Clima, l’Ue rinvia la decisione sull’obiettivo 2040 | Wwf: “Serve un impegno concreto alla COP30”

Rinviata la decisione sull’obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040. Il tema torna ai ministri dell’Ambiente che dovranno decidere entro il 4 novembre, prima della COP30 di Belém. Preoccupazioni del Wwf per le compensazioni e per la spinta alla deregolamentazione ambientale

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Ancora un rinvio per la definizione dell’obiettivo climatico europeo per il 2040. Riuniti ieri a Bruxelles, i leader dell’Unione europea non hanno trovato un’intesa e hanno rimandato la questione ai ministri dell’Ambiente, ai quali il tema era già stato affidato nelle settimane precedenti.
Nonostante il nuovo stallo, resta confermata l’unica opzione finora sul tavolo: una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.

Ultima occasione prima della COP30

Il prossimo Consiglio Ambiente del 4 novembre sarà l’ultima opportunità per l’Europa di approvare un obiettivo condiviso prima dell’apertura della COP30, in programma a Belém (Brasile) dal 10 al 21 novembre.
Secondo il Wwf, il mancato accordo rischia di compromettere la credibilità internazionale dell’Unione e di farla arrivare al vertice “senza un piano chiaro”, in contrasto con gli impegni assunti nell’Accordo di Parigi.

Il ritardo nella definizione del target al 2040 impedisce infatti anche la presentazione dell’obiettivo intermedio al 2035, previsto come parte del contributo nazionale determinato (NDC) dell’Ue.

Il monito del Wwf: “Stop al gioco dello scaricabarile”

Il Wwf ha espresso forte preoccupazione per l’ennesimo rinvio, invitando i ministri a “portare a termine il lavoro” e ad approvare un obiettivo di almeno il 90% di riduzione senza ricorrere a compensazioni internazionali.
L’organizzazione ambientalista sottolinea come tali strumenti si siano dimostrati “inaffidabili” in passato, e come l’Italia continui a insistere sui crediti di carbonio esteri, preferendo investimenti fuori dai confini nazionali invece di puntare su una transizione giusta e interna.

Il testo delle conclusioni del Consiglio europeo mantiene inoltre aperte diverse incertezze sui tempi e sulla qualità delle compensazioni, elementi che potrebbero ridurre la reale portata del nuovo obiettivo.

Il rischio di perdere la leadership climatica

La posizione finale dell’Ue sarà cruciale per definire il ruolo del continente nei negoziati globali.
Le decisioni del Consiglio Ambiente del 4 novembre determineranno se l’Europa si presenterà alla COP30 come leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici o come attore marginale.
“Il clima non può essere ingannato da una contabilità creativa” è la sintesi del messaggio lanciato dal Wwf, che sollecita una chiara assunzione di responsabilità politica.

Allarme anche sulla deregolamentazione ambientale

Parallelamente, i leader europei hanno rilanciato la loro iniziativa per la semplificazione normativa, una linea che, secondo il Wwf e diverse organizzazioni ambientali, rischia di tradursi in una vera deregolamentazione delle leggi ambientali e sanitarie dell’Unione.
Dalla lettera congiunta di 19 capi di Stato e di governo, tra cui l’Italia, emerge la richiesta di un “flusso costante di proposte omnibus” da parte della Commissione, finalizzate alla riduzione degli oneri burocratici per le imprese.

Secondo il Wwf Italia, questa impostazione minaccia la trasparenza e la partecipazione pubblica, e ha già portato a un indebolimento degli standard ambientali in diversi ambiti.
Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del Wwf, ha ricordato che una piena applicazione delle leggi esistenti potrebbe far risparmiare all’economia europea fino a 180 miliardi di euro l’anno, contro gli appena 8 miliardi stimati come benefici della deregolamentazione.

Un’Europa in bilico tra ambizione e rinvio

Con la COP30 alle porte e una crescente pressione della società civile, l’Unione europea si trova di fronte a un bivio politico e ambientale.
Da un lato la necessità di rilanciare la propria leadership climatica, dall’altro la tentazione di allentare i vincoli ambientali in nome della competitività economica.
Il 4 novembre sarà la prova decisiva per capire quale direzione prenderà l’Europa: se quella della transizione ecologica o quella del rinvio permanente.

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