Comuni Virtuosi: oltre 41 miliardi di contenitori di bevande vengono sprecati in Europa ogni anno

Oltre 41 miliardi di contenitori di bevande tra bottiglie in plastica, vetro e lattine sfuggono al riciclo ogni anno nei 24 paesi dell’UE per finire sprecati in inceneritori e discariche. Dispersi nei centri abitati o in natura possono arrivare attraverso i corsi d’acqua sino ai mari. Il contributo dell’Italia è pari ad oltre 7 miliardi di unità. Articolo di Silvia Ricci (da Comuni Virtuosi)

Si tratta di dati e stime contenute in What We Waste, un rapporto pubblicato ieri dall’ente di ricerca senza scopo di lucro, Reloop Platform e supportato dalla coalizione Break Free From Plastic e Changing Markets Foundation.

Sono tre i messaggi chiave di cui si fa portatore What we Waste, uno studio, unico nel suo genere :

31 miliardi di contenitori tra bottiglie e lattine dei 41 che vengono sprecati (che includono 22 miliardi di bottiglie di plastica) potrebbero invece essere intercettati e riciclati nell’UE se tutti i paesi adottassero sistemi di deposito. Consentendo così a tutti i paesi di raggiungere gli obiettivi della direttiva sulla plastica monouso SUP;
• La quota di mercato del vuoto a rendere è precipitata negli ultimi 20 anni, a livello globale , ma i paesi che hanno sistemi di deposito con quote elevate di vuoto a rendere hanno le migliori prestazioni al mondo in termini di contenitori sprecati;
• I responsabili politici dell’UE hanno un’opportunità unica per ridurre drasticamente l’impatto ambientale dei contenitori per bevande che dovrebbero sfruttare senza indugi.

I dati che emergono indicano chiaramente ai decisori politici e aziendali la strada da percorrere e li invitano a prendere in seria considerazione gli impatti positivi dei sistemi di deposito cauzionali finalizzati al riciclo e al riuso (vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili). Questi sistemi, infatti, permettono di ridurre drasticamente lo spreco di risorse che impatta negativamente sulla crisi climatica e l’inquinamento da plastica. La riduzione degli sprechi riduce anche le emissioni, e anche quelle indirette di scopo 3 che le aziende tendono a non considerare quando si tratta di ridurre la propria quota di emissioni climalteranti. Un fattore chiave con cui fare i conti per tutti i governi che devono impegnarsi anche a rispettare gli impegni sul clima dell’accordo di Parigi. Riempire una bottiglia di vetro una seconda volta riduce l’impatto sul clima del 40% e produrre lattine con alluminio riciclato invece che con materiale vergine significa usare il 95% di energia in meno.

Le politiche di riduzione dei rifiuti e di gestione efficace delle risorse possono e debbono essere implementate immediatamente, e a livello globale, se si vuole trarne in cambio benefici ambientali ed economici già sul breve e medio termine.

L’Italia come meta turistica con i suoi settemila chilometri di coste ha bisogno di affrontare urgentemente il problema della dispersione dei rifiuti plastici nei mari. Secondo l’ultimo rapporto dell’Iucn (International Union for Conservation of Nature, ndr) “The Mediterranean: Mare plasticum” i tre paesi maggiormente responsabili dello sversamento di rifiuti plastici nel mare sono l’Egitto l’Italia e la Turchia. Lo studio dell’IUCN ha stimato che ogni anno nel Mar Mediterraneo vengono scaricate circa 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, (equivalente ad oltre 500 container al giorno) e che senza interventi di grande portata questa situazione continuerà a peggiorare sino a raggiungere le 500.000 tonnellate entro il 2040.

Tassi di intercettazione dei sistemi di deposito

L’incentivo economico abbinato alla restituzione del contenitore da parte del consumatore – che recupera così l’importo della cauzione inclusa nel costo della bevanda – permette di intercettare oltre il 90% dei contenitori immessi al consumo. Se tutti i paesi dell’UE adottassero un sistema di deposito come quelli già operativi in ​​otto Stati membri – tra cui Germania, Finlandia e Lituania – questa mossa ridurrebbe del 75% gli sprechi totali per questo flusso di rifiuto.

Per i 315 milioni di persone che vivono in paesi europei senza sistemi di deposito, lo spreco pro capite di contenitori per bevande è di 126 all’anno, ma per chi ha accesso a un sistema di deposito è di solo 16 unità.

Considerando i 24 paesi europei esaminati sono 39,5 miliardi i contenitori che vengono sprecati nei paesi che non hanno un Deposit Return System (abbreviato DRS) e solamente 2 miliardi in quelli che invece hanno un tale sistema in vigore. Lo spreco relativo all’Italia si attesta su oltre 7 miliardi di contenitori e ne abbiamo parlato in questo articolo.


