Il Rapporto sull’Indice Globale di Povertà Multidimensionale (MPI) 2025 pubblicato dal Programma Onu per lo sviluppo (Undp) insieme all’Università di Oxford, introduce per la prima volta un’analisi combinata dei dati sulla povertà multidimensionale e sui rischi climatici, per valutare l’esposizione delle persone povere agli shock ambientali.
Il report evidenzia come la maggior parte dei poveri sia soggetta ad almeno un rischio climatico, con molte persone esposte a più pericoli contemporaneamente. Le proiezioni indicano che, entro la fine del secolo, i paesi con i maggiori incrementi di temperatura saranno quelli già caratterizzati da alti livelli di povertà multidimensionale.
L’aggiornamento 2025 del database globale MPI include nuovi dati provenienti da 13 paesi, portando il totale a 109 paesi, con stime subnazionali che coprono 1.359 regioni in 101 paesi. I dati mostrano che 1,1 miliardi di persone su 6,3 miliardi vivono in povertà multidimensionale acuta, più della metà delle quali sono bambini. Le privazioni più diffuse riguardano la mancanza di abitazioni adeguate, servizi igienici, alimentazione ed elettricità.
Tra i principali risultati del rapporto: circa 740 milioni di poveri (64,5%) vivono in paesi a reddito medio, 887 milioni di poveri sono esposti ad almeno uno dei quattro rischi climatici principali: caldo intenso, siccità, inondazioni e inquinamento atmosferico, 309 milioni di persone povere affrontano tre o quattro rischi climatici contemporaneamente.
L’indice MPI considera diverse dimensioni della povertà, suddivise in salute, istruzione e tenore di vita. Gli indicatori principali comprendono: nutrizione, mortalità infantile, anni di scuola, frequenza scolastica, combustibile per cucinare, alloggi, servizi igienici, acqua potabile, elettricità e beni materiali. I valori più bassi dell’indice MPI indicano una migliore performance in termini di povertà multidimensionale.
Il rapporto sottolinea che la connessione tra povertà e rischi climatici è destinata a intensificarsi, evidenziando l’urgenza di affrontare questo “doppio fardello” per evitare un peggioramento delle condizioni delle persone più vulnerabili.