Avvincenti incubi per capire meglio la crisi ambientale – Fragili futuri di Meltea Keller

Quando la narrativa affronta le questioni legate all’ambiente deve farlo con attenzione

fragili futuri

di Enrico Simoniello

È uscita da poco, per KaiFab editore, un’accattivante raccolta di racconti dal titolo Fragili Futuri. L’ha scritta Meltea Keller, ex blogger di ReWriters e parte della redazione del podcast Greencast. Sono dieci racconti, dieci mondi molto densi: è chiaro fin da subito che l’autrice non ha ignorato la sfida di portare avanti una letteratura che guardi al domani e ai disastri dell’Antropocene. In Italia, è una chiamata alla quale rispondono ancora in pochi (ma va menzionato certamente Bruno Arpaia, con il suo Qualcosa, là fuori). Meltea Keller, tuttavia, ha scelto il realismo magico, non la descrizione del futuro che i saggi e gli articoli scientifici prevedono. Eppure, li ha letti e digeriti: nel blog sulla rivista ReWriters che ha tenuto per due anni, troviamo estensioni, fonti e ragione d’essere di racconti come Chi bussa? o Tropicana o Zona Sette.
In Fragili futuri, insomma, non c’è la vaghezza di chi affronta le tematiche ambientali in letteratura o al cinema senza davvero conoscerle. Come nel romanzo di Arpaia, anche qui letteratura e scienza si fondono.

Quindi, troverete racconti su territori contaminati – con l’amianto, ma potevano essere i pfas – storie di perdita di biodiversità, storie di malattie da inquinamento… tutto ciò, raccontato in un tono da favola nera, dichiaratamente preso in prestito dal Buzzati della Boutique del Mistero. Solo che il discorso esistenziale dell’autore bellunese (smettiamola di scordarci che la morte esiste e facciamoci i conti) viene tradotto in questa deliziosa e inquietante raccolta in maniera molto più politica. Smettiamo di fare finta che una guerra alla natura non è in corso, sembra dire l’autrice. Intendendo, per “natura”, anche il corpo umano.

Se i problemi vengono ignorati, sottovalutati o considerati comunque inevitabili poiché le soluzioni hanno a che fare con lo stravolgimento del sistema economico, prima o poi, però, i nodi verranno comunque al pettine.

Ma non c’è solo questo aspetto. In altri racconti, come Sampeyre o Caterina grande mente, è racchiusa la parte positiva del libro, il tentativo – a tratti disperato ma necessario – di riconnettersi con il passato e con una dimensione di connessione fra esseri viventi che il genere umano si illude di aver reciso da almeno duecento anni. Per uscire dalla nostalgia o, meglio, per affrontare la solastalgia: l’angoscia che prende quando un luogo viene danneggiato per sempre dall’intervento umano. L’autrice rifiuta l’approccio pessimista, fatalista. Il racconto Il tunnel parla chiaro, si è ancora in tempo a cambiare rotta.

Quindi cos’ha di particolare questo libro, tanto da spingerci a incoraggiarne la lettura e il passaparola?

Fragili futuri fa l’effetto di quando un incubo fa prendere coscienza a chi lo sogna di un pericolo imminente. Non è un compitino svolto solo perché certe tematiche sono trend topic: l’autrice ha soppesato ogni immagine per creare dei piccoli archetipi, come nelle favole della tradizione orale toscana, e farli avventurare così nell’immaginario del lettore. Se rifiuta l’approccio realista per parlare direttamente all’inconscio, lo fa perché se l’è chiesto (a lungo, anche sul blog) qual è il modo più efficace perché la letteratura susciti consapevolezza nel lettore.
Uscire da una mentalità che mette a repentaglio la vita vorrà dire iniziare a questionare le basi del nostro sistema economico o le nostre abitudini (Zona Sette), vorrà dire non essere ascoltati o essere considerati estremisti (Ora, canta!) ma è desiderabile perché non c’è altro modo per mitigare la catastrofe ecologica. E l’autrice fa di tutto perché questo concetto passi al lettore, non tramite un testo argomentativo ma per immagini.

E, a proposito di cambio nel modo di pensare, il libro utilizza lo schwa. L’autrice, che si definisce genderfluid e usa i pronomi lei/ləi, ha voluto sperimentare una maniera per superare il binarismo di genere.