Il Parlamento europeo ha approvato due provvedimenti sull’economia circolare: uno contro lo spreco alimentare e tessile e uno sulla progettazione e lo smaltimento dei veicoli. “Nonostante i progressi, le misure adottate non risolvono le criticità strutturali”, avverte l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB).
Veicoli: le lobby frenano l’ambizione
Gli eurodeputati hanno votato per unificare due vecchie direttive in un nuovo regolamento sui requisiti di circolarità per la progettazione e gestione dei veicoli a fine vita. Tuttavia, secondo l’EEB, il Parlamento ha indebolito la proposta originaria della Commissione, cedendo alle pressioni dell’industria automobilistica: il testo approvato non affronta l’uso eccessivo di materiali, ignora la necessità di auto più piccole e meno numerose, privilegia il riciclo rispetto a durabilità e riuso e non prevede responsabilità per i veicoli esportati fuori dall’Ue.
“Il problema di fondo è l’aumento costante di numero e dimensioni delle auto – spiega Fynn Hauschke dell’EEB – Senza affrontare questa tendenza e senza imporre veicoli più durevoli e riparabili, non ci sarà una reale svolta verso la sostenibilità.”
Ora iniziano i negoziati con gli Stati membri per definire il testo finale.
Spreco alimentare e tessile: obiettivi vincolanti, ma modesti
Il Parlamento ha approvato anche la revisione della Direttiva sui rifiuti, fissando per la prima volta obiettivi vincolanti per ridurre lo spreco alimentare entro il 2030:
- -10% per la trasformazione e produzione alimentare
- -30% pro capite per vendita al dettaglio, ristorazione e famiglie
Per i tessili, introdotti obblighi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR): entro maggio 2028 i marchi dovranno finanziare raccolta, selezione e riciclo dei capi post-consumo.
Secondo l’EEB, però, i tempi sono troppo lunghi e rischiano di ritardare il supporto a comuni e settore dell’usato. Emily Macintosh, esperta di tessili dell’EEB, avverte:
“Servono EPR ambiziosi che sostengano i comuni e aiutino Paesi come Ghana e Kenya, travolti dagli scarti tessili europei. È anche ora di penalizzare chi produce troppo, alla radice del problema.”
Gli Stati membri avranno 20 mesi per recepire la Direttiva nei propri ordinamenti.











