Il Consiglio Comunale di Albano Laziale ha approvato una delibera con cui prende posizione sull’archiviazione dell’area di salvaguardia del Campo Pozzi Laurentino, decisa dalla Regione Lazio. Secondo quanto si legge sulla mozione, il Consiglio solleva inoltre una questione di possibile “conflitto di interessi da parte di Acea, gestore del servizio idrico e al contempo aggiudicatario della realizzazione di un impianto ad alto consumo idrico” – l’inceneritore – proprio nell’area interessata dalla presenza di inquinanti di origine industriale nel sottosuolo.
Alla base della richiesta, il Comune segnala le rilevazioni effettuate nel tempo da ARPA Lazio e ASL, che hanno evidenziato la presenza di composti organici di origine industriale nell’area del campo pozzi. Tali elementi rafforzano, secondo l’amministrazione, la necessità di un intervento di bonifica ai sensi della legge regionale 13/2019, che disciplina le modalità per il risanamento dei siti contaminati.
Oltre alla bonifica, la mozione sollecita la revoca in autotutela dell’archiviazione dell’area di salvaguardia, adottata con Determina n. G03472 del 20 marzo 2025. Il Consiglio comunale ha inoltre deliberato di richiedere alla Città Metropolitana il ripristino della tutela del Campo Pozzi Laurentino e della conseguente inidoneità dell’area per impianti di smaltimento rifiuti, come stabilito nella mappa approvata con determina CM n. 2449 del 14 luglio 2021. Tale mappa includeva anche il terreno dove è attualmente previsto l’impianto di incenerimento.
Infine, la delibera conferisce mandato al sindaco Massimiliano Borrelli affinché, nella prossima conferenza dei sindaci, si opponga alla proposta di delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento idrico come richiesto da Acea.
La richiesta si inserisce in un contesto più ampio di attenzione verso la qualità delle acque sotterranee e la tutela delle risorse idriche, già oggetto di interventi con l’installazione di potabilizzatori nei campi pozzi Laurentino e Pescarella nel 2017 e nel 2021. A questo si aggiunge la situazione delle aree limitrofe, come Santa Palomba (località scelta per l’inceneritore da 600.000 tonnellate), Ardea e Pomezia, dove parte della popolazione si approvvigiona tramite pozzi privati.
Il commento di Rete Tutela Roma Sud
“Come è possibile che un procedimento lungo 13 anni sia stato archiviato in appena 9 giorni sulla base di una proposta di delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento fatta dalla stessa Acea?”, scrive in una nota Rete Tutela Roma Sud.
“La doppia veste dell’ACEA – prosegue la Rete -, come gestore del servizio idrico e di soggetto incaricato della realizzazione di un impianto insalubre, crea una situazione in cui gli obiettivi aziendali potrebbero prevalere sulle necessità di protezione ambientale e di tutela della salute pubblica”.
“Non è possibile evitare di salvaguardare e bonificare la falda per consentire la realizzazione del termovalorizzatore, pertanto, auspichiamo che il Comune di Albano non sia lasciato solo in questa battaglia di legalità”, conclude Rete Tutela Roma Sud.