Case Green, Italia verso il piano Ue ma mancano 15mila professionisti dell’edilizia sostenibile

Secondo Green Building Council Italia, Sima e Aib la carenza di tecnici specializzati rischia di rallentare la realizzazione del piano europeo “Case Green”. Il 45% degli edifici italiani è ancora in classe energetica bassa e oltre il 60% è stato costruito prima del 1976. Servono 85 miliardi di euro entro il 2030

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Entro la fine del 2025 l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea la prima bozza del programma di ristrutturazione del parco immobiliare nazionale, come previsto dalla direttiva “Case Green.
Tuttavia, l’attuazione della strategia europea per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio potrebbe subire ritardi a causa della mancanza di circa 15mila professionisti qualificati in edilizia sostenibile.
L’allarme è stato lanciato da Green Building Council Italia (Gbc Italia), dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e dall’Accademia Italiana di Biofilia (Aib).

Le scadenze europee e gli obiettivi ambientali

La direttiva stabilisce che dal 1° gennaio 2028 tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a emissioni zero, mentre lo stesso standard sarà obbligatorio dal 2030 per le costruzioni private.
Per gli edifici residenziali è previsto un taglio dei consumi energetici del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, mentre per quelli non residenziali dovrà essere ristrutturato il 16% degli immobili meno efficienti entro il 2030, con un’estensione al 26% entro il 2033.
Entro il 2040 dovrà invece avvenire la progressiva eliminazione delle caldaie alimentate a combustibili fossili.

Un patrimonio immobiliare da riqualificare

La sfida è particolarmente impegnativa per un Paese in cui oltre il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1976, quindi prima della prima legge sul risparmio energetico, e il 45,3% degli immobili residenziali rientra ancora nelle classi energetiche F e G (fonte Enea-Cti 2024).
Secondo le stime del Centro Studi Geometri Italiani, la transizione verso un parco immobiliare più efficiente costerà 85 miliardi di euro entro il 2030, ma genererà un giro d’affari complessivo di 280 miliardi di euro, tra effetti diretti, indiretti e indotto.

La carenza di competenze nel settore

La trasformazione green dell’edilizia richiede nuove competenze lungo tutta la filiera, dalla progettazione alla gestione dei cantieri, fino agli aspetti finanziari e di rendicontazione ESG.
Oggi, però, il mercato registra una carenza strutturale di figure tecniche qualificate, con punte fino al 75% di fabbisogno non coperto nel comparto impiantistico elettrico.
Mancano esperti di design sostenibile, professionisti accreditati Leed, Breeam, Well e Gbc, nonché tecnici specializzati in decarbonizzazione del costruito, salute e qualità ambientale negli edifici.
Una lacuna che potrebbe rallentare l’attuazione del piano europeo e compromettere la capacità del Paese di raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva.

Un master per formare i nuovi professionisti green

Per rispondere alla crescente domanda di competenze, l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, in collaborazione con Gbc Italia, Sima e Aib, ha avviato un master universitario di secondo livello in “Health Design e ESG per il Real Estate”.
Il percorso formativo punta a creare professionisti capaci di coniugare salute, sostenibilità e innovazione, in grado di guidare la transizione ecologica del settore edilizio e contribuire alla rigenerazione urbana.

La sfida della transizione verde

Per Gbc Italia, la direttiva “Case Green” rappresenta un banco di prova decisivo per l’Italia.
Affrontarla con successo richiederà investimenti in formazione, competenze e innovazione tecnologica, ma anche una visione di lungo periodo capace di trasformare una sfida europea in un’opportunità concreta di crescita sostenibile e inclusiva.

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