hanno inciso per il 17% del valore della produzione, coprendo 2.085 municipalità, 10,3 milioni di abitanti e 4,7 milioni di tonnellate di rifiuti gestiti. Alle piccole e medie multiutility si deve il 14% del valore della produzione, con circa 1.250 comuni serviti per 8,1 milioni di abitanti e 3,3 milioni di tonnellate raccolte. La marginalità industriale sale dal 14,5% nel 2023 al 15,2% nel 2024. Il valore più elevato è quello delle grandi multiutility (22,4%).

Gli investimenti raggiungono gli 1,15 miliardi di euro nel 2024, in crescita del 7,6% rispetto all’anno precedente. Gli impianti sono l’obiettivo principale, anche se con un peso sceso dal 53% nel 2023 al 46%. In calo anche le attrezzature, dal 19% al 13%, mentre salgono gli automezzi, passati dal 28% al 41%. Gli investimenti crescono a doppia cifra sul 2023 per gli operatori metropolitani (+89,8%) e per gli operatori del trattamento e smaltimento (+30,7%).

Strategie e impianti

Il settore del waste management resta dinamico, con diverse operazioni straordinarie attuate nonostante le criticità di alcune filiere, tra cui quella della plastica. Questo in un quadro nel quale la Corte dei Conti Europea ha recentemente evidenziato che nel riuso e riciclaggio dei rifiuti urbani i progressi sono troppo lenti.

Le operazioni straordinarie sono 32 e in linea con l’anno precedente. Il Nord Ovest è l’area in cui si concentrano maggiormente le iniziative, con una quota del 25%, mentre gli operatori privati sono i soggetti più coinvolti e interessano per lo più accordi di collaborazione strategica rivolti soprattutto al riciclo dei materiali, specie plastiche e tessili. Nel complesso, sono stati rilevati in Italia 13 impianti innovativi di riciclo chimico, di cui almeno tre sperimentali, per una capacità aggregata di trattamento per 233.000 ton/anno. Il 57% è situato nelle regioni settentrionali e il restante 43% nel Centro-Sud. Quanto ai progetti faro per i rifiuti tessili, quelli sviluppati in ambito PNRR sono 23. Spiccano per dimensioni i cosiddetti “Textile Hub”, in genere legati agli storici distretti tessili. Emerge infine la presenza di impianti per il trattamento dei pannelli a fine vita. Si rilevano, in particolare, 15 impianti, di cui sei localizzati nel Sud e Isole, quattro nel Nord Italia e altrettanti nel Centro.

I piani territoriali di gestione rifiuti

Il rapporto, che quest’anno contiene anche l’analisi dei piani territoriali di gestione rifiuti (PRGR) di 17 regioni e delle due province autonome, evidenzia un quadro non omogeneo: alcune aree hanno già raggiunto gli obiettivi europei di differenziata e di discarica, altre segnalano ritardi al punto che diverse regioni non sono riuscite a conseguire gli obiettivi e prevedono l’adozione di misure correttive. Il target di raccolta differenziata è stato già conseguito da sette regioni e dalle due province autonome (corrispondenti al 47% circa del totale), mentre l’obiettivo di avere una quota di urbani smaltita in discarica inferiore al 10% entro il 2030 è stato raggiunto solo da quattro regioni, delle quali tre nel Nord e una al Sud. In generale, il Nord Est è l’area con le performance migliori. Otto regioni hanno in programma la realizzazione o l’ampliamento di strutture per il trattamento della frazione organica. Sette regioni intendono poi ampliare o realizzare nuova capacità di produzione o trattamento del combustibile solido secondario (Css).

Termovalorizzatori e discariche

Riguardo invece ai termovalorizzatori, tre regioni prevedono la costruzione di nuova capacità e una prevede il rinnovamento dell’impianto esistente. Due regioni forniscono poi dettagli sulla realizzazione di ulteriore capacità di trattamento del sottovaglio, ossia della frazione di rifiuti in uscita dagli impianti di trattamento.

Restano al centro di vari piani le discariche, con ben 11 regioni che prevedono rinnovamenti o ampliamenti o costruzione di nuova capacità.

Il sistema europeo ETS per lo scambio di quote della CO2, dal 2028 potrebbe essere esteso ai termovalorizzatori facendone così aumentare i costi. La tariffa di conferimento dei rifiuti agli impianti “waste to energy” potrebbe aumentare tra circa 30 e 40 €/ton, fino a 45 secondo le stime di alcuni operatori. L’aumento dei costi potrebbe rendere più conveniente la discarica o lo smaltimento all’estero per alcuni flussi non riciclabili.

Il comparto dei rifiuti speciali

Crescono i 70 maggiori operatori dei rifiuti speciali (valgono 5,6 miliardi di euro, +17% sul 2023) così come gli investimenti (+26%) e i quantitativi gestiti (+10%). Più di un terzo delle imprese, circa il 36%, sono piccole e medie monoutility. Le aziende del settore sono concentrate soprattutto nella fase di trattamento, in cui operano 60 società. I player rilevati hanno una forte concentrazione nel Nord Italia, con 39 imprese che incidono per il 56% del totale, seguito da Sud e Isole con il 24% (17 società) e dalle aree centrali con il 20% (14 aziende). In generale, le regioni con la maggiore presenza di operatori sono la Lombardia (18 imprese) e l’Emilia-Romagna (10). Numerose sono le acquisizioni fatte nell’anno dai grandi gruppi multi-business.

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