Incendi nel settore rifiuti. ISPRA: nel 2020 casi in diminuzione rispetto all’anno precedente

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha audito oggi i rappresentanti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA)

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha audito oggi i rappresentanti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).

Gli auditi hanno fornito alcuni dati sugli incendi nel settore rifiuti. Nel 2020 il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) è intervenuto in 47 casi, concentrati in particolare in Lombardia, Veneto, Campania, Emilia Romagna, Calabria e Umbria. Tale dato risulta in diminuzione rispetto al 2019.

Riguardo ai controlli in un’ottica di prevenzione, ISPRA ha programmato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente lo svolgimento di 350 controlli annuali aggiuntivi in impianti a che presentano maggiori criticità. Nel 2020 l’attenzione si è focalizzata su impianti che effettuano attività di stoccaggio e messa in riserva, trattamento dei veicoli fuori uso e trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Secondo quanto riferito, dai controlli è emerso che meno della metà degli impianti operano in totale conformità con la normativa. Gli auditi hanno dichiarato che sono emerse irregolarità sia amministrative, relative per esempio alla non corretta tenuta dei registri di carico e scarico, sia penali, connesse in particolare alla non corretta tenuta delle aree di stoccaggio. Gli auditi hanno inoltre fornito dati sui controlli effettuati negli impianti che svolgono operazioni di “end of waste”: in questo caso, secondo quanto riferito, i controlli hanno interessato la metà degli impianti per i quali le autorità competenti hanno comunicato a ISPRA le autorizzazioni, rilevando in linea di massima il rispetto delle normative nel processo di trattamento per la cessazione della qualifica di rifiuto, con alcune criticità connesse ad aspetti non chiariti dalle autorizzazioni.

Più in generale, secondo i dati riferiti, nel 2019 SNPA ha effettuato 1.883 ispezioni di impianti operanti in regime di autorizzazione integrata ambientale (Aia), controllando un terzo degli impianti (complessivamente 6.384). Sono state inoltre effettuate 147 ispezioni in impianti a rischio di incidente rilevante, controllando anche in questo caso circa un terzo degli stabilimenti attivi (497). Sono state inoltre effettuate ispezioni straordinarie: tre in impianti in Aia, otto in impianti a rischio di incidente rilevante, 389 in impianti di trattamento rifiuti operanti in regime di autorizzazione semplificata o regionale.

Gli auditi hanno inoltre riferito in merito ad alcuni provvedimenti mancanti che potrebbero incidere positivamente anche sull’efficacia delle attività di prevenzione messe in campo da SNPA, consentendo tra le altre cose di elaborare una strategia nazionale al riguardo. In particolare, secondo quanto riferito, risultano in attesa di emanazione il regolamento sugli ispettori ambientali e il decreto sui Livelli essenziali delle prestazioni ambientali (LEPTA), che consentirebbe una maggiore omogeneizzazione delle attività delle ARPA sul territorio nazionale.

Dall’audizione è inoltre emersa l’intenzione di ISPRA di integrare i criteri considerati per la pianificazione delle attività di controllo, integrando i parametri ambientali con altri di carattere gestionale e legato ai titolari degli impianti. In tale ottica, secondo quanto riferito, ISPRA sta anche intensificando la collaborazione con le forze di polizia per razionalizzare i controlli.

«Il processo di transizione ecologica e l’apertura di nuovi impianti nel settore dell’economia circolare renderà necessari nuovi pareri e controlli, per i quali SNPA dovrà essere dotato di risorse adeguate. Vorrei inoltre sottolineare l’importanza di andare verso una sempre maggiore uniformità delle attività delle ARPA, anche attraverso l’atteso decreto sui Livelli essenziali delle prestazioni ambientali», dichiara il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli.