Piatti leggeri di plastica tornano sugli scaffali: sembrano monouso ma sarebbero “riutilizzabili e riciclabili”

Una clamorosa breccia nella SUP a un anno e mezzo dallo stop ai piatti di plastica? Ne aveva già parlato Eco dalle Città alcuni mesi fa a proposito della produzione di una ditta che era in crisi proprio a causa della SUP. Quelli erano prodotti nel tradizionale PE, mentre questi che abbiamo trovato ora sono in polipropilene. Si tratta di leggerissimi piatti bianchi che si presentano con definizioni nuove e impegnative: non solo riciclabili ma riutilizzabili. Adatti al micro-onde, testati per 20 lavaggi in lavastoviglie. E naturalmente compatibili con gli alimenti e con l'ambiente. Un ritorno pronto a far discutere

Poco dopo il secondo anniversario della piena entrata in vigore della direttiva SUP (single use plastics) che bandiva l’uso di piatti e posate in plastica monouso, ecco affacciarsi sul mercato una novità (o una riproposizione? questo è il problema, questa è la notizia) che a prima vista sembra identica ai piatti fatti uscire dal mercato. Solo che questa volta i leggerissimi piatti bianchi si presentano con definizioni nuove e impegnative: non solo riciclabili ma riutilizzabili. Adatti al micro-onde, testati per 20 lavaggi in lavastoviglie. E naturalmente compatibili con gli alimenti e con l’ambiente.

Ne aveva già parlato Eco dalle Città alcuni mesi fa, in un articolo di Lorenzo Fanoli, a proposito della produzione di una ditta che per altro era in crisi proprio a causa della SUP. Quelli erano prodotti nel tradizionale PE, mentre questi che abbiamo trovato ora all’inizio di giugno sono in polipropilene.


Vale la pena di raccontare come ci siamo imbattuti in questa nuova realtà. Non via internet, come ormai accade per la maggior parte delle cose. Nella nostra quotidiana presenza al mercato di Porta Palazzo a Torino abbiamo notato che si vendevano piatti di questo genere, coperti come al solito da “cellophane” trasparente. Il prezzo di vendita era due euro, il quantitativo non precisato, ma a contarli erano una ventina. Dalle iscrizioni varie il nome rintracciato era quello di una ditta albanese. Mentre ci stavamo ponendo il problema se pagano o no il contributo ambientale, e quali siano le regole d’importazione, abbiamo trovato in Internet una “signora produzione” italiana. Si chiamano Ripiatti: “Solo con Ripiatti riduci gli sprechi e rispetti la natura!”

Questa non è una presenza più o meno informale su piatti del mercato. Vengono venduti on line e sono presenti sui banchi di un grande supermercato. Siamo andati a vedere la collocazione: in mezzo ai piatti simili, dichiaratamente usa e getta, di carta o di bioplastica, ecco i Ripiatti di plastica ma che si presentano riutilizzabili. Il prezzo è ovviamente più basso, ma non di molto. 12 centesimi al pezzo ( confezione di 25) per un piatto fondo, confrontati con 12 centesimo di un piatto piano di carta e con i 20 centesimi di un piatto piano di bioplastica compostabile. Non c’è nessuna pubblicità per sottolineare la maggiore convenienza economica dei ” Ripiatti”. L’impressione è che si introducano ( o meglio reintroducano) a piccoli passi nel mercato, pronti a sfidare tutti i mercati europei.

In Italia e riguardo all’ Italia c’erano state polemiche e discussioni per la esenzione dei piatti monouso compostabili dai divieti. La Direttiva Europa puntava a escludere tutti i monouso, si discuteva e discute sulle eccezioni. Ma l’apparazione di questi Ripiatti spiazza la situazione. Ai sensi della direttiva Sup e delle leggi di applicazione sembra che siano ammissibili. Probabilmente si è raggiunto questo risultato aumentando solamente un pochino (forse non percepibile al tatto e alla vista) lo spessore dei manufatti. La discussione è aperta. E’ la plastica usa e getta che uscita dalla porta torna dalla finestra con nuovo nome? O è una scoperta di buon senso che consente di conciliare diverse esigenze e criteri? Raccogliamo approfondimenti e pareri.