Produzione e inquinamento da plastica in crescita: i rischi sanitari sotto esame

Uno studio pubblicato su The Lancet evidenzia l’impatto crescente della plastica sulla salute umana e ambientale. La produzione globale ha raggiunto 460 milioni di tonnellate l’anno, destinata a triplicare entro il 2060. L’inquinamento interessa tutti gli ecosistemi e riguarda in particolare le microplastiche, associate a effetti nocivi soprattutto su neonati e bambini. A Ginevra si apre la fase decisiva dei negoziati ONU per un trattato internazionale contro l’inquinamento plastico

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La plastica rappresenta un rischio crescente per la salute umana e ambientale. È quanto emerge da un’analisi pubblicata su The Lancet, rivista medica internazionale, che descrive l’espansione della produzione e dell’inquinamento da plastica come una crisi globale sottostimata.

Dalla metà del secolo scorso, la produzione di plastica è aumentata di circa 200 volte, raggiungendo 460 milioni di tonnellate all’anno, con proiezioni verso un miliardo entro il 2060. Il dato si inserisce in un contesto in cui solo il 10% della plastica prodotta viene riciclata, mentre il restante si accumula nell’ambiente, contaminando anche gli ecosistemi più remoti.

Uno studio scientifico collega la plastica a danni sanitari gravi

Secondo la ricerca, i danni causati annualmente alla salute umana dalle sostanze contenute nella plastica raggiungono i 1.500 miliardi di dollari, con neonati e bambini tra le categorie più esposte.

I materiali plastici contengono oltre 16.000 sostanze chimiche, alcune delle quali potenzialmente tossiche o disgregate in microplastiche, frammenti invisibili che si diffondono nell’aria, nell’acqua e nel cibo.

Numerosi studi hanno rilevato tracce di plastica in organi umani, come placenta, sangue e tessuti cerebrali, ma gli effetti di lungo termine sono ancora oggetto di ricerca. Tra i possibili rischi segnalati: difetti alla nascita, disturbi dello sviluppo polmonare e problemi di fertilità.

Emissioni, ciclo produttivo e limiti del riciclo

L’impatto della plastica non si limita alla fase di smaltimento. Oltre il 98% della plastica prodotta deriva da combustibili fossili, con un processo che comporta elevate emissioni di CO₂.

Ogni anno, la produzione di plastica è responsabile di circa 2 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente, una quantità superiore a quella emessa da interi Stati, come la Federazione Russa.

Secondo The Lancet, il riciclo da solo non è sufficiente a contenere la crisi in atto. Gran parte delle plastiche non è riciclabile, oppure lo è solo parzialmente, a causa della composizione chimica complessa o della contaminazione. Lo studio invita dunque a limitare la produzione alla fonte, adottando politiche restrittive a livello globale.

Trattato ONU, al via la fase decisiva dei negoziati internazionali

In risposta alla crescente pressione scientifica e ambientale, si apre il 5 agosto a Ginevra una sessione straordinaria dei negoziati ONU per la definizione di un trattato internazionale vincolante sull’inquinamento da plastica.

Oltre 170 delegazioni parteciperanno ai lavori, previsti fino al 14 agosto, con l’obiettivo di superare gli ostacoli che hanno frenato l’adozione del testo. Il precedente round di negoziati, svoltosi a Busan (Corea del Sud) nel dicembre 2024, non aveva portato a un accordo a causa delle resistenze di alcuni Paesi produttori di petrolio, contrari a vincoli sulla produzione di nuova plastica.

Il percorso negoziale ha avuto origine da una risoluzione dell’Assemblea ONU per l’Ambiente (2022), che ha richiesto un approccio esteso all’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’utilizzo fino al trattamento dei rifiuti.

Esposizione precoce e costi futuri: il ruolo della prevenzione

La componente sanitaria resta centrale. Secondo Philip Landrigan, pediatra ed epidemiologo, la plastica rappresenta un fattore di rischio precoce per la salute infantile, con ricadute future sulla società in termini di costi e impatti socio-economici.

L’esposizione in età prenatale e nei primi anni di vita può avere effetti duraturi, amplificati dalla fragilità biologica dei soggetti più giovani. Anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Ambiente sottolinea l’urgenza di adottare un quadro normativo efficace, evidenziando che la salute pubblica è direttamente legata alla gestione sostenibile dei materiali plastici.

Ricerca, dati e responsabilità politica

Secondo The Lancet, è necessario rafforzare il ruolo della ricerca scientifica per fornire ai decisori pubblici evidenze solide sulle quali fondare politiche strutturate e interventi globali.

Margaret Spring, coautrice dello studio, ha spiegato che i rapporti scientifici pubblicati forniscono una base informativa utile per le istituzioni che intendono affrontare in modo sistemico la questione dell’inquinamento plastico.

In assenza di un trattato condiviso, l’espansione della plastica continuerà a generare effetti ambientali e sanitari su scala mondiale, aggravando ulteriormente una crisi che richiede interventi coordinati e immediati.

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