Riciclatori europei avvertono: le crescenti importazioni di plastica riciclata minacciano l’industria Ue

"Il 2023 ha evidenziato una pesante destabilizzazione del settore europeo della plastica. Le crescenti importazioni di plastica riciclata nell’Ue stanno creando un mercato sbilanciato con gravi conseguenze ambientali. Ciò, combinato con il declino della competitività dell’Unione e la mancanza di condizioni di parità, sta accelerando la deindustrializzazione dell’Ue". Così la federazione europea dei riciclatori di materie plastiche PRE (Plastics Recyclers Europe) in una nota pubblicata il 26 febbraio e rivolta alle istituzioni comunitarie

“Il 2023 ha evidenziato una pesante destabilizzazione del settore europeo della plastica[1]. Le crescenti importazioni di plastica riciclata nell’Ue stanno creando un mercato sbilanciato con gravi conseguenze ambientali. Ciò, combinato con il declino della competitività dell’Unione e la mancanza di condizioni di parità, sta accelerando la deindustrializzazione dell’Ue”. Così la federazione europea dei riciclatori di materie plastiche PRE (Plastics Recyclers Europe) in una nota pubblicata il 26 febbraio.

“In questo contesto, – proseguono i riciclatori – il regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (PPWR) ha lo scopo di migliorare la circolarità armonizzando le pratiche tra gli Stati membri dell’Ue, affrontando in modo efficace i rifiuti comunitari e creando un mercato per i prodotti riciclati. Tuttavia, l’orientamento politico adottato nei triloghi sta facendo svanire l’ottimismo iniziale. Consentire ai rifiuti di plastica extra-Ue di contribuire al raggiungimento degli obiettivi anche per gli imballaggi prodotti e riempiti nell’Ue, senza l’implementazione di meccanismi di controllo e verifica affidabili, avrebbe un impatto negativo su un mercato già in contrazione e minacciato”.

Ancora: “Nel 2023, il mercato ha già risposto a questa destabilizzazione aumentando le esportazioni di rifiuti di plastica dell’Ue del 18%[2]. Queste circostanze paradossali comportano che un numero maggiore di rifiuti dell’Unione europea venga messo in discarica e incenerito, portando a un grave inquinamento degli ecosistemi e mettendo a repentaglio gli obiettivi ambientali del Green Deal europeo. Ciò è stato confermato in un recente rapporto [3], basato su uno studio del 2023[4]. Utilizzando il caso del PET e del poliestere, mette in guardia sull’impatto della riduzione o dell’arresto degli investimenti futuri nei sistemi di riciclaggio europei. Meno o nessun investimento nell’Ue porterebbe a più che raddoppiare le emissioni europee di gas serra entro il 2040, poiché più rifiuti verrebbero inceneriti anziché riciclati. Lo studio mostra inoltre che il tasso di riciclo del PET scenderebbe tra il 32% e il 38% entro il 2040, rispetto al 67% stimato nello scenario circolare”.

Inoltre: “È in gioco anche la competitività dell’industria europea, già minacciata. La PPWR deve garantire un quadro politico che affronti la domanda e l’offerta di contenuto riciclato in modo coerente, oltre a trovare una soluzione sostenibile alla gestione dei rifiuti nell’Ue. Allo stato attuale, i legislatori stanno inviando un messaggio fuorviante: non vale la pena investire nella catena europea del valore del riciclo della plastica. I riciclatori sono i primi a subirne le conseguenze, ma i trasformatori e i produttori di materie prime sono i prossimi”.

Infine: “Chiediamo urgentemente alle istituzioni europee di introdurre tutele per l’industria europea della plastica e di garantire condizioni di parità. Inoltre, le affermazioni sulla transizione verso un’economia circolare e sulla garanzia della competitività a lungo termine dell’Ue[5] saranno parole vuote se le istituzioni non riusciranno ad adottare le misure necessarie per realizzare questi obiettivi”.

Note

[1] Plastics Recyclers Europe Press Release, October 2023

[2] Eurostat, EU trade since 1 988 byHS2-4-6 and CN8 [DS-045409]

[3] Circular PET and Polyester: Issue brief

[4] Circular PET and Polyester – Full Report by Systemiq

[5] Communication – Long-term competitiveness of the EU: looking beyond 2030