Edifici green, i punti chiave della nuova direttiva Ue

La nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd) sta per raggiungere il traguardo finale, con il voto della commissione Energia del Parlamento Ue previsto per il 24 gennaio. Il Consiglio europeo aveva già trovato a ottobre 2022 l'accordo per il provvedimento che

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La nuova direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (Epbd, Energy performance of buildings directive) sta per raggiungere il traguardo intermedio, con il voto della commissione Energia del Parlamento Ue previsto per il 24 gennaio. Il provvedimento dovrebbe poi essere approvato con il voto finale a Strasburgo a marzo.

Il Consiglio Ue aveva raggiunto un accordo sul testo lo scorso ottobre 2022, rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea del dicembre 2021.

La direttiva Epbd rientra nel pacchetto Fit for 55 per ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 a livello Ue, rispetto ai valori del 1990. Tra i vari punti del provvedimento sono stati fissati i nuovi standard minimi di efficienza energetica degli edifici.

Nella direttiva non sono state inserite indicazioni su eventuali sanzioni per chi non si adeguerà, che spettano ai singoli Stati membri.

Di seguito i punti chiave che dovrebbero essere definiti in sede di negoziato:

  • Nuovi edifici: in linea generale, dal 2030 questi dovranno essere a emissioni zero, il termine per i nuovi edifici pubblici è invece fissato al 2028
  • Edifici non residenziali esistenti: sul consumo di energia primaria saranno fissate soglie minime di rendimento energetico. L’obiettivo è una riduzione del 15% del consumo di energia primaria entro il 2030 e del 25% entro il 2034. Percentuali che saranno calcolate sul consumo energetico del parco immobiliare nazionale al 1° gennaio 2020
  • Edifici residenziali esistenti: in questo caso gli standard minimi sono basati considerando una progressiva ristrutturazione per il raggiungimento delle zero emissioni entro il 2050 dell’intero parco edilizio

Come previsto nel testo, sono inoltre stati fissati dei traguardi intermedi che prevedono di portare almeno in classe energetica E tutti gli edifici entro il 2030 e in classe D entro il 2033.

All’interno della direttiva sono state però inserite delle eccezioni, come:

  • Edifici storici
  • Luoghi di culto
  • Case indipendenti fino a 50 m²
  • Seconde case abitate meno di 4 mesi all’anno

Inoltre, saranno aggiornati gli attestati di prestazione energetica, Ape, con l’introduzione della nuova categoria “A0”. Questa indicherà gli edifici a zero emissioni. Gli Stati membri potranno inoltre decidere la categoria “A+” per indicare tutti gli edifici che, oltre a non produrre emissioni, contribuiscono ad alimentare la rete energetica grazie alla loro produzione di energia rinnovabile. Al momento la scala della certificazione energetica va da G, il valore più basso, ad A.

Come riportato da ENEA nel Rapporto Annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici 2022, in Italia, sono circa il 60% gli edifici che si trovano nelle classi più energivore, ovvero F e G. Allo stato attuale saranno quindi numerosi gli edifici che dovranno essere sottoposti a lavori di riqualificazione energetica per poter rispettare le indicazioni della direttiva.

Sul fronte produzione di energia, nel testo sono state inserite le indicazioni per i progetti degli edifici di nuova costruzione. Questi, infatti, dovranno prevedere l’installazione di impianti solari. Nel dettaglio:

  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie utile superiore a 250 metri quadrati
  • entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti, sottoposti a una ristrutturazione importante o profonda, con una superficie utile superiore a 400 metri quadrati
  • entro il 31 dicembre 2029, su tutti gli edifici residenziali di nuova costruzione