Cooling for all. Quale politica del fresco?

C'è da auspicare che l'ondata di caldo di questi giorni (appena successivi alla metà luglio 2023) porti a risvegliare la consapevolezza sia a lungo che a breve termine, e anche ad accelerare alcune soluzioni. Anni fa scrivevamo elogi dei ventilatori, che consumano drasticamente meno dei condizionatori, oltre a costare pochissimo. Ma ora è inevitabile concentrare l'attenzione ambientalista sui condizionatori, molto spesso inevitabili, affinché non aggiungano emissioni serra, come medicine che peggiorano la malattia

“Cooling for all, cooling equity”. Vedo che il tema e la parola d’ordine circolano nella rete. Il problema di proteggersi dal caldo sta diventando più importante di quello di proteggersi dal freddo, come non era mai accaduto nella storia del genere umano. In una delle statistiche riportate in questi testi si dice che sarebbero attualmente attivi nel mondo 3 miliardi e mezzo di impianti di raffrescamento (sommando tipi diversi) ma di questo passo cresceranno a 14 miliardi nel 2050. Quando in questi giorni di caldo estivo prendo tram importanti a Torino come il 4 mi accorgo subito dell’aria condizionata. Lo stacco con la sensazione termica delle nostre case e delle nostre strade è netto.

Mi guardo attorno: i mezzi pubblici, in particolare a Torino, sono usati soprattutto da anziani, da giovanissimi, da gente povera, da madri immigrate coi bambini. Tutta gente che a casa l’aria condizionata non ce l’ha. Mi viene da immaginare che in giornate più afose, qualcuno rimanga sul tram a fare avanti e indietro solo per godersi il refrigerio. Non sono riuscito a trovare una statistica attendibile su quanti hanno l’aria condizionata in casa. Nel giugno dell’anno scorso, 2022, l’Istat ha diffuso una sua stima secondo la quale il 48,8% delle famiglie italiane “dispone di un sistema di condizionamento” ma guardandomi attorno, almeno a Torino, potrebbe essere un po’ esagerata. In ogni caso significa che almeno in una abitazione su due non c’è, mentre in quasi tutte le case c’è un qualche sistema di riscaldamento.

Cooling for all, giustizia climatica: manca. A New York, riporta Green America, il 50% dei morti per il caldo sono neri, ma i neri sono solo il 25% della popolazione. Una stima socioeconomica analoga non è disponibile per l’ Italia. Ma sappiamo che l’anno scorso, 2022, le ondate di calore hanno provocato in Europa 61.672 morti in più rispetto alla media delle estati precedenti (tra il 30 maggio e il 4 settembre) e che il paese dove la strage è stata maggiore è stata l’ Italia. Certo come per lo smog, ma anche come per il Covid, nella maggior parte dei casi il caldo è stato un co-fattore, ha stroncato persone già anziane e fragili. Ma oltre 18 mila morti in più in tre mesi in Italia non è un problema trascurabile.

E’ dalla choccante estate del 2003 che ci sono piani di prevenzione e di emergenza caldo, e non bastano. C’è da auspicare che l’ondata di caldo di questi giorni (appena successivi alla metà luglio 2023) porti a risvegliare la consapevolezza sia a lungo che a breve termine, e anche ad accelerare alcune soluzioni. Anni fa scrivevamo elogi dei ventilatori, che consumano drasticamente meno dei condizionatori, oltre a costare pochissimo. Ma ora è inevitabile concentrare l’attenzione ambientalista sui condizionatori, molto spesso inevitabili, affinché non aggiungano emissioni serra, come medicine che peggiorano la malattia.