Rifiuti di Roma, prosegue la procedura di precontenziosio attivata dalla Commissione Europea

L'agenzia Dire ha ricostruito i passaggi principali dell'Eu Pilot, una procedura di precontenzioso europeo attivata dalla Commissione Ue nel 2019 e relativa alla gestione del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Quando l'Europa decise di aprire l'indagine il sindaco di Roma era la pentastellata Virginia Raggi e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva appena iniziato a minacciare il commissariamento della gestione dei rifiuti capitolina. Quattro anni dopo il commissario c'è davvero. È l'attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. In virtù del Pilot 2019, il 9 gennaio 2023 Bruxelles ha scritto alla Struttura di Missione per le procedure di infrazione in capo al ministero degli Affari Europei, chiedendo allo Stato Italiano "ulteriori documenti al fine di chiarire lo stato dei fatti e la progettazione in corso"

ANSA/ANGELO CARCONI

(agenzia Dire)

Scorre come un fiume carsico, spesso all’insaputa anche di chi avrebbe il diritto di conoscerne gli sviluppi (ad esempio i comitati coinvolti giuridicamente nella vicenda del futuro inceneritore di Roma). È l’Eu Pilot, una procedura di precontenzioso europeo attivata dalla Commissione Ue, partito nel 2019 e relativo alla gestione del ciclo dei rifiuti a Roma e nel Lazio, che ancora oggi non si riesce a chiudere all’interno dei confini della regione e men che meno nella Città eterna.

Quando l’Europa decise di aprire l’indagine il sindaco di Roma era la pentastellata Virginia Raggi e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva appena iniziato a minacciare il commissariamento della gestione dei rifiuti capitolina. Quattro anni dopo il commissario c’è davvero. È l’attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, nominato nel 2022 dal governo Draghi che a maggio di un anno fa gli ha dato i poteri (estendendo quelli che già gli aveva assegnato sul Giubileo) di realizzare sul territorio cittadino tutti gli impianti necessari e fare sì che dopo un decennio (cioè dalla chiusura della discarica di Malagrotta il 30 settembre 2013) la Capitale torni a essere autonoma nel ciclo di gestione industriale dei rifiuti che produce.

Grazie ai poteri ricevuti, che di fatto gli permettono di bypassare la Regione, Gualtieri ha fatto redigere il piano rifiuti di Roma Capitale che prevede anche la realizzazione di un inceneritore da 600mila tonnellate (oltre a due biodigestori per il trattamento dei rifiuti umidi, due impianti di selezione per carta e plastica, uno per le terre di spazzamento e 16 nuove isole ecologiche). Nessuna discarica, perché nell’inceneritore andranno a bruciare direttamente i rifiuti tal quale (insieme agli scarti della differenziata) e le ceneri in uscita dall’impianto destinate allo smaltimento saranno talmente poche (questa è la garanzia fornita) che andranno in discariche già esistenti. Il resto (ceneri pesanti e CO2) verrà recuperato e catturato da due impianti ‘ancillari’ che saranno costruiti vicino all’inceneritore.

Appena tutto questo è stato formalizzato dal commissario, a inizio dello scorso mese di dicembre, la direzione generale Ambiente della Commissione Europea, proprio in virtù del Pilot aperto nel 2019, ha preso carta e penna e il 9 gennaio scorso ha scritto alla Struttura di Missione per le procedure di infrazione in capo al ministero degli Affari Europei.

Il tono preoccupato ‘invernale’ è ancora attuale: “I servizi della commissione – si legge nella missiva che l’agenzia Dire ha visionato – considerano con preoccupazione una serie di problemi che sono stati portati alla sua attenzione e che riguardano la gestione dei rifiuti nella Regione Lazio e, in particolare, nella città di Roma, ove regolarmente vengono alla luce carenze nella raccolta dei rifiuti, che possono causare problemi alla salute umana e all’ambiente”.

Fatta questa premessa, la commissione ha quindi chiesto allo Stato italiano “ulteriori documenti al fine di chiarire lo stato dei fatti e la progettazione in corso”, ricordando alcune disposizioni della direttiva europea sui rifiuti, tra cui l’articolo 4 sulla gerarchia che “promuove la prevenzione dei rifiuti, la preparazione per il riutilizzo del prodotto e il riciclaggio rispetto all’incenerimento e al conferimento in discarica’”.

Più precisamente alla luce delle “nuove competenze di Roma Capitale per la gestione dei rifiuti sul suo territorio”, cioè la nomina del sindaco Roberto Gualtieri a commissario di Governo, l’Europa ha richiesto “i diagrammi provvisori dei flussi di gestione dei rifiuti per Roma Capitale (se possibile fino al 2025); l’aggiornamento dei diagrammi provvisori e definitivi di gestione dei rifiuti per il Lazio, esclusi i valori di Roma Capitale, fino al 2025′ e soprattutto ‘una spiegazione degli obiettivi di riduzione dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento del piano di Roma Capitale e la conferma che saranno conformi agli obiettivi previsti dal Piano regionale della Regione Lazio (riduzione del 50% entro il 2025 dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento”.

