Inceneritore Roma, le associazioni chiedono all’Antitrust di vigilare sulla trasparenza del bando di gara

Dopo l'annuncio delle scorse settimane, Rete Tutela Roma Sud scrive all'Antitrust per chiedere di vigilare sulle modalità della gara e se le interlocuzioni in corso: "Abbiano apportato modifiche sostanziali, comprese le esigenze e i requisiti definiti nella procedura selettiva del progetto di fattibilità e che non si rischi di falsare la concorrenza o creare discriminazioni, precludendo la partecipazione di altre imprese". Tra le altre cose, la Rete chiede anche più trasparenza dal momento che: "Ancora non si sa se il trasporto ferroviario sia possibile, dove verrebbe presa l'acqua necessaria, se le aziende agricole del IX municipio avranno delle limitazioni, come avviene nel resto d'Europa vicino agli inceneritori"

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Credit foto: Rete Tutela Roma Sud

Dopo l’appello al Consiglio di Stato, Rete Tutela Roma Sud aveva annunciato che avrebbe scritto all’Antitrust per chiedere maggiore trasparenza all’amministrazione capitolina dato che, secondo il cronoprogramma pubblicato dal Campidoglio in merito alla realizzazione dell’inceneritore di Romail bando di gara per l’avvio dei lavori sarebbe dovuto essere già stato pubblicato ad agosto.

In una nota ricevuta da Rete Tutela Roma Sud, si legge che lo scorso 4 ottobre il legale rappresentante della Rete Marco Alteri ha inviato la suddetta richiesta all’Antitrust.

“Il mega bruciatore costerà di più e cambierà anche la modalità di gara. Caro Gualtieri, la Rete Tutela Roma Sud chiede trasparenza e Roma pulita davvero. Per questo ci rivolgiamo all’Antitrust. A seguito della notizia sull’incremento dei costi previsti per l’inceneritore e sulla modifica della gara, ribadiamo la necessità di valutare attentamente le alternative migliori.
Il piano B esiste ed è gratis per i romani. Non solo si potrebbe fare una raccolta differenziata spinta, che eliminerebbe la vera causa del degrado, i cassonetti stradali, ma anche vederne compensati i costi dalla vendita delle materie prime raccolte”, scrive nella nota Rete Tutela Roma Sud.

“Inoltre – continua la rete – esistono tecnologie innovative, come quella di una società italiana che, tra l’altro, ha vinto un bando europeo che finanzia con 194 mln di euro un impianto pilota da 200.000 tonnellate, da realizzare proprio a Roma, in grado di smaltire rifiuti non riciclabili senza produrre un danno significativo all’ambiente.
Ma il Commissario Straordinario Gualtieri non le considera, lui guarda al passato e ci porta indietro di 30 anni, con la Capitale sporca ed una tariffa TARI che per i romani sarà ancora più pesante. Ancora non sappiamo se il trasporto ferroviario sia possibile, dove verrebbe presa l’acqua necessaria, se le aziende agricole del IX municipio avranno delle limitazioni, come avviene nel resto d’Europa vicino agli inceneritori, però Gualtieri continua a dichiarare di voler andare avanti, costringendoci a presentare un esposto alle Autorità Anticorruzione e Antitrust in cui denunciamo il trasferimento del rischio dell’inceneritore sui cittadini e possibili illeciti antitrust”.

Il 7 ottobre, poi, saremo in corteo a Roma con associazioni, sindacati, movimenti, comitati ecc… per “La Via Maestra”, perché la tutela dell’ambiente e della salute, costituzionalmente garantite, siano realtà. L’appuntamento è alle12:45 in piazza dei Partigiani dove ci uniremo allo spezzone della Rete dei Numeri Pari”, ha concluso la nota di Rete Tutela Roma Sud.

L’appello all’Antitrust

Nella segnalazione di potenziali anomalie sulla gara dell’inceneritore di Roma Capitale, il legale di Rete Tutela Roma Sud si è riferito principalmente: “All’avviso Pubblico Esplorativo per la ricerca di operatori economici interessati alla presentazione di proposte di project financing per l’affidamento della concessione del polo impiantistico (…) finalizzate all’individuazione del promotore. Alla scadenza dell’Avviso Pubblico Esplorativo è pervenuta un’unica proposta da parte di una partecipata della stessa stazione appaltante, Acea Ambiente, in associazione temporanea con Hitachi Zosen Inova, Vianini Lavori e Suez”.

“In data 21 settembre 2023 – continua la missiva – da notizie stampa ho appreso che sarebbero in corso interlocuzioni tra l’amministrazione di Roma Capitale e la suddetta ATI per ottenere “una riduzione della tariffa di conferimento e un miglioramento degli aspetti tecnici dell’investimento” e contemporaneamente “un incremento di risorse pubbliche per il progetto, rispetto ai 700 milioni di euro stimati all’inizio“. Il progetto di fattibilità dovrebbe essere stato ritenuto idoneo dalla Commissione Giudicatrice ed essere posto a base di gara. Si chiede di verificare se le suddette interlocuzioni abbiano apportato modifiche sostanziali, comprese le esigenze e i requisiti definiti nella procedura selettiva del progetto di fattibilità e che non si rischi di falsare la concorrenza o creare discriminazioni, precludendo la partecipazione di altre imprese“.

In più, il legale ha chiesto all’Antitrust di verificare se: “La mancanza di informazioni sull’approvvigionamento idrico dell’impianto abbia precluso a terzi oltre che ad Acea la possibilità di partecipare. Infatti, l’area individuata per la realizzazione è sottoposta a specifica tutela dalla DGR 445/2009 – Provvedimenti per la Tutela dei Laghi Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani. Inoltre, la fornitura di acqua potabile è stata negata negli ultimi 30 anni ai quartieri limitrofi: Borgo Sorano (Roma), Villaggio Ardeatino (Ardea), Monachelle (Pomezia)”.

Questa richiesta, stando alla segnalazione all’Antitrust, viene fatta poiché: “Per l’impianto è essenziale la disponibilità di grandi quantità d’acqua e Acea, nella qualità di gestore del servizio idrico integrato, rappresenta l’unico detentore delle informazioni sulla gestione delle fonti di approvvigionamento idrico”.