“Agosto Salvacibo” va sui giornali a Torino. Testi e nostra nota

Siamo molto grati alle redazioni torinesi del Corriere della Sera e de la Stampa, e in particolare a Pierfrancesco Caracciolo e a Ludovica Lopetti, per avere dato spazio alle attività che abbiamo chiamato Agosto Salvacibo della nostra associazione Eco dalle Città. Gli articoli sono usciti il 19 agosto. Contemporaneamente grazie a Giole Urso Torino Today ha rilanciato online i nostri appuntamenti per il recupero dell'ortofrutta. Per l'occasione, facciamo qualche precisazione sulla complessità della nostra realtà organizzativa ed economica

Non è molto frequente che i giornali raccontino storie positive, cose che vanno bene. Soprattutto non è frequente che lo facciano quando non c’è la novità assoluta, la “notiziona” che spacca, quando si tratta di raccontare qualcosa nella sua evoluzione. Per questo siamo molto grati alle redazioni torinesi del Corriere della Sera e de la Stampa, e in particolare a Pierfrancesco Caracciolo e a Ludovica Lopetti, per avere dato spazio alle attività che abbiamo chiamato “Agosto Salvacibo” della nostra associazione Eco dalle Città. Gli articoli sono usciti il 19 agosto. Contemporaneamente grazie a Giole Urso Torino Today ha rilanciato online i nostri appuntamenti per il recupero dell’ortofrutta.

Il Corriere di Torino

«Contrastare la povertà forse è un’ambizione più grande di noi, ma almeno proviamo a evitare che del cibo ancora buono venga buttato». Parole di Omar Silla, responsabile del progetto Sentinelle Salvacibo, un’iniziativa dell’associazione Eco dalle Città che dal 2016 a Torino ha salvato dal macero decine di tonnellate di cibo invenduto. La stima non è azzardata: ogni giorno, infatti, lo staff dell’associazione fa il giro dei mercati rionali, da Porta Palazzo a corso Cincinnato, dove recupera frutta e verdura ancora buone ma che non possono più essere vendute per via di bozzi, piccole scalfitture o bruciature. «A volte basta che il colore non sia uniforme e il prodotto viene scartato e buttato nell’organico», spiega Silla. Una piaga che non riguarda soltanto i mercati rionali, ma tutta la filiera dell’ortofrutta, dai produttori ai distributori, e che assume proporzioni allarmanti nella Grande Distribuzione (secondo un report Reduce del 2019 ogni punto vendita in media svalorizza 43 tonnellate di cibo all’anno). Durante la pandemia l’associazione ha esteso la raccolta anche ai grossisti di frutta e verdura, che donavano le eccedenze o la merce esteticamente «non conforme» destinata a essere scartata prima di raggiungere gli scaffali.

Con la canicola del primo pomeriggio, anche in pieno agosto gli addetti intorno alle 14 allestiscono un banco al centro di piazza della Repubblica, dal lato ortofrutta, e vanno a caccia di cassette da usare come paniere per i prodotti da distribuire. Lo stand si mimetizza con gli altri, con l’unica differenza che qui il cibo è gratis. «Prodotti da distribuire ce ne sono comunque, ma stanno diminuendo i banchi questo mese. Altri andranno via prima di ferragosto», prosegue Silla armato di ramazza per pulire via gli avanzi. In estate, specie quelle bollenti degli ultimi anni, il rischio di buttare via tonnellate di cibo ancora adatto al consumo è più alto che nelle altre stagioni. Anche se gli espositori sono di meno, perciò, la disponibilità di prodotti è maggiore. «La maggior parte degli ambulanti qui non hanno i magazzini e le celle frigorifere per conservare i prodotti. Caricano la roba e la lasciano tutta la notte dentro i furgoni, perciò in 2 o 3 giorni al massimo va a male tutto», spiega. Negli anni hanno reso più sensibili allo spreco anche gli ambulanti, che ora affidano l’invenduto a loro prima di buttarlo nell’immondizia. Alle 14.30 si forma la fila e parte la distribuzione. Chi ha preso il numero con un’ora d’anticipo ha la priorità, ma se resta cibo viene donato anche a chi è senza biglietto, perché magari passava per caso o non conosce ancora le regole. In fila ci sono italiani, stranieri, giovani e anziani. «A noi anziani dispiace buttare tutta questa roba. Questi pomodori li uso per fare la salsa, sono ancora buoni», spiega Maria, 93 anni, che tutti chiamano per nome perché è un’habitué. Gli altri sono giovani lavoratori che caricano sulla bici ceste di uva, pesche e pomodori, ma anche disoccupati e casalinghe. «Io frequento il banco da 3 o 4 mesi dopo che me ne ha parlato un’amica, vengo un paio di volte a settimana — racconta Carmela Berneri, una trentenne argentina —. Visto che sono senza lavoro, sono ben felice di risparmiare denaro facendo qualcosa di virtuoso».