In particolare, Bruxelles chiede “qual è l’attuale capacità di incenerimento nel territorio di Roma Capitale; un’analisi quantificata della capacità di incenerimento mancante nel territorio di Roma Capitale nei prossimi anni, tenendo conto dei dati dei diagrammi provvisori che saranno inviati e dell’obiettivo di riduzione dell’incenerimento; di confermare la capacità di 600.000 t/a del termovalorizzatore di Roma Capitale che, secondo le informazioni a disposizione dei servizi della Commissione, sarà localizzato a Pomezia (Santa Palomba)”.

Inoltre l’Europa ha chiesto informazioni sulla capacità di smaltimento in discarica nel Lazio, sui progetti per gli impianti dedicati al trattamento della frazione organica e in quale misura questi “hanno aumentato l’attuale capacità di assorbimento” sia “a livello di Roma Capitale che della Regione Lazio”.

Nella risposta della Struttura di Missione per le Procedure di Infrazione, che porta la data dello scorso 21 marzo (pochi giorni prima della visita a Roma nella discarica di Malagrotta del commissario Ue all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius), viene subito rimarcato che “l’analisi dei flussi (dei rifiuti di Roma, ndr) non è stata finalizzata alla quantificazione della sola capacità di incenerimento mancante, ma alla capacità di trattamento complessivamente mancante, prendendo in considerazione tutte le filiere del ciclo integrato”.

Il piano di gestione rifiuti Roma Capitale “individua, infatti, oltre all’impianto per il trattamento termico a elevata efficienza di recupero energetico diretto dei rifiuti indifferenziati residui- si legge ancora- anche 30 centri di raccolta, 2 impianti di recupero della frazione secca da RD per complessive 200.000 t/anno, 2 impianti per la digestione anaerobica della frazione organica da RD per complessive 200.000 tn/anno, 1 impianto di recupero delle terre di spazzamanto”.

Nel confermare che la prima linea del termovalorizzatore di Roma entrerà in esercizio nel 2025 e “a regime nel 2026”, l’Italia ha comunicato all’Europa che Roma “conferisce e continuerà a conferire” fino ad allora ‘”i propri rifiuti indifferenziati presso tutti gli impianti Tmb (trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati, ndr) e Tm (trattamento meccanico, ndr) della Regione Lazio”. In realtà i rifiuti della Capitale andavano già, stanno andando e andranno anche in Europa (Olanda ad esempio) e in altre regioni italiane.

Quanto alla riduzione dello smaltimento in discarica e dell’incenerimento del piano di Roma Capitale alla sua conformità agli obiettivi di riduzione del 50% entro il 2025 previsti dal piano regionale dei rifiuti, nella risposta italiana all’Europa viene intanto ricordato che le competenze attribuite al commissario Gualtieri sono basate sulla Costituzione che “per Roma Capitale riconosce la possibilità, in deroga alla potestà normativa regionale, di una legge-provvedimento che disciplini direttamente il suo ordinamento, pur nell’ambito territoriale nel quale ha competenza la Regione Lazio”.

Quindi viene fatto presente che anche dopo la realizzazione di tutti gli impianti previsti dal piano rifiuti di Roma Capitale (inceneritore in primis), la Città Eterna continuerà ad utilizzare impianti di soggetti terzi, a partire dall’inceneritore di Acea di San Vittore: “Ad avvenuto completamento dell’impiantistica individuata dal piano GR-RC, non si prevede più di utilizzare impianti esterni al territorio di Roma Capitale, se non per i flussi di rifiuti indifferenziati da avviare a recupero energetico all’impianto di San Vittore e per il recupero delle scorie pesanti e lo smaltimento delle ceneri leggere inertizzate”.

Se in tema di riduzione dello smaltimento in discarica la comunicazione firmata da Massimo Condinanzi, coordinatore della Struttura di Missione, sottolinea che “conferendo direttamente (nel futuro inceneritore di Roma, ndr) i rifiuti indifferenziati residui dalla raccolta differenziata, e non altrimenti recuperabili, a termovalorizzazione si ottiene recupero energetico, con enorme riduzione di rifiuto residuo da conferire in discarica”, nessuna risposta emerge invece in merito all’altro obiettivo posto dal piano regionale dei rifiuti: la riduzione entro il 2025 dell’incenerimento.

Infatti più avanti si legge: “L’obiettivo di riduzione dell’incenerimento è necessariamente insuscettibile di essere considerato nel piano GR-RC perché allo stato attuale nel territorio di Roma Capitale non c’è alcuna capacità di incenerimento”.

