L’Italia resta avanguardia in Europa nell’economia circolare, dal riciclo dei rifiuti all’impiego di materie seconde nell’industria manifatturiera, mentre arretra pesantemente nei ritmi e nell’efficacia della transizione energetica dai fossili alle rinnovabili. La sintesi di queste due opposte dinamiche non è brillante: rispetto allo scorso anno, il Paese retrocede dal terzo al quinto posto, soltanto tre anni fa era primo. Quest’anno il podio vede al primo posto la Danimarca, seguita da Austria e Olanda, quarta la Svezia. Si fa ancora un po’ meglio della media Ue, ma il trend italiano è scoraggiante.
Questa in sintesi la fotografia contenuta nel Rapporto “Circonomia 2025”, curato da Duccio Bianchi dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia ed elaborato come ogni anno nel quadro del Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica. Il Rapporto è stato presentato a Rimini, a Ecomondo, il 4 novembre presso lo stand del Conai, il Consorzio per il recupero degli imballaggi.
La classifica proposta nel Rapporto si basa su 21 indicatori, suddivisi in tre categorie: impatto sull’uso delle risorse (consumi pro-capite di materia e di energia, emissioni climalteranti), efficienza d’uso delle risorse (consumi di materia e di energia, emissioni climalteranti e produzione di rifiuti per unità di Pil), capacità di risposta (tassi di riciclo e d’impiego di materie seconde). Gli indicatori sono stati normalizzati (min-max scaling) su un intervallo 0-1 e sono equipesati nell’indice generale; nel loro insieme, i 21 indicatori-chiave restituiscono una fotografia attendibile dello stato di circolarità e di transizione ecologica dei vari Paesi dell’Unione europea.
In termini di prestazioni assolute, è da rimarcare come a livello europeo, per il terzo anno consecutivo, quasi tutti gli indicatori mostrino un miglioramento (o quanto meno una stazionarietà) verso la decarbonizzazione e la circolarità.
L’arretramento dell’Italia è coerente con l’ulteriore “retrocessione” dal terzo al quinto posto. L’evoluzione positiva che aveva portato l’Italia tra i leader di circolarità e transizione ecologica sembra ormai essersi interrotta. Già nel 2021 e nel 2022 l’Italia ha fatto registrare progressi inferiori alla media europea e a quelli di altri leader della conversione energetica, pur mantenendo invece buone prestazioni negli indicatori di riciclo e circolarità. Questa tendenza si è mantenuta anche nel 2023 (e tutti i dati disponibili suggeriscono che sarà così anche nel 2024 e 2025).
Tra il 2023 e il 2022 i progressi dell’Italia sono stati inferiori alla media europea in termini di consumo energetico procapite e per unità di Pil e anche più marcata è la minore riduzione del consumo di fonti fossili. Solo un terzo rispetto alla media europea è stata la crescita della quota di rinnovabili sui consumi energetici ed è impressionante il fatto che la quota di elettricità da solare e vento fosse nel 2014 più alta in Italia che nella media europea (13,6% vs 11,2%) mentre nel 2024 è ben più bassa della media europea (21,9% vs 28,7%).
L’Italia è uno dei pochi casi in Europa dove nel 2023 aumentano le emissioni di CO2 (già superiori alla media europea) dalle nuove auto immatricolate.
Anche in termini di riciclo e di circolarità di materia (pur partendo da valori molto elevati) l’andamento dell’Italia è stato in termini assoluti peggiore della media europea.
Si tratta ormai di una tendenza consolidata. Negli ultimi 10 anni i miglioramenti dell’Italia sui vari indicatori è stato uno dei più bassi in Europa.
Come detto, l’eccellenza italiana resiste solo nel campo del passaggio da economia lineare a economia circolare, cioè negli indicatori relativi al consumo procapite e per unità di Pil di materia, all’impiego di materia seconda, al tasso di riciclo del totale dei rifiuti e dei rifiuti urbani, alla quota di valore aggiunto da economia circolare. Qui presentiamo sempre una delle cinque migliori prestazioni europee, posizionandoci complessivamente al secondo posto assoluto preceduti solo dall’Olanda. È evidente che questo “successo” italiano ormai consolidato dipende in larga misura dagli ottimi risultati nella raccolta e nel riciclo dei rifiuti conseguiti grazie al sistema dei Consorzi di filiera, a cominciare dai Consorzi che operano nel settore degli imballaggi. Tra questi Cial (alluminio), Ricrea (acciaio) e Biorepack (bioplastica compostabile), partner da sempre del Festival dell’economia circolare. La “nuova frontiera” è poi quella costituita dal recupero dei Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) e dei materiali preziosi in essi contenuti, di cui si occupa il Consorzio Erion Weee.
In conclusione, l’Italia conferma un notevole “talento” nella trasformazione in senso “green” della propria economia, come dimostrano i primati nell’economia circolare, e invece arranca nel processo di decarbonizzazione indispensabile per fronteggiare la crisi climatica. Questo non è solo, per il nostro Paese, un problema ambientale, ma un’occasione che rischiamo di perdere per il futuro: “La transizione ecologica – così Francesco Ferrante ed Emanuela Rosio, organizzatori del Festival– è necessaria per impedire il collasso climatico ma se bene governata e orientata è anche una straordinaria occasione che può consentire all’Italia e all’Europa di affermare una leadership economica e tecnologica in un processo globale già in piena corsa, che sta ridisegnando gli assetti del mondo economico di oggi e di domani”.
			










