Prosegue l’iter autorizzativo per la realizzazione dell’inceneritore di Roma, il maxi impianto voluto dal sindaco e commissario Roberto Gualtieri. RenewRome S.r.l., la società incaricata della realizzazione e gestione del polo, ha inviato alla Regione Lazio una serie di chiarimenti richiesti nell’ambito del procedimento PAUR, il Permesso Autorizzatorio Unico Regionale necessario per avviare opere con impatto ambientale significativo.
La Regione aveva chiesto integrazioni su: il funzionamento dell’impianto di cattura della CO₂, i quantitativi di rifiuti che entreranno nel termovalorizzatore e la gestione delle fasi di manutenzione straordinaria dell’impianto.
Un impianto di cattura CO₂ non “sperimentale”
Uno dei dubbi sollevati riguardava la natura dell’impianto destinato a catturare la CO₂ prodotta dal termovalorizzatore. RenewRome ha chiarito che non si tratta di un’opera sperimentale.
L’infrastruttura è progettata per catturare fino a 400 tonnellate di CO₂ l’anno, ma nella fase iniziale l’operatività sarà limitata a circa 40 tonnellate.
Fino a 800 mila tonnellate di rifiuti l’anno
La Regione chiedeva anche la definizione esatta dei tipi di rifiuti e delle quantità massime che l’impianto potrà trattare. RenewRome ha confermato che il termovalorizzatore potrà ricevere:
- fino a 800 mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati l’anno.
- fino a 206 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi simili agli urbani, come scarti plastici, frazioni non compostate e materiali misti provenienti da impianti di trattamento.
Il nodo R1/D10: cosa succede quando la turbina si ferma
Uno dei punti più tecnici riguarda la distinzione tra le attività R1 (recupero energetico) e D10 (smaltimento senza produzione di energia). Normalmente – spiega la società – brucerà rifiuti producendo energia elettrica: R1.
Durante le manutenzioni, l’impianto continuerà a bruciare rifiuti, ma non produrrà energia. In queste fasi l’attività sarà classificata come D10.
RenewRome ha spiegato che questi periodi saranno rari, programmati e comunicati tempestivamente alla Regione e ai conferitori di rifiuti. La società ha chiesto che tali scenari siano formalmente autorizzati nel PAUR, per garantire continuità al servizio pubblico di trattamento dei rifiuti anche durante le manutenzioni o in caso di guasti improvvisi.
Rete Tutela Roma Sud: “Integrazioni insufficienti”
Rete Tutela Roma Sud critica le integrazioni al progetto. Il comitato sostiene che la documentazione “non soddisfa le richieste degli enti” e che “manca la Valutazione di Impatto Sanitario”, sollecitata dal Dipartimento Epidemiologico della Regione Lazio e dalla ASL Roma 6.
Secondo l’associazione, dalle integrazioni emergerebbe la possibilità che l’impianto possa trattare “fino a 800.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati”, un valore superiore alle 600.000 tonnellate precedentemente indicate. Il comitato chiede chiarimenti anche sul sistema di captazione della CO₂, osservando che la capacità operativa è stata fissata a “40 tonnellate annue, contro una potenzialità tecnica di 400”.
Rete Tutela Roma Sud solleva inoltre dubbi sulla scelta di utilizzare “quattro pozzi esistenti anziché realizzarne due nuovi”, ritenendo necessario un esame specifico degli effetti sulla falda.
Nella conclusione della nota, il comitato afferma che “la trasparenza del procedimento deve essere garantita” e chiede una risposta “rapida e puntuale” da parte della Regione Lazio.