Il piano rifiuti capitolino non prevede discariche, perché le ceneri leggere prodotte dal futuro inceneritore saranno smaltite altrove dal gestore dell’impianto. Tuttavia nel Lazio c’è un notevole fabbisogno di smaltimento non ancora soddisfatto. Al momento è in corso la procedura di autorizzaione dell’invaso VT4 (come riportato anche dalla risposta dell’Italia all’Ue) della discarica di Viterbo che darebbe luogo a un’ulteriore capacità (quella disponibile è in esaurimento) di 1.137.150 tonnellate.

Sempre in provincia di Viterbo, ad Arlena di Castro, sta per essere autorizzata un’altra discarica (a servizio di un impianto di trattamento di rifiuti rivenuti in mare, sulle spiagge e degli scarti secchi dei rifiuti urbani trattati nei tm) da poco più di 800mila mc (pari a quassi 1 milione di tonnellate di rifiuti). Ma di tutto questo non c’è traccia nella lettera di risposta all’Ue, nonostante già il 18 novembre del 2022, sul verbale di chiusura della conferenza dei servizi, l’Area Via della Regione avesse dato l’ok alla compatibilità ambientale del progetto.

Alle penuria di volumi dove smaltire gli scarti dei rifiuti indifferenziati fa da contraltare una sovrabbondanza di capacità per il trattamento dei rifiuti organici nel Lazio tra impianti di compostaggio e biodigestori. “La capacità impiantistica già autorizzata e in fase di realizzazione è pari a ulteriori 550.560 t/anno, che sommata alla capacità impiantistica in esercizio nel 2021 pari a 497.485 t/anno porta a una capacità complessiva di 1.048.045 t/anno”.

Inoltre “sono ancora in fase autorizzativa progetti per complessive ulteriori 521.000 t/anno, che, una volta autorizzati e realizzati, porteranno a una capacità di trattamento di 1.569.045 t/anno, pari a oltre il doppio del fabbisogno previsto dal piano regionale, pari a 771.904 t/anno”. Dentro queste ulteriori 521.000 tonnellate ci sono anche gli ampliamenti, da 40mila tonnellate ciascuno, dei due biodigestori Ama (che saranno però di proprietà di Roma Capitale) di Cesano e Casal Selce.

L’investigazione della Commissione sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio va avanti, come pure la petizione (accolta dalla competente commissione dell’Europarlamento) di COPX – Rete per la conferenza sui rifiuti del Municipio X che lo scorso 5 giugno ha ricevuto una comunicazione dall’Ue. La quale, a proposito dell’inceneritore di Roma, dopo avere ricordato che “l’incenerimento dei rifiuti con recupero di energia può svolgere un certo ruolo come opzione di gestione dei rifiuti per garantire un’adeguata gestione dei rifiuti, ridurre il conferimento in discarica, recuperare l’energia incorporata nei rifiuti e attuare i principi di autosufficienza e prossimità”, subito dopo ha avvertito: “La capacità degli impianti di recupero energetico deve essere valutata attentamente per garantire che non comporti sovracapacità nel trattamento dei rifiuti residui e crei disincentivi all’attuazione di misure per ridurre i rifiuti e aumentare il riciclaggio”.

E ancora “nell’ambito del suddetto EU Pilot, i servizi della Commissione hanno chiesto alle autorità italiane maggiori informazioni sulla coerenza del progetto per un nuovo inceneritore con la gerarchia dei rifiuti, gli obiettivi di riciclaggio e di raccolta differenziata del Piano di gestione dei rifiuti del Lazio”.

Tra le righe si deduce che il focus dell’Europa è puntato, tra le altre cose, non solo sull’inceneritore in sé ma anche sulle 600mila tonnellate di capacità dell’impianto previsto a Santa Palomba. E, forse, non è un caso che negli ultimi tempi si stiano susseguendo voci su una possibile riduzione (addirittura c’è chi sussurra di un dimezzamento) della portata.

La prossima settimana il Tar si pronuncerà sui diversi ricorsi presentati dai comitati contro l’inceneritore e per domani mattina il Comitato No Inceneritore a Santa Palomba ha organizzato uan conferenza stampa sotto il Campidoglio in cui annuncerà delle azioni relative proprio all’Eu Pilot che vede “indagata” la gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio.

“Proprio sulla base della procedura di precontenzioso aperta dalla Ue- ha detto Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club- insieme a Legambiente e a Cgil di Roma e Lazio abbiamo scritto alla Commissione su tre punti critici: la compatibilità, a nostro avviso inesistente, tra il mega-inceneritore previsto e gli obiettivi di riduzione di quanto avviare a incenerimento; la ‘scomparsa’ dall’orizzonte dei due biodigestori indispensabili per il trattamento dei rifiuti organici; la coerenza con le relative direttive europee del piano nazionale gestione dei rifiuti, laddove prevede la possibilità di avviare a incenerimento rifiuti indifferenziati tal quali senza alcun tipo di pretrattamento. Siamo fiduciosi che la Commissione sta tenendo conto di queste osservazioni nella sua analisi del Piano del Commissario che ancora non è concluso”.