Caro energia e Comuni, meno luce e riscaldamento. In quali città si comincia

Il tema della riduzione dei consumi di riscaldamento e illuminazione non è più confinato ad alcuni appelli, o alle decisioni di qualche piccolo comune. Roma e Torino ad esempio hanno annunciato i primi passi, complice è stata anche la giornata M'illumino di meno. Tuttavia l'illuminazione pubblica rimane un tabù. Ma forse con il caro-energia si metterà in discussione non solo gli orari della illuminazione monumentale, ma anche di quella stradale

Sul finire della seconda settimana di marzo si sono annunciate alcune novità. Il tema della riduzione dei consumi di riscaldamento e illuminazione non è più confinato ad alcuni appelli, o alle decisioni di qualche piccolo comune. La Giunta Comunale di Roma e il Sindaco di Torino hanno annunciato i primi passi. Complice è stata anche la giornata 11 marzo, nuova edizione della ormai storica M’illumino di meno, giornata per il risparmio energetico che ha visto tra le altre cose lo spegnimento per alcune ore di Palazzo Chigi, Palazzo Madama (il Senato) e Fontana di Trevi.  A Torino la prima disposizione è stata quella di abbassare a 18 gradi il riscaldamento negli uffici comunali. A Roma si attendono precisazioni.

Fonti giornalistiche avevano previsto una iniziativa governativa sul tema illuminazione. Invece è uscita una intervista sorprendente a Roberto Cingolani. Il ministro “della Transizione” ha detto che non c’è bisogno di rinunciare a riscaldamento e illuminazione perché in realtà non c’è nessun calo nella disponibilità di gas e petrolio. E i rincari spaventosi delle bollette e dei carburanti? Per il ministro sono il frutto di psicosi e soprattutto di speculazioni. Superprofitti privati. Probabilmente queste dichiarazioni fanno parte di una iniziativa sul piano europeo per porre un tetto ai prezzi. Ma intanto il caro bollette esiste, e la necessità storica, comunque, di uscire dall’era dei combustibili fossili… anche. 

Tornando a ciò che i Comuni possono decidere, si tratta, al di là di ogni visione o non visione ecologista, di contenere un aumento di decine di milioni di spese per l’energia nel bilancio comunale. Almeno un raddoppio. Non si può pensare di addebitare completamente allo Stato, cioè alla fiscalità generale questi impegni comunali. Anche se non sono state annunciate ancora disposizioni sulla illuminazione monumentale, abbiamo constatato di persona a Torino l’anticipazione dell’orario di alcuni spegnimenti. La voce principale è il riscaldamento. L’illuminazione pubblica però è un tabù. Ma forse con il caro-energia si metterà in discussione non solo gli orari della illuminazione monumentale, ma anche di quella stradale. Si pensi non solo alle città ma ai piccoli comuni che illuminano tutta la notte strade di frazioncine deserte.