Rifiuti di Roma, ex assessora Montanari: “Inceneritore una follia, bisogna sviluppare porta a porta e impianti circolari”

L'ex assessora ai Rifiuti della Giunta Raggi ha pubblicato su facebook un lungo commento sulla situazione rifiuti di Roma e in particolare decisione dell'amministrazione Gualtieri di costruire un impianto di incenerimento e allo stesso tempo di fermare l'estensione della raccolta porta a porta in città: "Noi il porta a porta a Roma lo stavamo realizzando con successo, ma anche con un grandissimo lavoro quotidiano (15000 nuove utenze ogni 15 giorni) per poi estenderlo a tutta Roma. È incredibile che intendano fermarlo e puntare tutto su un mega inceneritore"

In attesa del nuovo piano industriale di Ama che dovrebbe essere presentato il 10 ottobre, qualche giorno fa il presidente dell’Azienda rifiuti ha dichiarato che la raccolta di prossimità non viene considerata una priorità, anzi: “Che il porta a porta sia l’unico modo per aumentare la differenziata esistono opinioni e realtà differenti – ha detto il numero uno di Ama – In molti capitali europee non è l’unica modalità conosciuta di raccolta dei rifiuti. Certamente è utile, ma ricordo che costa all’azienda un multiplo della raccolta su strada. Quindi, c’è una contraddizione tra il volere aumentare il porta a porta e diminuire la Tari”.

A questo proposito l’ex assessora ai Rifiuti della Giunta Raggi, Pinuccia Montanari, ha pubblicato su facebook un lungo commento che si collega anche alla decisione dell’amministrazione Gualtieri di costruire un impianto di incenerimento. Lo riportiamo per intero:

Noi il porta a porta a Roma lo stavamo realizzando con successo, ma anche con un grandissimo lavoro quotidiano (15000 nuove utenze ogni 15 giorni) per poi estenderlo a tutta Roma. È incredibile che intendano fermarlo e puntare tutto su un mega inceneritore.

A Roma sarebbe importante riprendere lo sviluppo immediato del porta a porta come abbiamo fatto noi su 500.000 abitanti in un anno e mezzo e realizzare i 13 (anche 15) impianti di economia circolare di cui due da noi presentati e già autorizzati. Dunque no all’inceneritore che fa parte di una tecnologia obsoleta del secolo scorso (direi a Calenda e Gualtieri di studiare un po’ anche diversi libri scritti da loro compagni di partito) e si al recupero di materia e all’economia circolare Si a 13 impianti per l’economia circolare a Roma come aveva previsto il piano industriale Bagnacani, Masullo, Ranieri e si anche alla estensione della raccolta differenziata porta a porta in tutti i municipi.

Noi l’abbiamo fatta su 500.000 abitanti con ottimi risultati ottenuti (anche più dell’80% in alcune aree del decimo municipio), -contrariamente a quello che scrive Benvenuto che evidentemente non conosce la realtà cittadina-vorrei ribadire che l’unico modo per risolvere il problema dei rifiuti a Roma è sviluppare un modello industriale basato sul recupero di materia e sull’economia circolare che crea posti di lavoro , virtuoso rispetto alle sfide climatiche. Oltretutto non sarà facile per Roma che è con l’agro romano una delle più vaste d’Italia comprese in una città individuare un sito senza creare un danno all’ambiente, alla biodiversità. L’economia circolare resta la strada maestra e su questa prospettiva cedere a visioni ottocentesche non tutela i cittadini e l’ambiente. Poi per focalizzarsi sul particolare tante sono le ragioni per proseguire a Roma con azioni virtuose

In sintesi bruciare i rifiuti è insensato (è una follia )per le seguenti ragioni

1. Dal punto di vista SANITARIO bruciando si trasformano prodotti non tossici in prodotti tossici (metalli, diossine, sostanze mutagene e cancerogene) infattiLe sostanze inquinanti emesse sotto forma gassosa da un impianto di incenerimento si diffondono inevitabilmente nell’ambiente circostante. In realtà il problema non è solo circoscritto all’area attigua all’impianto, in quanto le particelle solide, i composti organici volatili e semivolatili (come diossine e PCB) possono essere trasportati per mezzo di correnti aeree anche a notevoli distanze dalla fonte di emissione. Secondo Lorber et al. (1998) solo il 2% circa delle diossine disperse in aria si deposita nel terreno circostante un inceneritore mentre la maggior parte viene trasportata a grandi distanze.

Ancora oggi non abbiamo una conoscenza completa della composizione chimica degli oltre 200 composti emessi da un inceneritore, ma abbiamo la certezza che una buona parte rientra nella categoria nota come POP, ovvero gli inquinanti organici persistenti. Esempi di composti appartenenti ai POP sono diossine, PCB (policlorobifenili), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), in molti casi prodotti dalla combustione incompleta di qualsiasi tipologia di rifiuto incenerito.

Questi composti sono tossici per gli organismi viventi, determinando un impatto negativo sulle diverse funzioni di organi e tessuti, talora anche a basse dosi. La loro pericolosità, inoltre, è legata al fatto che queste sostanze, una volta depositate a terra, resistono per lungo tempo nell’ambiente come composti di partenza o come sottoprodotti, molte volte più pericolosi dei composti iniziali.

2. Dal punto di vista ENERGETICO (ovvero il bilancio materia/energia e’ favorevole al recupero di materia: riuso, raccolta differenziata, riciclo)

3. Dal punto di vista ECONOMICO solo l’economia circolare produce recupero di materia (da materassi, Raee, Tessili sanitari, materiali legno cellulosici, scarti organici si originano nuovi prodotti come materiali isolanti, tessuti, imballaggi sostenibili tutti basati sul recupero di quello che abbiamo prodotto noi : i nostri rifiuti. E si creano posti di lavoro. Noi abbiamo poche materie prime ma possiamo recuperare tante materie seconde dai nostri rifiuti con grandi vantaggi economici.

4. Casi studio: Besancon nel 2008 ha deciso di abbandonare la pratica dell’ incenerimento e investire nella raccolta differenziata e nell’economia circolare.

5. il Decreto Legislativo 228 del 18/05/2000 stabilisce che non sono idonee ad ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti. In diversi paesi europei (Olanda, Spagna, Belgio, Francia) sono state segnalate contaminazioni da diossine, specie di latte e suoi derivati, in aziende agricole poste in prossimità di tali impianti.

6. Gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del 20/09/1994) e qualunque sia la tipologia adottata (a griglia, a letto fluido, a tamburo rotante) e qualunque sia il materiale destinato alla combustione (rifiuti urbani, tossici, ospedalieri, industriali, ecc) danno origine a diverse migliaia di sostanze inquinanti, di cui solo il 10-20% è stato identificato;

7. Un Report dell’OMS, svoltosi a Roma nel 2007 e dedicato alle ricadute sulla salute umana degli inceneritori riconosce ad esempio che: “l’aumento in molti Paesi della prassi dell’incenerimento comporta un non trascurabile aumento nella produzione di gas serra e di persistenti inquinanti tossici su scala globale”

8. Per quanto riguarda le diossine gli inceneritori risultano essere la prima fonte di emissione in Italia. Inventario della Commissione Europea, rapporto finale http://ec.europa.eu/enviro…/dioxin/pdf/stage2/volume_3.pdf del 31.12.2000, 3 volume, pag 69

9. La letteratura scientifica non sgrava gli inceneritori – anche quelli di “recente generazione” – dal dubbio che tali impianti possano avere effetti anche gravi, sulla salute delle popolazioni che vivono intorno ad essi.

Pinuccia Montanari