Nel pomeriggio del 15 novembre 2025, Roma ha ospitato la seconda edizione del Climate Pride, mobilitazione nazionale per il clima che ha riunito oltre 10 mila persone tra associazioni, movimenti, studenti e cittadini. L’evento, organizzato da 82 realtà italiane, si è svolto in parallelo con le proteste mondiali legate alla COP30 di Belém, per chiedere una svolta nelle politiche climatiche e sociali. La parata performativa, partita da Piazzale Aldo Moro e conclusa a Largo Preneste, ha attraversato la città con installazioni simboliche — maschere ispirate alla natura, pale eoliche e un ulivo palestinese — dietro allo striscione “Dall’Amazzonia all’Europa: giustizia climatica planetaria”.
Un messaggio unitario per la transizione
Le organizzazioni aderenti hanno ribadito la necessità di interrompere la dipendenza dai combustibili fossili e ridurre la spesa militare, destinando risorse alla transizione ecologica e alla pace globale. Il documento congiunto ricorda che la crisi climatica è ormai una condizione permanente: gli eventi estremi si moltiplicano e, secondo BloombergNEF, i danni economici hanno raggiunto 1.400 miliardi di dollari nel 2024, dieci volte rispetto al 2000.
L’Europa e le responsabilità globali
La manifestazione ha sollecitato l’Unione Europea a promuovere un accordo vincolante per l’uscita dalle fonti fossili, garantendo al tempo stesso sostegno ai Paesi più vulnerabili. In Italia, le associazioni hanno denunciato la disparità tra l’aumento delle spese militari e la mancanza di investimenti strutturali per la transizione ecologica e la protezione delle comunità colpite da disastri ambientali.
Una rete per il clima e la giustizia sociale
Il Climate Pride rappresenta l’avvio di un percorso di mobilitazione permanente che proseguirà nei prossimi mesi nei territori, con iniziative condivise per la giustizia climatica, la riduzione delle disuguaglianze e l’abbandono delle grandi opere fossili. Tra i promotori figurano Legambiente, Greenpeace Italia, WWF, Fridays For Future Italia, Extinction Rebellion, Arci, CGIL, Oxfam, Marevivo, Libera, Save the Children, Ultima Generazione e numerose reti locali. La giornata ha ribadito che transizione ecologica e giustizia climatica sono due aspetti inseparabili: affrontare la crisi climatica significa ripensare l’economia, le città e i diritti in chiave di sostenibilità, solidarietà e futuro condiviso.











