Inceneritore Roma, Albano Laziale: cade la Giunta, ma il parere negativo per la V.I.A è stato protocollato

Il Comune di Albano Laziale ha trasmesso il parere tecnico negativo sul progetto dell’inceneritore di Roma, nonostante la caduta della Giunta comunale. Il documento evidenzia criticità relative alla sostenibilità ambientale, alle risorse idriche, alla salute pubblica e alla coerenza normativa della procedura commissariale di Gualtieri, e chiede una nuova V.I.A indipendente e una Valutazione di Impatto Sanitario

Inceneritore Roma, Albano Laziale: cade la Giunta, ma il parere negativo per la V.I.A è stato protocollato
Credit foto: Comune Albano Laziale

Il Comune di Albano Laziale ha espresso parere tecnico negativo sul progetto del “Parco delle Risorse Circolari di Santa Palomba”, l’inceneritore di Roma voluto dal Commissario straordinario per il Giubileo 2025 e sindaco, Roberto Gualtieri. Il documento, datato 14 ottobre 2025, rappresenta una delle analisi giunte nell’ambito della procedura VIA/PAUR.

Il parere, inviato ufficialmente dal sindaco Massimiliano Borelli è stato trasmesso nonostante la crisi politica esplosa nella stessa serata del 14 ottobre. Cinque consiglieri di maggioranza si sono dimessi davanti al notaio, determinando la decadenza dell’amministrazione proprio nel momento in cui il Comune stava per depositare il documento di opposizione. “Il sindaco è comunque riuscito a protocollare e inviare il parere – ha spiegato il consigliere comunale e referente della Rete Tutela Roma Sud Marco Alteri – ma con le dimissioni la città ha perso la possibilità di difendersi in sede giurisdizionale, se la VIA dovesse avere esito positivo. È un danno istituzionale gravissimo, perché Albano non avrà più voce in questa partita.”

Secondo Alteri, che ha partecipato alla conferenza stampa organizzata dalla Rete Tutela Roma Sud e Castelli Romani il 15 ottobre, “la bozza del parere era stata condivisa con tutti i consiglieri, quindi nessuno poteva fingere di non conoscerne il contenuto e l’importanza. Le dimissioni sono arrivate nel momento più delicato”.

Il parere protocollato nonostante la crisi politica

Sin dall’apertura, il parere comunale sottolinea che il sito individuato per il termovalorizzatore si trova in un’area “già classificata a criticità ambientale elevata”, compresa tra i comuni di Roma, Albano, Ardea e Pomezia, e da decenni segnata dalla presenza di impianti industriali, cave, depositi e dalla discarica di Roncigliano. L’istruttoria è stata condotta da un gruppo tecnico multidisciplinare del Comune, composto da urbanisti, ingegneri, medici e legali, con l’obiettivo di valutare la coerenza normativa e la sostenibilità ambientale del progetto.

Il documento contesta in maniera sistematica la procedura commissariale, evidenziando numerose irregolarità formali e sostanziali. Tra le più rilevanti, l’assenza di qualsiasi analisi di alternative di localizzazione e di confronto tra differenti tecnologie di trattamento dei rifiuti, la mancanza di coerenza urbanistica con gli strumenti di pianificazione dei comuni limitrofi e l’omessa attivazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Il Comune ritiene inoltre violato il principio di separazione delle funzioni previsto dalla Direttiva europea 2014/52/UE, poiché il Commissario risulta contemporaneamente soggetto proponente e autorità competente, in contrasto con la recente sentenza C-236/24 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Viene inoltre giudicata illegittima la firma del contratto di affidamento dell’opera, avvenuta il 6 maggio 2025, prima della conclusione della procedura di VIA, in violazione della cosiddetta “giurisprudenza Wells” (C-201/02).

Parere sanitario

Sul piano sanitario, il parere cita i dati del progetto ERAS Lazio 2019, secondo cui l’area della discarica di Roncigliano (nel territorio di Albano Laziale) presenta già un eccesso di patologie respiratorie e tumorali rispetto alla media regionale. Per questo motivo il Comune richiede una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) indipendente, come indicato anche da ASL Roma 6 e dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio. Le centraline ARPA considerate nello studio si trovano, si legge, a oltre undici chilometri di distanza e non possono rappresentare in modo attendibile le concentrazioni di polveri sottili. Le campagne mobili di monitoraggio durano appena quattordici giorni, a fronte dei novanta richiesti dalle linee guida nazionali. Nel frattempo, gli sforamenti di PM2.5 e PM10 già registrati in zona sono preoccupanti. L’amministrazione contesta inoltre l’utilizzo del modello di simulazione CALPUFF, giudicato inidoneo per aree inferiori ai cinquanta chilometri o caratterizzate da orografia complessa, e chiede di integrare l’analisi con il modello AERMOD, considerato più realistico. Mancano inoltre valutazioni sugli inquinanti emergenti, come i PFAS e i PIC, mentre i limiti di riferimento usati nel progetto vengono definiti obsoleti rispetto alle linee guida OMS 2021, che fissano il valore di sicurezza per il PM2.5 a cinque microgrammi per metro cubo.

Capitolo risorse idriche

Il capitolo dedicato alle risorse idriche è tra i più critici. Stando al parere, il progetto dell’inceneritore dichiara un consumo di 87.000 metri cubi d’acqua l’anno, una quantità che, secondo il Comune, risulta ampiamente sottostimata rispetto a impianti analoghi come quello di Brescia, che ne richiedono tra seicentomila e un milione e duecentomila. Le stime di recupero idrico – venticinquemila metri cubi da acque meteoriche, quindicimila da condensazione, dodicimila da riciclo interno e ventiduemila per irrigazione – vengono giudicate incoerenti e prive di riscontri tecnici. Acea ATO2, si ricorda nel parere, nella stessa area nega da tempo nuovi allacci civili per carenza di risorsa idrica. L’area, di origine vulcanica, è inoltre soggetta a rischio di abbassamento del suolo e salinizzazione, e l’apertura di nuovi pozzi violerebbe la DGR 445/2009, che ne vieta l’uso nelle cosiddette “aree critiche”. Per questo motivo il Comune definisce il progetto “incompatibile con le condizioni idriche del territorio”.

