“Positiva” la differenziata. Togliere assurde norme anticovid sui rifiuti

Paolo Hutter (Eco dalle Città): “In nome dell'economia circolare e dei principi di ragionevolezza, Governo e Regioni cancellino disposizioni inapplicabili e chiariscano che la gestione dei rifiuti segue le sue regole”

“A partire da una segnalazione in Facebook di una residente in un comune di Monza Brianza abbiamo voluto verificare se persistono le disposizioni contro la raccolta differenziata dei rifiuti dei positivi al Covid. Ci siamo trovati di fronte a un doppio paradosso. Nessuno ne ha più parlato ufficialmente, non viene propagandato né richiesto ai positivi – né tanto meno a coloro che sono isolati per cautela – che raccolgano indifferenziatamente i loro rifiuti. Infatti si trattava di una precauzione assolutamente spropositata ed esagerata, basata su mere supposizioni, che era emersa durante il primo lockdown. Ma interpellato in proposito dalla nostra redazione, l’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito di non aver mai ritirato questa raccomandazione. E soprattutto questa disposizione, presente nei primi dpcm e in ordinanze regionali, non è mai stata cancellata.

Potenzialmente assisteremmo a un calo notevole della raccolta differenziata. Le persone che devono stare in isolamento domiciliare in Italia sono milioni, e destinate ad aumentare. Non c’è bisogno di aumentare i problemi con una inutile, quasi superstiziosa, fobia della raccolta differenziata. E viceversa, non c’è bisogno di alimentare la diffidenza verso le norme, che devono essere chiare attendibili rispettabili e rispettate. In nome dell’economia circolare e dei principi di ragionevolezza, il Governo e le Regioni cancellino disposizioni inapplicabili – e per fortuna largamente inapplicate e dimenticate- e chiariscano che la gestione dei rifiuti segue le sue regole”. Queste le parole di Paolo Hutter, Presidente dell’Associazione Eco dalle Città APS.

La veloce diffusione della variante Omicron e l’ultima ondata della variante Delta del Coronavirus rischiano di paralizzare l’Italia. A dirlo sono autorevoli fonti del Governo (come il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri) e medici come Nino Cartabellotta (presidente della fondazione GIMBE). Per questo il 29 dicembre il Comitato Tecnico Scientifico si riunirà per decidere se modificare la durata della quarantena.

Se da un lato scienziati e politici tenteranno di trovare una soluzione per evitare che milioni di italiani si ritrovino bloccati in casa (le stime peggiori per il prossimo mese di gennaio parlano di 1 milioni di contagiati con 10 milioni di italiani in quarantena) con l’aumento dei contagi da Covid torna dirompente la questione della gestione dei rifiuti prodotti in casa dai positivi e da tutti coloro che sono in quarantena obbligatoria.

La fase emergenziale non è finita e quindi a normare il destino di questi rifiuti restano i DPCM del 26 aprile 2020 e del 17 maggio 2020, per i quali l’Istituto Superiore di Sanità aveva messo a punto un documento “Indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2”, la cui ultima versione è quella del 31 maggio 2020.

Nel documento redatto dal Gruppo di Lavoro ISS Ambiente-Rifiuti COVID-19 vengono descritte le modalità operative per la gestione dei rifiuti urbani extraospedalieri nelle abitazioni su tutto il territorio nazionale e vengono date anche raccomandazioni per gli operatori e per le aziende del settore di raccolta, smaltimento e trattamento rifiuti.

In estrema sintesi tutti i cittadini positivi e sottoposti alla quarantena obbligatoria non devono fare la raccolta differenziata ma sono obbligati a conferire tutti i loro rifiuti nei contenitori dell’indifferenziata. Una indicazione che nei primi mesi dell’emergenza avevo visto nascere in giro per l’Italia servizi dedicati da parte delle aziende di gestione rifiuti. Man mano che la situazione epidemiologica si evolveva, questi servizi sono stati abbandonati anche in virtù del fatto che ad oggi non ci sono evidenze scientifiche di contagio attraverso il contatto con materiali (come riportato anche nel documento dello stesso ISS di fine maggio 2020).

Una scelta, quella delle aziende, che ha salvato la raccolta differenziata in Italia evitando di bloccare le filiere del riciclo e del recupero di materia ma che in uno scenario futuro (che in potenza prevede fino a 10 milioni di italiani che teoricamente potrebbero essere in isolamento e quindi non dovrebbero fare la raccolta differenziata) rischia di mettere in crisi tutto il sistema di gestione dei rifiuti urbani italiano.

L’auspicio è che nella riunione di oggi mercoledì 29 dicembre il CTS si esprima per l’eliminazione del divieto di fare la raccolta differenziata per i cittadini in quarantena, o che comunque le autorità provvedano a fugare i dubbi.