La decarbonizzazione dell’acciaio è una delle sfide più complesse della transizione industriale europea.
Produrre acciaio green e privo di emissioni di CO₂ significa ripensare radicalmente processi, tecnologie e infrastrutture energetiche, richiedendo investimenti di vasta portata e una cooperazione più stretta tra imprese e istituzioni.
Sono questi i temi affrontati nel convegno “Europa: verso l’acciaio senza CO₂”, organizzato da siderweb – La community dell’acciaio in collaborazione con Ricrea, il Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio, nell’ambito di Ecomondo 2025.
Tecnologia e costi: le sfide della transizione siderurgica
Secondo Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi di siderweb, la corsa verso l’acciaio a emissioni zero è ancora segnata da incognite tecnologiche ed economiche.
“L’innovazione per il pieno abbattimento delle emissioni non è ancora arrivata alla maturità industriale e spesso non ha costi competitivi con le tecnologie tradizionali”, ha spiegato Ferrari, sottolineando anche le difficoltà nel reperimento di personale qualificato e nella gestione della qualità dei prodotti derivati dal riciclo di rottame.
Per ottenere una produzione interamente green sarà necessario sostituire gli altiforni con forni elettrici, alimentati esclusivamente da energia rinnovabile, e sviluppare una filiera dell’idrogeno in grado di garantire forniture stabili e a costi sostenibili.
Un traguardo che richiederà un’enorme disponibilità di energia pulita e infrastrutture dedicate.
Ferrari ha ricordato che, secondo stime Deloitte, la decarbonizzazione della siderurgia europea richiederà tra i 60 e gli 85 miliardi di euro, in un contesto di domanda stagnante e margini di profitto ridotti.
Mercato, materie prime e legislazione: nodi ancora da sciogliere
Un’altra criticità riguarda la disponibilità di materie prime di alta qualità: sia il minerale ferroso necessario agli impianti di DRI/HBI, sia il rottame selezionato indispensabile per la produzione di acciai speciali.
Una volta prodotto, l’acciaio verde dovrà anche trovare un mercato dedicato, capace di valorizzarlo e di colmare, almeno nella fase iniziale, il gap di prezzo rispetto ai prodotti convenzionali.
Sul piano normativo, Ferrari ha richiamato la necessità di regole stabili e tempi certi: “Le aziende hanno bisogno di un quadro chiaro e di obiettivi realistici. Normative in costante revisione generano incertezza e frenano gli investimenti”.
Ricrea: il riciclo come leva immediata della transizione
“Quello di oggi è il terzo appuntamento a Ecomondo che Ricrea organizza insieme a siderweb, una collaborazione che negli anni ha consolidato un format di successo e un punto di riferimento per il settore”, ha dichiarato Domenico Rinaldini, presidente di Ricrea.
I dati presentati confermano il contributo concreto del riciclo degli imballaggi in acciaio alla sostenibilità del comparto:
tra il 2000 e il 2024 la gestione dei rifiuti di imballaggio ha generato in Italia benefici economici complessivi per 1,4 miliardi di euro di materia recuperata e 538 milioni di euro derivanti dalla CO₂ evitata.
Nel solo 2024 il valore totale ha raggiunto 162 milioni di euro, di cui 110 milioni legati alla materia riciclata e 52 milioni alla CO₂ risparmiata.
“Questi risultati dimostrano che il riciclo è una leva immediata e scalabile della transizione”, ha sottolineato Rinaldini. “Riduce gli impatti ambientali, valorizza le risorse già immesse nel ciclo produttivo e sostiene la competitività della filiera.”
Le strategie industriali di Arvedi e SSAB
Nel corso della tavola rotonda, moderata da Francesca Morandi (siderweb), le testimonianze di Alessandra Barocci, responsabile Sostenibilità di Gruppo Arvedi, e di Julia Seeber, managing director di SSAB Swedish Steel S.p.A., hanno mostrato due percorsi differenti ma complementari.
Barocci ha evidenziato come il gruppo adotti un approccio flessibile e proattivo, investendo in ricerca e innovazione per anticipare i cambiamenti e mantenere competitività e solidità economica.
Seeber ha ricordato che SSAB ha introdotto sul mercato SSAB Zero, un acciaio a emissioni quasi nulle (meno di 0,05 kg di CO₂ per kg di acciaio), e ha annunciato l’apertura nel 2027 del primo forno elettrico SSAB in Europa, affiancato da un nuovo minimill elettrico a Luleå.
“La transizione verde è parte del nostro DNA – ha dichiarato Seeber –. È un treno in corsa alimentato da innovazione, responsabilità e visione a lungo termine.”
Confronto e collaborazione tra industria, consorzi e istituzioni emergono come condizioni imprescindibili per un obiettivo comune: un’acciaieria europea decarbonizzata, competitiva e sostenibile, in cui il riciclo continui a svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni e nel recupero di valore.