Durante la conferenza stampa, l’ingegnere Paolo Barzilai, consulente tecnico, ha ribadito che l’impianto “insiste su un bacino già in deficit idrico, dove la disponibilità di falda è limitata e i pozzi previsti violano le prescrizioni della DGR 445/2009”. Secondo Barzilai, “l’uso dei pozzi, presentato come soluzione d’emergenza, diventerà in realtà ordinario”, e la mancanza di un bilancio idrico realistico “rischia di compromettere in modo permanente l’equilibrio del bacino vulcanico e della rete Acea ATO2”. Ha inoltre spiegato che “l’irrigazione delle aree verdi con 22.000 metri cubi l’anno di acqua è un dato fuori scala, che rivela una scarsa conoscenza del contesto idrogeologico locale”.

Recupero energia

Anche la parte energetica riceve una valutazione negativa. La rete di teleriscaldamento prevista servirebbe appena lo 0,1 per mille dell’energia termica prodotta, una quota che, secondo il parere, rende l’opera economicamente e tecnicamente insostenibile. Inoltre, la posa dei cavidotti sarebbe prevista in parte sul territorio di Albano senza accordi né autorizzazioni. Ulteriori perplessità riguardano la deviazione del Fosso della Cancelliera, un canale demaniale che segna il confine tra Roma e Albano. L’intervento è definito “abusivo e pericoloso”, in quanto modifica il regime idraulico di un bacino chiuso e vulcanico. L’ormai ex amministrazione chiede di ripristinare lo stato dei luoghi precedente e di aggiornare lo studio idrologico considerando delle previsioni realistiche che riguardano la frequenza e la quantità di piogge nei prossimi anni.

La vicinanza a scuole e case

Nel documento si evidenzia inoltre la mancanza di analisi sui cosiddetti “recettori sensibili”. Una scuola primaria con 207 bambini, situata a 1,8 chilometri dal sito, e circa 574 residenti della zona di Santa Palomba non risultano inclusi nello studio di impatto. Il Comune chiede di colmare queste lacune con monitoraggi ante operam e con campagne specifiche su rumore e qualità dell’aria.

Il fronte paesaggistico

Sul fronte paesaggistico, l’impianto, alto 75 metri, sarebbe visibile da gran parte dei Castelli Romani e delle aree tutelate del Parco Regionale, con un impatto visivo definito “molto rilevante”. Secondo il parere, l’opera potrebbe compromettere l’attrattiva turistica e la vocazione agricola della zona, danneggiando le produzioni DOP, IGP e biologiche e determinando una perdita di valore immobiliare.

Greenwashing

Dal punto di vista giuridico, il Comune richiama la Direttiva europea 2024/825 contro le pratiche ingannevoli di sostenibilità, definendo il nome “Parco delle Risorse Circolari” un caso di “greenwashing”. Viene inoltre citato l’articolo 9 della Costituzione, che tutela l’ambiente, e l’articolo 41, che pone limiti all’iniziativa economica privata quando danneggia la collettività. Il documento chiede l’annullamento in autotutela del decreto commissariale e la sospensione immediata della procedura di VIA, fino al ripristino della legalità procedurale.

Nelle conclusioni, il Comune di Albano Laziale ribadisce il proprio giudizio negativo e propone l’avvio di una nuova VIA indipendente, gestita da un’autorità diversa dal proponente, con l’inclusione di una Valutazione di Impatto Sanitario, l’analisi di alternative tecnologiche e localizzative e un ampliamento del dominio modellistico a quaranta per quaranta chilometri. Il documento invita inoltre la Regione Lazio e il Ministero dell’Ambiente a riconoscere l’area di Santa Palomba come “zona ad elevato rischio ambientale”, ai sensi dell’articolo 252-bis del decreto legislativo 152/2006.

“L’opera – si legge in chiusura – non risponde ai principi di sostenibilità ambientale, né rispetta le normative nazionali e comunitarie vigenti. Si invita la Regione Lazio e il Ministero a ripristinare la legalità procedurale e a garantire la tutela della salute pubblica.”

Le dichiarazioni in conferenza stampa

Durante la stessa conferenza stampa, l’economista Monica Montella ha sottolineato che “si sta mentendo sul consumo effettivo di acqua” e che “l’impianto aggraverebbe una zona già in forte sofferenza idrica”. La dottoressa Francesca Mazzoli di ISDE Lazio ha definito il progetto “pericoloso per la salute pubblica”, spiegando che “con dati realistici gli sforamenti del PM2.5 sarebbero almeno novantadue l’anno, contro il limite massimo di diciotto”.

L’avvocata Laura Orsatti, presidente del comitato “Io Amo via Santa Maria Famarola”, ha aggiunto che “la caduta della giunta ha eliminato un interlocutore istituzionale fondamentale, ma i cittadini continueranno a far valere le proprie ragioni nelle sedi competenti”.

Con questo parere e con le voci raccolte nella conferenza stampa, l’ex Amministrazione di Albano Laziale si conferma tra i comuni più critici nei confronti dell’inceneritore, definito non solo incompatibile con il territorio ma anche simbolo di una gestione commissariale ritenuta, nelle parole del documento, “in contrasto con la trasparenza, la partecipazione e la coerenza ambientale”.

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