Gli Stati membri hanno tempo fino al 2029 per arrivare a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica immesse sul mercato in recepimento della direttiva Single Use Plastics SUP. I dati mostrano che se tutti i 24 paesi dell’UE considerati nel rapporto (1) adottassero un sistema di deposito cauzionale, si eviterebbe lo spreco di 22 miliardi di bottiglie in PET, riducendo significativamente la quantità di plastica dispersa nell’ambiente oppure smaltita in discariche e inceneritori. La creazione di flussi di materiale pulito e di qualità che i solamente i sistemi di deposito permettono , consentirà agli Stati membri di raggiungere più facilmente anche l’ulteriore obiettivo della direttiva SUP : produrre entro il 2030 bottiglie di plastica con almeno il 30% di contenuto riciclato.

Clarissa Morawski, CEO di Reloop, ha dichiarato:
I sistemi di deposito in cui il contenitore si recupera per essere riciclato o ricaricato riducono sostanzialmente le quantità di lattine e bottiglie che finiscono sprecate nell’ambiente, in discarica o negli inceneritori. I DRS riducono i costi di raccolta e pulizia ambientale degli enti locali, promuovono l’occupazione nell’economia circolare e riducono le emissioni di CO2. Dal punto di vista del consumatore, l’esperienza è la stessa. Se restituisci una bottiglia vuota, riavrai indietro l’importo del deposito pagato nel momento dell’acquisto della bevanda, indipendentemente dal fatto che il passaggio successivo sia il riempimento o il riciclaggio, senza sprechi e con un impatto ambientale nettamente inferiore .”

Che cosa si trova nel rapporto

Il rapporto ha attinto a 20 anni di dati riferiti a 93 paesi che nel 2019 rappresentavano l’81% della popolazione mondiale che mostrano come, mentre la quota di mercato europea dei ricaricabili – come birra, bibite e bottiglie d’acqua – è crollata dal 47% al 21% in soli vent’anni, nello stesso periodo i contenitori monouso sono aumentati di oltre il 200%. Tuttavia, i paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di dispersione degli imballaggi.
Lo spreco di bottiglie e lattine è infatti sette volte più basso in questi Paesi rispetto a quelli che non hanno sistemi di deposito e di vuoto a rendere. Tra questi paesi, la Germania si distingue come la migliore della categoria, con una quota di ricaricabile del 55% e uno spreco limitato a soli 10 contenitori per persona all’anno. Lo studio richiama altri casi di provato successo come quello lituano. Prima che la Lituania introducesse un sistema di deposito nel 2016 sfuggivano al riciclo 113 contenitori per bevande pro capite, più di uno ogni tre giorni per persona. Nel 2017, dopo un solo anno di funzionamento del sistema, gli sprechi erano scesi drasticamente a soli 14 (appena uno al mese). Se la vicina Polonia, che attualmente spreca 141 contenitori pro capite, adottasse un DRS, lo spreco pro capite scenderebbe a 34 unità, con un risparmio di oltre 4 miliardi tra bottiglie e lattine ogni anno. In Spagna, uno dei paesi con lo spreco di contenitori per bevande tra i più alti , il passaggio a un sistema di deposito significherebbe 128 bottiglie e lattine in meno sprecate a persona.

Il rapporto è accompagnato da un dashboard (in italiano cruscotto) disponibile gratuitamente online che Reloop mette a disposizione dei responsabili politici, aziendali e Ong che consente agli utenti di effettuare simulazioni. Uno strumento particolarmente utile soprattutto nei paesi in cui tali dati non sono disponibili pubblicamente che ci ha permesso di ricavare i dati per l’Italia.

Nelle 28 pagine del rapporto si trova anche una sezione dedicata alla diffusione dei sistemi di vuoto a rendere nei vari paesi. A differenza di quanto non avvenga per i sistemi di DRS i sistemi di vuoto a rendere sono attualmente più diffusi al di fuori dell’Europa. La Germania è l’unico paese europeo tra i primi 10 paesi della classifica mondiale per quota di mercato in vuoto a rendere con Cina continentale (Mainland Cina), Colombia, Brasile, Messico, India e Filippine, Tailandia, Vietnam e Nigeria. Tuttavia anche in questi paesi, nel contesto di aumento delle vendite di bevande in contenitori monouso, il vuoto a rendere ha perso parecchio terreno. Attualmente copre una quota di mercato inferiore rispetto al 1999, con percentuali in calo tra il 16% e il 52% rispetto ai precedente valori che oscillavano dal 40 % al 91 % con una media del 60%. La media attuale è scesa al 29%.

Quali sono i dati e le fonti del rapporto

I dati di vendita riferiti alle bevande immesse al commercio nei 93 paesi oggetto della ricerca sono stati acquistati da Reloop su licenza di Global Data. I termini della licenza non permettono una loro diffusione “tal quale” ma possono essere utilizzati per elaborazioni e comparazioni con altri set di dati come quelli relativi ai tassi di riciclaggio dei vari paesi.

