Fast Fashion, il Parlamento europeo ha votato: “l’industria della moda deve rispettare l’ambiente”

"L'industria tessile deve cambiare". È questo ciò che si evince dal voto del Parlamento europeo contro il fast fashion che ha visto 600 deputati a favore di una nuova regolamentazione dei prodotti tessili che tuteli e rispetti l'ambiente. L'European Environmental Bureau, oltre a riproporre alcune proposte, ha riportato anche le parole di Valeria Botta, Head of Nature Protection and Restoration di ECOS: "Ora spetta alla Commissione europea seguire le grandi ambizioni del Parlamento e fissare obiettivi di riduzione vincolanti per l'impronta materiale e di consumo dell'UE"

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“L’industria della moda deve trasformare le sue pratiche dannose e rispettare i diritti sociali e l’ambiente”. Questo il messaggio inequivocabile che secondo l’EEB emerge dal voto che mercoledì 31 maggio il Parlamento Europeo ha espresso sulla posizione della Commissione UE in merito ad una strategia per un settore tessile sostenibile e circolare.

Scrive EEB: “Una maggioranza di 600 eurodeputati di tutti i gruppi politici ha votato a favore della posizione della commissione per l’ambiente per affrontare l’impatto negativo e in gran parte non regolamentato dell’industria della moda. Ora deve seguire la legislazione per affrontare il problema principale del settore: la sovrapproduzione alle stelle di prodotti tessili”.

Emily Macintosh, Senior Policy Officer for Textiles presso l’EEB, ha dichiarato:
“I deputati di tutto lo spettro politico hanno chiesto tempo alla sovrapproduzione di tessuti chiedendo un’azione per prevenire i rifiuti tessili. Ora abbiamo bisogno che la Commissione risponda con un forte piano per la gestione e la riduzione dei crescenti livelli di indumenti abbandonati nell’UE. Le aziende devono pagare per i rifiuti tessili che creano, in particolare per finanziare l’onere della gestione dei rifiuti sostenuto da paesi come il Ghana e il Kenya che ricevono quantità ingestibili di vestiti di seconda mano esportati dall’Europa”.

Valeria Botta, Head of Nature Protection and Restoration di ECOS ha dichiarato:
“Il messaggio del Parlamento europeo è forte e chiaro: l’industria tessile deve cambiare. Deve rispettare i diritti sociali e ambientali. Il rapporto ha evidenziato l’assurdità di distruggere beni invenduti e inutilizzati. Questa pratica non etica deve essere vietata il prima possibile per tutti i prodotti: tessuti, abbigliamento, calzature ed elettronica. Ci congratuliamo con gli eurodeputati per aver sostenuto lo sviluppo di requisiti orizzontali di progettazione ecocompatibile per i tessuti prima di concentrarsi sui singoli prodotti. Ora spetta alla Commissione europea seguire le grandi ambizioni del Parlamento e fissare obiettivi di riduzione vincolanti per l’impronta materiale e di consumo dell’UE”.

Le proposte di EEB, inoltre, restano le stesse già delineate un anno fa::

  • Nessun mercato per i peggiori prodotti tessili, per cui andrebbero fissati dei requisiti minimi su come tali prodotti vengono progettati
  • Rivedere i volumi di produzione
  • Divieto di distruzione delle merci invendute
  • I produttori devono essere responsabili dei prodotti di scarto
  • Assicurare trasparenza e tracciabilità
  • Le aziende extra UE non devono essere messe in condizione di eludere le nuove regole
  • Contrastare il greenwashing del settore tessile