Diesel Euro 5 liberi di circolare: arriva il decreto del Governo che punta fino al 2030

Giovedì 7 settembre arriva il decreto del governo per rimandare il blocco dei diesel Euro 5 in Piemonte e di conseguenza in tutta Italia. Lo aveva anticipato martedì La Stampa, lo hanno confermato mercoledì in un question time alla Camera il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e poi quello all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin

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Giovedì 7 settembre arriva il decreto del governo per rimandare il blocco dei diesel Euro 5 in Piemonte e di conseguenza in tutta Italia. Lo aveva anticipato martedì La Stampa, lo hanno confermato mercoledì in un question time alla Camera il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e poi quello all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.

Il Consiglio dei Ministri è convocato a mezzogiorno e mezza. Varerà un provvedimento valido almeno fino al 2025, anche se indiscrezioni parlano di deroghe fino al 2030, almeno per alcune categorie di veicoli e lavoratori come ad esempio gli autotrasportatori. Il principio seguito, sostiene La Stampa, sarebbe quello di non puntare tutto sul blocco dei diesel per limitare l’inquinamento, ma anche su altre misure, visto che l’Europa ha indicato un obiettivo per il taglio delle emissioni ma non ha imposto vincoli strumentali per raggiungerlo.

Si parla di incentivi per la rottamazione delle auto più vecchie, trasporti pubblici green, taglio di Co2, azoto e altre emissioni derivanti dall’edilizia, forestazione e varie misure finanziate dal Pnrr.

Come spiega il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, in Italia il traffico è la prima sorgente di ossidi di azoto in tutti i contesti: nazionale, regionale o urbano. Se in Italia, secondo ISPRA (Informative Inventory Report 2019), il settore trasporti rappresenta il 46%  delle emissioni di NOx, nel bacino padano (secondo i dati del progetto Life PREPAIR) il contributo sale al 50%, fino (secondo i dati di INEMAR) al 54% in Lombardia ed al 70% nella città di Milano.

La valutazione dell’impatto del traffico sul particolato è più complicata. Il PM10, come il PM2.5, è infatti in parte emesso in atmosfera già sottoforma di particelle (il cosiddetto “PM10 primario”), ma si forma anche in atmosfera (“PM10 secondario”) a partire da altre sostane quali – tra l’altro – gli ossidi di azoto e l’ammoniaca (quest’ultima, almeno nel bacino padano, in gran parte di origine agricola e zootecnica). La prima fonte del PM10 primario in Italia, così come nel bacino padano e in Lombardia, risulta essere la combustione della legna. Nelle città però, con una minore presenza degli apparecchi a legna e una maggiore densità di traffico, il contributo principale ritorna a essere il settore trasporti su strada che, ad esempio, a Milano è responsabile del 45% delle emissioni di PM10 primario.

“Resta molto fermo l’impegno del governo e dell’Italia a tutela dell’ambiente – ha dichiarato alla Camera il ministro Adolfo Urso – Gli interventi e le misure in parte già attuati hanno consentito di ottenere risultati significativi nella qualità dell’aria. Occorre proseguire con un approccio in grado di tenere conto delle trasformazioni in atto e della stringente regolamentazione europea, senza ricorrere a soluzioni estemporanee che rischierebbero di indebolire il settore”.