Altra fonte di dati utilizzata nel rapporto e dal dashboard che lo accompagna è il volume “Global deposit book 2020” sempre uscito con Reloop nel 2020.
Questi set di dati rendono possibile esplorare la quota di mercato delle varie tipologie di bevande per materiale e per segmento, alla luce dei cambiamenti intervenuti nel passaggio dal vuoto a rendere al monouso e all’adozione dei sistemi di deposito, ad esempio. Si possono così per ogni singolo paese stimare gli effetti che un aumento della quota di mercato del vuoto a rendere, oppure l’adozione di un DRS e/o una variazione dei tassi di riciclo possono avere sul quadro generale.

Nel periodo coperto dalla disponibilità di questi dati sulle vendite globali di bevande, dal 1999 al 2019, si è verificato un aumento sostanziale dei volumi di bevande vendute.
Se nel 1999 sono stati vendute 685 miliardi di bevande in lattine di metallo, bottiglie di plastica , vetro, o in cartoni questa cifra risulta quasi raddoppiata a 1.300 miliardi nel 2019. Considerando che questo dato non include circa 100 altri paesi e altre metodologie è probabile che il dato globale corrisponda a 2.000 miliardi di vendite di bevande per questo
stesso anno.
I materiali da imballaggio primario coperti dai set di dati valutati nel rapporto sono il vetro , la plastica (PET) delle bottiglie, sia monouso che ricaricabili e acciaio o alluminio (lattine). Sono inclusi anche i dati di vendita relativi a bevande vendute in bottiglie in HDPE (polietilene ad alta densità) e in cartoni di bevande (compresi i cartoni, come Tetra Pak), ma per questi due materiali non sono disponibili nei set di dati i tassi di riciclaggio.

Quanto sono attendibili i dati sui tassi di riciclaggio

Va notato che i tassi di riciclaggio spesso nascondono una mancanza di chiarezza tra i “materiali raccolti” e “materiali riciclati”. L’approccio comune che vige in particolare nei sistemi di raccolta stradali misti per rifiuti riciclabili e non, e infatti quello di considerare il peso dei materiali raccolti per determinare il tasso di riciclaggio. Una metodologia di calcolo altamente imprecisa che non tiene conto dei materiali “contaminanti” dei flussi di raccolta che vengono smaltiti e che rischia di sovrastimare le quantità effettivamente riciclate degli imballaggi, soprattutto nei paesi dove non esiste un sistema di deposito che garantisce dati più accurati.
Questi tassi di riciclaggio poco affidabili verranno ridimensionati quando entrerà in vigore la nuova metodologia europea di misurazione del tasso di riciclo che sposta il punto di misurazione dall’entrata dei materiali in un impianto di riciclo all’uscita, al netto quindi degli scarti e perdite di processo.
E’ prevedibile che ad un tasso di raccolta del PET del 58% corrisponda un tasso di riciclaggio del 42%, mentre per il vetro si traduca in un crollo dal 76% al 66%, questo significa che più di un quarto del peso delle balle di PET raccolte per il riciclaggio sia costituito da scarti. Per l’alluminio la differenza sarà minore: dal 74,5% al ​​69% trattandosi del materiale più facile da recuperare da un flusso di riciclaggio misto e del materiale più pregiato per tonnellata.

I sistemi di deposito garantiscono dati più accurati e attendibili

Inoltre, poiché i DRS richiedono ai produttori e agli importatori di rendere conto di ogni contenitore immesso sul mercato, i paesi con tali sistemi
tenderanno a mostrare vendite più elevate e figure più accurate. Il monitoraggio sui risultati ottenuti dai sistemi cauzionali, come stabilito generalmente dalle leggi che ne regolamentano l’introduzione e il funzionamento nei vari paesi, avviene da parte delle agenzie preposte al controllo da parte dei governi.
Nel complesso – come evidenziano gli autori del rapporto – va considerato che i dati sul riciclaggio tendono ad essere sovrastimati mentre, al contrario, i dati di vendita sono in genere sottostimati. Da qui ne consegue che i dati sugli sprechi reali tenderanno ad essere ben superiori alle stime che è possibile fare sulla base dei set di dati attualmente disponibili. Questa considerazione vale, ovviamente, anche per questo rapporto di cui consigliamo un’attenta lettura.

Silvia Ricci dal sito dell’Associazione Comuni Virtuosi

(1) Trattasi dei dati riferiti a 24 Stati membri che rappresentano il 99,5% della popolazione dell’UE, esclusi Malta, Cipro e Lussemburgo. Anche Islanda e Norvegia, membri dell’EFTA, utilizzano sistemi di deposito cauzionali