Esteso ai riders, da parte della Regione Piemonte, il divieto di lavorare nelle ore più calde nei giorni più caldi: per esempio tra le 12 e 30 e le 16 e 30 del 4 luglio 2025. Ne abbiamo parlato con Danilo Bonucci, segretario generale del NdiL Cgil di Torino. Il sindacato considera la decisione una grande vittoria nella difesa della salute e della sicurezza di chi lavora ma ammette che il bicchiere è anche mezzo vuoto.
Bonucci, ma in questo modo la Regione, su vostra richiesta, limita con l’orario le possibilità di lavoro e di reddito dei riders…
Innanzitutto viene la salute, ancora prima del reddito. Con questo provvedimento i lavoratori subordinati di Just Eat verrebbero lasciati a casa coperti da cassa integrazione, il problema è per quelli ahimè autonomi delle altre piattaforme che non hanno copertura né ammortizzatori. Lo abbiamo ben presente, infatti abbiamo chiesto incontri urgenti sia con la Regione che con le altre piattaforme. Il paradosso è che Just Eat per ora non obbedisce alla ordinanza e quindi costringe i dipendenti a lavorare. Pur potendo accedere alla Cassa Integrazione.
Suppongo che non tutti i riders autonomi siano contenti di stare fermi in quell’orario, senza retribuzione.
Ci sono reazioni anche molto diverse, ma c’è chi ci ringrazia. Pensiamo ai pakistani: gente che nel loro paese magari lavorava a 50 gradi, ma è anche pakistano un ragazzo che ieri ha avuto un incidente a causa del caldo.
La Cgil ci spiega che sono 2500 i riders registrati alle piattaforme a Torino più 500 di Just Eat. E’ una realtà significativa, ed è la prima volta in Italia che questo lavoro viene considerato sensibile alle ondate di calore. Perché il Piemonte è la prima Regione a prendere questo provvedimento?
Probabilmente perché abbiamo avuto un significativo movimento dei ciclofattorini (ah evviva la parola c’è anche in italiano NdR) e conseguente organizzazione. E forse perché la pressione di queste multinazionali sul governo regionale non è diretta, come invece per altri soggetti padronali.
Mentre scriviamo queste righe l’ allerta caldo si allenta per sabato e domenica 5 e 6 luglio, quindi in quei giorni l’ordinanza non vale. Poi si vedrà. La vicenda è di grande interesse perché riguarda il futuro prossimo ed è di una certa complessità. Quali lavori meritano di essere sospesi? Quanto flessibile dev’essere la organizzazione del lavoro per gestire mutamenti anche da un giorno all’ altro? E soprattutto: chi paga l’ammortizzatore, il giorno o i giorni di stop per il caldo, cha saranno sempre più numerosi? E’ tutto assorbibile facilmente dalle stesse imprese, o ci vuole l’ammortizzatore sociale a carico,.. della collettività? Quali sono le risposte dell’ ambientalismo, tra carbon tax e tax the rich?
Foto di Cimaglia_Sintesi via Collettiva