Le motivazioni sono varie e si confondono l’una con l’altra. Per tanti da qualche tempo la sensibilità ecologista passa in secondo piano. «Ultimamente vedo tante nuove persone, vengono solo a quest’ora. Alcuni vedono il banco e si avvicinano, chiedono informazioni timidamente. Anche prima le persone venivano, ma ora certamente hanno più bisogno», ragiona il capo-staff che, come gran parte dei suoi colleghi, è un richiedente asilo. Una volta finita la distribuzione, gli addetti passano di banco in banco per la raccolta dei rifiuti organici, l’attività con cui è partito il progetto nel 2016. Prima di diventare «salvacibo», infatti le sentinelle si occupavano di garantire un corretto stoccaggio degli scarti di frutta e verdura nell’ambito del progetto RePoPP, in collaborazione con Amiat, il Gruppo Iren e Novamont e sotto il cappello dell’assessorato all’Ambiente. «Non possiamo lasciare scoperto Porta Palazzo: rimaniamo tutta l’estate perché la solidarietà non si ferma», assicura Silla. E così lo spreco.

La Stampa

La nostra realtà organizzativa ed economica ha una sua complessità che possiamo descrivere in qualche frase. Facciamo chiarezza sulla questione del volontariato. Ci sono “Sentinelle Salvacibo” volontarie, ma soprattutto al sabato e sono solo una parte, importante ma relativa, delle nostre “squadre”. Per la maggior parte le Sentinelle Salvacibo sono migranti (richiedenti asilo o asilanti o già passati al permesso di lavoro), in parte invece italiane/i e sono tutti regolarmente retribuiti, come dipendenti, o tirocinanti, o collaboratori. Dato l’orario ristretto delle attività di recupero possibili, si tratta di part-time. Questa realtà lavorativa è unica al mondo finora( per quello che ne sappiamo) per quanto riguarda il recupero di cibo ai mercati rionali.

Con la stessa “forza lavoro”, oltre ai mercati del progetto Repopp, facciamo anche la Carovana Salvacibo e la Cucina Salvacibo. Il sostegno fondamentale a tutto ciò viene dal Comune di Torino, dall’ Assessorato all’Ambiente ma anche dall’Assessorato ai Servizi Sociali (bandi e progetti Pis). L’aspetto particolare lavorativo dell’ Agosto Salvacibo è che abbiamo organizzato i turni e razionalizzato le ferie in modo da non interrompere mai, anzi caso mai di rafforzare un po’, il lavoro ad agosto. Una precisazione: per quanto riguarda Porta Palazzo Omar Sillah non è IL responsabile del progetto, ma uno dei coordinatori. Ci fa però molto piacere che agli occhi della giornalista sia apparso come “il capo”. Omar Sillah, gambiano, è con noi dal 2016, è stato il primo contratto a tempo indeterminato ed il primo a prendere la maturità (quest’anno) alla scuola serale. E’, tra le altre cose, l’insostituibile portavoce degli Ecomori alle iniziative per il clima.