Dl Semplificazioni, i contenuti della bozza che preoccupano gli ambientalisti

Il testo, che dovrebbe essere adottato dal Consiglio dei Ministri presumibilmente la prossima settimana, introduce delle disposizioni che hanno l’obiettivo di attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza entro il 2026, ma c'è già chi critica fortemente la bozza

Italian Prime Minister Mario Draghi at the lower Chamber of Deputies for a confidence vote on his new government, Rome, Italy, 18 February 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Nella bozza del cosiddetto Dl Semplificazioni che da qualche giorno circola in rete, ci sono alcune delle novità in materia ambientale che preoccupano ambientalisti e addetti ai lavori. Il testo che dovrebbe essere adottato dal Consiglio dei Ministri presumibilmente la prossima settimana, introduce delle disposizioni che hanno l’obiettivo di attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza entro il 2026, ma c’è già chi critica fortemente la bozza, come il coordinamento FREE per le rinnovabili che dice: “Non ci siamo. Si complicano anche le, poche, cose che erano semplici. Con questa logica non si rispetteranno gli obbiettivi climatici che sono stati definiti dall’Unione Europea e si fa un pessimo servizio al sistema paese, anche alla luce della Transizione Ecologica. La prima cosa che balza agli occhi è l’incoerenza del decreto rispetto al Pnrr”.

Decisamente negativo anche il giudizio di FacciamoECO, componente politica ambientalista alla Camera dei Deputati, che allarga il discorso anche alla sicurezza, minacciata dalle nuove liberalizzazioni all’orizzonte: “Le misure nelle bozze del decreto semplificazioni ci fanno tornare indietro di decenni su qualità delle opere, tutele e sicurezza sul lavoro e rendono più facili le infiltrazioni della criminalità organizzata”.

Di seguito i contenuti principali della bozza del Dl in campo ambientale.

Iniziamo con i cosiddetti decreti “end of waste” che nel rispetto di determinati requisiti e condizioni consentono ai materiali ottenuti da un processo di trattamento e recupero di perdere la qualifica di rifiuto e di essere immessi nuovamente nel processo produttivo. Il nuovo decreto introduce una novità anche nell’ambito delle autorizzazioni per il recupero dei materiali “caso per caso”, di cui tanto si era discusso e che sono state affidate alle regioni. Con la nuova norma, nel tentativo di garantire una certa uniformità a livello nazionale, le autorizzazioni dovranno essere rilasciate dopo il parere dell’Ispra o delle Arpa territoriali e nel caso in cui gli organi regionali competenti volessero discostarsene dovranno dare puntuale motivazione.

Un’altra disposizione prevista dal Dl semplificazioni e che dovrebbe alimentare il paradigma dell’economia circolare, esclude le ceneri vulcaniche dalla disciplina dei rifiuti, ma solo se sono riutilizzate “in sostituzione di materie prime all’interno di cicli produttivi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana”. Novità in arrivo anche nelle operazioni per la preparazione al riutilizzo di prodotti diventati rifiuti che potranno essere avviate dopo la verifica e il controllo dei requisiti da parte delle città metropolitane. Negli impianti in cui sarà sostituito il combustibile tradizionale con il CSS (combustibile solido secondario) sarà necessario solo aggiornare il titolo autorizzativo se non c’è un incremento della capacità produttiva autorizzata.

Verrà inoltre sostituito anche l’Elenco europeo dei rifiuti con i codici differenziati per tipologia. 

Termini ridotti invece per lo svolgimento del dibattito pubblico se i progetti da realizzare rientrano nel PNRR. Il ricorso al dibattito esclude invece l’inchiesta pubblica.  

Le semplificazioni riguardano anche gli impianti da fonti rinnovabili che potranno essere installati, senza autorizzazione paesaggistica, in aree idonee precedentemente individuate dalle Regioni.