Piano Sociale Clima, le associazioni: il governo Meloni rischia di perdere un’occasione

In occasione dell’avvio della terza fase della consultazione pubblica sul Piano Sociale per il Clima (PSC), undici organizzazioni e associazioni hanno presentato un documento congiunto con osservazioni puntuali e proposte di miglioramento alle misure contenute nel piano. Secondo loro il documento dell'esecutivo rischia di essere un’occasione persa perché manca d’impatto e di coerenza, presenta una visione non chiara e non è frutto di un percorso partecipativo

Le principali associazioni e organizzazioni ambientaliste e sociali italiane avvertono che il Piano Sociale per il Clima (PSC) del governo Meloni rischia di essere “un’occasione persa” perché manca d’impatto e di coerenza, presenta una visione non chiara e non è frutto di un percorso partecipativo.

In occasione dell’avvio della terza fase della consultazione pubblica sul PSC, undici organizzazioni e reti – Forum Disuguaglianze e Diversità, Legambiente, WWF, Transport & Environment, Caritas Italiana, Clean Cities Campaign, CNCA, Greenpeace, Kyoto Club, MIRA Network e Nuove Ri-Generazioni – hanno presentato un documento congiunto con osservazioni puntuali e proposte di miglioramento alle misure contenute nel Piano.

Il Piano Sociale per il Clima, lo ricordiamo, si inserisce nel quadro del Regolamento (UE) 2023/955, che ha istituito il Fondo Sociale per il Clima, nato per accompagnare i cittadini più vulnerabili nella transizione energetica e attutire l’impatto del nuovo sistema europeo di scambio delle emissioni, l’ETS2, previsto dal 2027 al 2032 nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”. Ogni Stato membro deve definire un proprio Piano Sociale per il Clima, coerente con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Le organizzazioni sottolineano che nel PSC italiano manca un’analisi di impatto sociale del sistema ETS2 sui soggetti vulnerabili, nonché la mancanza di una strategia complessiva e di coerenza tra le misure proposte. Queste lacune rischiano di compromettere l’efficacia del piano e di minare il raggiungimento degli obiettivi climatici e sociali dichiarati.

Le organizzazioni segnalano, inoltre, gravi mancanze nel processo partecipativo, avviato in tempi ristretti e senza che sia stata data la possibilità di un confronto strutturato e approfondito. La consultazione è stata infatti avviata con grave ritardo, a ridosso delle scadenze comunitarie e non è stata fornita un’adeguata cornice analitica, riducendo così l’efficacia del coinvolgimento della società civile. Queste carenze hanno prodotto, secondo le organizzazioni, una bozza di piano frammentaria, non all’altezza delle reali necessità e complessità sociali e territoriali che dovrebbe affrontare e che rischia di sprecare le opportunità offerte dal Fondo sociale per il clima, voluto dalla Ue.

Le proposte delle organizzazioni si sono concentrate, quindi, su alcune misure chiave nei settori dell’edilizia e dei trasporti. In particolare viene richiesto il rafforzamento delle misure di riqualificazione energetica degli edifici anche attraverso un innalzamento degli obiettivi minimi di efficienza, coerentemente con le misure previste con gli obiettivi della decarbonizzazione e una maggiore efficacia nella tutela delle fasce vulnerabili. Per le microimprese vulnerabili viene richiesta una revisione dei criteri di accesso, ritenuti imprecisi, e una maggiore efficacia nel perseguimento degli obbiettivi di decarbonizzazione mentre sul reddito energetico si richiede l’integrazione, tra le misure proposte, di sistemi di accumulo e l’estensione agli affittuari tra i destinatari dell’intervento.

Un’altra importante misura su cui intervengono le organizzazioni è quella del TED (il tutor per l’energia domestica che dovrebbe aiutare le famiglie vulnerabili a gestire l’impatto dei costi energetici) che sconta, nella formulazione attuale del Piano, di una impostazione eccessivamente tecnico-professionale, che andrebbe invece radicata nei territori di intervento, coinvolgendo le realtà istituzionali e sociali esistenti. Infine nel settore trasporti, viene richiesta una revisione dei bonus per veicoli nuovi e usati, con maggiore attenzione verso i vulnerabili e alle caratteristiche territoriali e un rafforzamento della misura per il trasporto integrato attraverso un migliore coordinamento e una pianificazione efficace.

Le organizzazioni auspicano quindi che la consultazione prosegua con un reale percorso di co-progettazione, volto a costruire politiche pubbliche strutturali e inclusive. Solo così sarà possibile garantire una transizione ecologica giusta, capace di ridurre le disuguaglianze e di proteggere le fasce più fragili della popolazione.

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