Cingolani: nel nuovo Pniec 114 gigawatt di capacità produttiva da rinnovabili al 2030

Il nuovo Piano nazionale energetico aumenterà gli attuali 56 GW per raggiungere un taglio delle emissioni di gas serra del 51% rispetto al 1990, così da riuscire a rispettare il nuovo target di riduzione delle emissioni fissato di recente dall'Unione Europea. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in audizione alla Commissione Industria del Senato sugli incentivi alle rinnovabili

Il nuovo Piano nazionale energetico (Pniec) prevederà per l’Italia al 2030 114 gigawatt di capacità produttiva da fonti rinnovabili (contro i 56 GW al 2020) e un taglio delle emissioni di gas serra del 51% rispetto al 1990. Il Pniec deve essere aggiornato per rispettare il nuovo target di riduzione delle emissioni fissato di recente dalla Ue (-55% al 2030 per l’intera Unione rispetto al 1990). Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in audizione alla Commissione Industria del Senato sugli incentivi alle rinnovabili.

Dei 56 GW di potenza rinnovabile in stallata in Italia al 2020, 24 sono di rinnovabili programmabili (idroelettrico, biomasse e geotermico) e 32 di non programmabili (eolico e fotovoltaico). Il nuovo Pniec prevede al 2030 27 gigawatt di programmabili e 87 di non programmabili, quindi 58 GW di nuove rinnovabili in nove anni. Il Pniec attualmente in vigore (approvato prima che la Ue di recente alzasse dal 40% al 55% il suo obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030) prevede 96 GW di rinnovabili al 2030. La percentuale di taglio delle emissioni al 2030 per l’Italia (-51%), ha spiegato il ministro, è inferiore a quella complessiva della Ue (-55%) perché ogni singolo stato ha emissioni diverse, e quindi target di riduzione diversi. Tutte le riduzioni nazionali complessivamente devono arrivare al 55% nell’intera Unione.

“Da settembre cominciamo con le nuove aste” per l’installazione di fonti di energia rinnovabili, ha detto ancora Cingolani, “con le nuove regole semplificate. Le aste andranno fatte con una periodicità fissa, con un cronoprogramma pubblico sul sito del Ministero, per favorire gli investitori. Se un’impresa non riesce a partecipare, sa che dopo sei mesi ce n’è un’altra”.

I recenti aumenti sulle bollette energetiche secondo il ministro “sono stati una bella mazzata per gli utenti, e sono stati dovuti all’aumento del prezzo degli idrocarburi e del costo delle emissioni di carbonio nel sistema europeo Ets. Ma il rischio è che ogni trimestre ci si ritrovi con un aumento in bolletta del 20%. L’unico modo per uscire da questi aumenti è incrementare il più velocemente possibile la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per questo la semplificazione delle procedure per l’installazione di rinnovabili è importantissima. Altrimenti ci ritroveremo gli aumenti in bolletta”.