Il futuro delle comunità energetiche: intervista a Stefano Monticelli, presidente di Federconsumatori Lazio

Cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese e Terzo settore diventano soci per promuovere l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia rinnovabile. In Italia la legge è cambiata a dicembre 2021, molte esperienze sono pronte a partire ma manca ancora il regolamento di Arera. Federconsumatori Lazio spiega cosa sono e racconta il progetto Comuné - L'energia comune dei comuni

Foto di Ulrike Leone da Pixabay

È un processo ai nastri di partenza quello delle nuove comunità energetiche, rinnovate e potenziate grazie a una nuova normativa, il dl 199 del 2021, approvata a dicembre 2021. Per comprendere cosa sono, come funzionano e quali i possibili scenari futuri, abbiamo intervistato Stefano Monticelli, presidente di Federconsumatori Lazio, associazione promotrice del progetto “Comunè – L’energia comune dei Comuni” e che ha realizzato insieme all’Università di Camerino una pubblicazione dal titolo “La via italiane delle comunità energetiche”, presentata lo scorso 3 marzo a Bruxelles.

Cosa sono le comunità energetiche?

Una comunità energetica è innanzitutto un soggetto giuridico previsto per legge costituito da cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese e Terzo settore che diventano soci per dotarsi insieme di un impianto di energia rinnovabile e promuovere sia l’autoproduzione che l’autoconsumo di energia elettrica verde.

Dal nostro punto di vista, rappresentano il primo mattone necessario per una transizione energetica, oltre che il più semplice e immediato.

Nello specifico, come funzionano e quali sono i principali benefici?

Innanzitutto si parte da un impianto di produzione di energia rinnovabile, molto spesso fotovoltaico ma anche geotermico, eolico, ecc. Colui o coloro i quali lo hanno installato diventano contemporaneamente produttori e consumatori di questa energia, i cosiddetti prosumer. A questo, si aggiungono semplici cittadini o soci della comunità energetica che possono utilizzare l’energia prodotta. Si tratta di un consumo virtuale, in quanto viene aumentato l’autoconsumo dell’energia stessa. In cambio, il Governo ha previsto degli incentivi che durano 20 anni considerando il contributo alla transizione energetica. L’autoproduzione significa che il costo dell’energia elettrica è annullato, almeno fino a quando quell’energia è disponibile.

Le comunità energetiche hanno effetti benefici sull’intera comunità. Innanzitutto perché si agisce concretamente verso un sistema più sostenibile ed ecologico, un percorso quanto mai necessario in questa fase considerando non solo la crisi climatica, ma la difficoltà di approvvigionamento vista la situazione internazionale. Invece di tornare al carbone, questa è una strada che ci renderebbe autosufficienti. Il secondo beneficio per l’intera cittadinanza, riguarda gli incentivi previsti dal Governo. Una parte di questi guadagni, infatti, deve essere destinata alla comunità. Abbiamo seguito alcuni progetti e molto spesso l’orientamento è quello di destinare queste risorse per l’acquisto, ad esempio, di un defibrillatore o di un’ambulanza. Gli incentivi, infatti, sono tutt’altro che trascurabili.

Quante sono le comunità energetiche in Italia?

La normativa è cambiata il 15 dicembre 2021. Precedentemente, si poteva fare riferimento a due direttive europee del 2018 e una legge di recepimento del Milleproroghe nel 2019.

Credo quindi che con le nuove indicazioni ancora non ce ne siano, sono tutte in fase di costituzione perché per rendere il quadro completo stiamo aspettando l’approvazione del regolamento di Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente e del Gse, Gestore dei servizi elettrici.

Noi stessi come Federconsumatori Lazio abbiamo iniziato a costituirne alcune ma siamo in attesa di questo ultimo tassello per poterne definire quantità e valore. La nuova normativa, infatti, rende le comunità energetiche 2.0 in quanto ne espande la grandezza e la diffusione sul territorio. Con la precedente normativa c’erano diversi limiti in termini di dimensione e territorialità e questo le rendeva delle esperienze direi quasi “testimoniali”. Se ne contano circa una trentina in tutt’Italia. Oggi si sta avviando un nuovo processo che subirà dal mio punto di vista un’importante accelerazione perché la norma consente di fare molto di più. Basti pensare che ogni impianto può arrivare fino a un megawatt, il che significa l’energia prodotta per circa 400 famiglie, appetibili quindi per i Comuni e per la piccola e media impresa, che ha tutto da guadagnare dalla riduzione del costo dell’energia.

“Comuné – L’energia comune dei comuni” è un’esperienza di comunità energetica proposta da Federconsumatori Lazio in alcuni comuni della Regione Lazio. Com’è nata e come funziona?

Comuné è un’iniziativa che nasce in occasione del convegno “Energia in comune” (ndr qui il link per saperne di più Energia in comune) realizzato insieme a insieme a Forum Terzo settore Lazio a Roma lo scorso 21 giugno in cui è stata presentata una ricerca frutto di un progetto internazionale coordinato dall’Università di Camerino che coinvolge 46 università in 13 paesi europei. Il progetto ha portato alla pubblicazione di un libro, “La via italiana alle comunità energetiche” redatto proprio da Federconsumatori Lazio insieme all’Università di Camerino presentato lo scorso 3 marzo in occasione di un convegno a Bruxelles.  

Sul territorio abbiamo realizzato diversi progetti e una decina di questi sono pronti per partire in alcuni Comuni del Lazio, primo tra tutti Monterotondo, ma aspettiamo anche su questo il regolamento di Arera. In particolare a Monterotondo l’iniziativa promossa dallo stesso Comune ruota intorno ad alcuni impianti che si devono realizzare su un palazzetto dello sport, su uno stadio e su una scuola. È stata fatta un’analisi per capire i consumi ma siamo andati avanti anche sugli aspetti burocratici, come la definizione dello statuto.