“La nostra rabbia è energia rinnovabile”, lo sciopero per il clima di Fridays For Future a Roma

Sono state circa quattromila le persone che hanno partecipato al corteo di Roma per lo sciopero del clima di venerdì 3 marzo organizzato da Fridays for future. Tra le rivendicazioni principali: la ridistribuzione degli extra profitti delle aziende fossili, una rete energetica più diffusa e irrobustita dalle comunità energetiche e il diritto a respirare aria salubre soprattutto nelle grandi città.

credit foto: Emanuele Akira Genovese - Ufficio stampa FFF Nazionale

Il corteo di Fridays for future a Roma è partito alle ore 09:30 dalla centralissima Piazza della Repubblica ed è terminato a Porta San Giovanni. Sono state circa 4.000 le persone che si sono unite lungo le strade della Capitale per partecipare allo sciopero globale per il clima. “Meno della media, ma comprensibile dato l’alto numero di manifestazioni avvenute a Roma nei giorni scorsi”, ci racconta Emanuele Akira Genovese dell’Ufficio Stampa di Fridays for future nazionale presente oggi nel corteo romano.

A partire dallo slogan della manifestazione “La nostra rabbia è energia rinnovabile”, sono state 3 le rivendicazioni principali della manifestazione. Dalla richiesta di ridistribuzione degli extra profitti di aziende fossili come ENI alla ridistribuzione dei fondi per rendere la rete energetica più diffusa e robusta dal punto di vista ingegneristico, nonché contraddistinta da più comunità energetiche possibili (poiché in grado di coprire il fabbisogno energetico di circa il 50%), il corteo ha anche rivendicato il diritto a respirare aria salubre soprattutto nelle grandi città. Per questo Fridays for future chiede più trasporti pubblici sostenibili e che venga approvata la legge sul “consumo di suolo zero” per rispettare determinati criteri minimi di aree verdi nelle città.

Per dare voce a queste rivendicazioni il corteo ha compiuto due importanti azioni simboliche. La prima è stata la realizzazione della sagoma del logo di Eni, poi imbrattata con le impronte delle mani dei manifestanti per porre l’accento sull’impatto di Eni a livello internazionale. La seconda azione è stata un Die-in per dare voce ai tantissimi morti silenziosi a causa dell’inquinamento a cui non viene dato il risalto mediatico giusto. Di fatto, tutto il corteo si è steso a terra in loro nome.

Non sono mancati interventi di associazioni e comitati locali tra cui, reCommon che ha parlato dell’importanza di dimezzare il gas fossile perché nemico del clima, Crocevia per dare voce anche durante questo evento alle contadine e ai contadini come fa nei vari summit internazionali e Non una di meno che darà continuità al corteo del 3 marzo con la manifestazione che si terrà l’8 marzo. Tra i comitati e i collettivi non sono mancati i lavoratori della fabbrica occupata GKN per la quale si richiede da tempo una riconversione sostenibile per la salute e l’ambiente, ma anche realtà locali come il comitato SNIA, Parco energia e Torre spaccata.