Circolarità del tessile e rifiuti alimentari, in vigore revisione della Direttiva Ue

Il 16 ottobre è entrata ufficialmente in vigore la revisione della Direttiva quadro sui rifiuti europea, che introduce per gli Stati membri nuove norme per la responsabilità estesa del produttore per i prodotti tessili e fissa obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari. Gli obiettivi non sono solo quelli di ridurre i rifiuti e mitigare i danni ambientali, ma anche quelli di rafforzare la sicurezza economica e la resilienza dell'Unione europea, riducendo la dipendenza dalle materie prime

Circolarità del tessile e rifiuti alimentari, in vigore revisione della Direttiva Ue

Il 16 ottobre è entrata ufficialmente in vigore la revisione della Direttiva quadro sui rifiuti Ue, che introduce per gli Stati membri nuove norme per la responsabilità estesa del produttore per i prodotti tessili e fissa obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari.

Gli obiettivi non sono solo quelli di ridurre i rifiuti e mitigare i danni ambientali, ma anche quelli di rafforzare la sicurezza economica e la resilienza dell’Unione europea, riducendo la dipendenza dalle materie prime. Il tutto in linea con la bussola per la competitività e l’agenda strategica dell’Ue 2024-2029. 

Gli Stati membri disporranno di 20 mesi per recepire la direttiva riveduta nelle legislazioni nazionali e di 30 mesi per istituire regimi di responsabilità estesa del produttore per i prodotti tessili. Per i rifiuti alimentari gli Stati devono designare le autorità responsabili delle misure per prevenirne la produzione entro il 17 gennaio 2026 e devono altresì adeguare i loro programmi di prevenzione entro il 17 ottobre 2027. 

Gestione sostenibile dei rifiuti tessili

Il settore tessile e dell’abbigliamento dell’Ue rappresenta una forza economica significativa, con un fatturato di 170 miliardi di euro nel 2023 che ha dato lavoro a 1,3 milioni di persone in 197.000 imprese. La produzione e il consumo di prodotti tessili ha un impatto ambientale significativo: nel 2020 il settore è stato il terzo con impatto più elevato sull’uso dell’acqua e del suolo e il quinto più elevato in termini di utilizzo delle materie prime e di emissioni di gas climalteranti.

Inoltre i rifiuti tessili sono un problema urgente, con circa 12,6 milioni di tonnellate generate nel 2019, di cui solo un quinto è stato raccolto separatamente per riutilizzo o riciclo. La direttiva quadro riveduta sui rifiuti introduce due serie principali di misure per affrontare il problema, rafforzando nel contempo la competitività e la circolarità del settore. Eccole:

  • Regimi obbligatori di responsabilità estesa del produttore: tutti gli Stati membri sono tenuti a istituire un proprio regime di Epr per i prodotti tessili e le calzature, secondo norme comuni applicabili in tutta l’Ue. Nell’ambito di questi regimi, le aziende pagheranno una tassa per ciascun prodotto che immettono sul mercato. Questa tassa finanzierà i sistemi di raccolta e la gestione dei prodotti tessili raccolti, prevedendone il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo, il riciclo e lo smaltimento. Le tariffe Epr saranno adeguate sulla base di criteri di sostenibilità, come quelli sviluppati nell’ambito del regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR), tenendo conto di fattori quali la durabilità e la riciclabilità. Questo approccio, noto come eco-modulazione, collega i costi che i produttori pagano per la responsabilità estesa del produttore alla sostenibilità dei loro tessuti, incoraggiandoli così a progettare prodotti più circolari e rispettosi dell’ambiente. Le tariffe EPR saranno utilizzate anche per informare i consumatori su prodotti tessili e calzature sostenibili e sostenere la ricerca e lo sviluppo per migliorare la progettazione.
  • Nuove norme per la gestione dei tessili usati e dei rifiuti tessili: tutti i prodotti tessili raccolti separatamente saranno considerati rifiuti, garantendo un’interpretazione uniforme in tutti gli Stati membri di ciò che costituisce un “rifiuto” rispetto ai prodotti tessili “usati”. Ciò significa che gli Stati membri dovranno garantire che i prodotti tessili raccolti separatamente siano sottoposti a operazioni di cernita prima della loro eventuale spedizione, evitando che i rifiuti siano falsamente etichettati ed esportati come riutilizzabili. In caso di mancata cernita, i rifiuti tessili saranno soggetti al regolamento sulle spedizioni di rifiuti.  

Obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari

La direttiva quadro riveduta introduce anche obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti alimentari per gli Stati membri, segnando un passo significativo verso la riduzione dell’impatto ambientale, sociale ed economico dei rifiuti alimentari nell’Ue. Gli Stati membri devono ridurre gli sprechi alimentari del 10% nella trasformazione e nella produzione e del 30 % pro capite al dettaglio e al consumo entro il 2030, compresi i ristoranti, i servizi di ristorazione e le famiglie. 

Per conseguire tali obiettivi, gli Stati membri dovranno valutare e adattare i loro programmi di prevenzione degli sprechi alimentari. Ciò comporta misure per sostenere interventi di cambiamento comportamentale, sensibilizzare in merito alla prevenzione degli sprechi alimentari e promuovere l’innovazione e le soluzioni tecnologiche. Sono incluse anche misure che affrontano le inefficienze nella filiera alimentare e sostengono la cooperazione tra gli attori.

Inoltre, la direttiva riveduta introduce misure rafforzate per facilitare la donazione di alimenti, imponendo alle imprese del settore alimentare interessate di proporre accordi di donazione alle banche alimentari e ad altre organizzazioni di ridistribuzione degli alimenti.  

Per monitorare i progressi, la Commissione effettuerà un riesame completo entro il 2027. Ciò includerà uno studio per comprendere meglio le cause profonde della perdita e dello spreco di cibo nella produzione primaria.

Il riesame esaminerà anche la possibilità di modificare gli obiettivi per il 2030 e di fissare nuovi obiettivi oltre il 2030, che potrebbero estendersi fino al 2035.

La direttiva riveduta impone alla Commissione di adottare norme di attuazione per tenere conto delle variazioni dei flussi turistici nella riduzione degli sprechi alimentari conseguite dagli Stati membri.

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