Costretti a raccogliere gli scarti per mangiare?

Questo il titolo che il giornale Qui Cronaca ha dato ad un reportage dalla piazza di Porta Palazzo e il nostro progetto Repopp. E' giusto che la varietà degli utenti della nostra distribuzione al mercato susciti l'attenzione di un giornale, e sono autentiche e interessanti le testimonianze, ma "costretti a raccogliere gli scarti per mangiare" è un'espressione forzata che non rispecchia la realtà

Ma se uno va al mercato a prendere frutta e verdura recuperate perchè invendute è un povero costretto a fare un gesto poco dignitoso? Il progetto Repopp, che portiamo avanti con il Comune di Torino al mercato di Porta Palazzo, con Iren e Novamont in altri cinque mercati, cerca proprio di dare una risposta dignitosa e organizzata alla questione. Ci torniamo in occasione del titolo che il giornale Qui Cronaca ha dato a un reportage dalla piazza. E’ giusto che la varietà degli utenti della nostra distribuzione al mercato susciti l’attenzione di un giornale, e sono autentiche e interessanti le testimonianze.

Ma “costretti a raccogliere gli scarti per mangiare” è un’espressione forzata che non rispecchia la realtà. Negli utenti delle nostre distribuzioni al mercato c’è sicuramente la spinta derivante da condizioni di basso reddito, e da conseguenti difficoltà ad acquistare il cibo. Ma c’è anche una predisposizione psicologica e culturale al risparmio, e addirittura la passione per il recupero che contrasta lo spreco. (Esistono in tutte le città grandi e ricche del mondo i freegans, in genere giovani, che cercando sistematicamente di nutrirsi gratis, cioè recuperando gli “scarti”, con una ideologia ambientalista.) 

Non ci si dovrebbe stupire che laddove si offrano dei beni gratuitamente ci sia chi li prende. Caso mai si dovrebbe notare di più l’altro lato della medaglia, e cioè che ci siano in tutti punti della catena di distribuzione alimentare degli sprechi evidenti. Che si possono eliminare o ridurre solo con nuove iniziative, e cambiando anche atteggiamento culturale.