Green Deal, Von der Leyen conferma: nuovo mercato delle emissioni di CO2 anche per il trasporto su strada

Si tratta forse del tema più controverso del piano europeo che si pone l'obiettivo di arrivare ad emissioni nette zero di CO2 entro il 2050. Negli ultimi mesi sono state diverse le discussioni tra chi pensa che applicare un sistema ETS ai trasporti sia una misura necessaria per la transizione ecologica e chi invece sostiene che il cambiamento non darà i risultati sperati e soprattutto avrà forti ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione

“Uno dei nostri principi guida è che la transizione verso un’economia decarbonizzata debba essere equa e giusta. I trasporti e l’energia devono essere accessibili a tutti. Ma il settore del trasporto stradale è stato l’unico in cui le emissioni sono aumentate negli ultimi anni. Dobbiamo invertire questa tendenza e uno strumento che si è dimostrato efficace è il sistema di scambio di quote di emissione (Ets): chi emette CO2 deve pagare. Oggi utilizziamo l’Ets con grande successo per l’industria e la produzione di energia, ma ora costruiremo un secondo sistema di scambio di quote di emissioni per il trasporto su strada e il riscaldamento. Sarà accompagnato da un Fondo sociale per il clima. In questo modo assicuriamo che le famiglie a basso reddito ricevano un sostegno per la mobilità e il riscaldamento”. Così parlò Ursula Von der Leyen in un’intervista a La Stampa rilasciata alla vigilia della presentazione del Green Deal europeo, dove anticipa alcune novità del nuovo piano ambientale Ue, tra cui spicca quella del mercato delle emissioni di CO2 applicato ai trasporti su strada.

Si tratta forse del tema più controverso del “FitFor55”, il pacchetto di misure che deve tradurre in pratica il Green Deal, il cui obiettivo fondamentale è quello di arrivare ad emissioni nette zero di CO2 entro il 2050, con un primo step di riduzione al 55% entro il 2030. Negli ultimi mesi, tra indiscrezioni e anticipazioni sul nuovo piano, sono state diverse le discussioni tra addetti ai lavori e ambientalisti, divisi tra chi pensa che applicare un sistema ETS ai trasporti sia una misura necessaria per la transizione ecologica e chi invece sostiene che il cambiamento non darà i risultati sperati e soprattutto avrà forti ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione.

Il presidente della commissione ambiente dell’Eurocamera, Pascal Canfin, ha dichiarato poco prima dell’intervista a Von der Leyen che il nuovo mercato “creerebbe un effetto” protesta come quello che portò in strada i “gilet gialli e non avrebbe la maggioranza in Europarlamento. “Troverà anche l’opposizione di un buon numero di Stati, con una minoranza di blocco in Consiglio”, ha detto il politico francese considerato molto vicino all’Eliseo.

Secondo Canfin poi il fondo sociale previsto dal pacchetto per compensare l’impatto del nuovo sistema sulle fasce di popolazione a basso reddito “potrebbe essere condizionato al rispetto del Patto di stabilità”. Per questo, sostiene, la Commissione dovrebbe invece puntare di più sugli standard di emissioni per le auto nuove – con lo stop alla vendita di auto diesel e benzina nel 2035 – l’applicazione dei prezzi del mercato Ets ai prodotti importati (nota anche come ‘tassa’ sulla CO2 alle frontiere) e standard di efficienza per gli edifici.

Transport & Environment è ancora più netta: includendo i carburanti in mercato delle emissioni, dice l’organizzazione ecologista, si avrebbe come primo risultato un aumento dei prezzi alla pompa, di cui soffrirebbero soprattutto le famiglie meno abbienti. Inoltre, creando nuova domanda di quote di CO2, aumenterebbe il prezzo dei crediti di carbonio per le altre industrie.

Istituito nel 2005, l’ETS europeo ha creato un mercato della CO2 che costringe le principali società elettriche e i grandi inquinatori industriali ad acquistare crediti a copertura delle loro emissioni, in modo che riducano la propria impronta di carbonio. Le aziende che inquinano più della quota loro assegnata devono acquistare più crediti e meno se hanno emissioni in calo. Secondo il Financial Times nel 2020 il “costo dell’inquinamento” determinato dall’ETS è aumentato del 60%, raggiungendo la cifra record di oltre 53 euro a tonnellata di carbonio. Bruxelles, che controlla l’offerta di crediti stabilendo stanziamenti per i settori e un tetto di emissioni complessive, stima che il prezzo dovrà raggiungere i 60 euro a tonnellata per raggiungere l’obiettivo rivisto di una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030, sulla base dei livelli del 1990.

Il FT spiega che un elemento cruciale sarà il livello al quale viene fissato il prezzo del carbonio nel sistema parallelo e riporta l’esempio della Germania, dove è già stato avviato un mercato di quote di emissioni per trasporti ed edifici. Ebbene le case automobilistiche e le imprese edili tedesche hanno dato prova di trasferire sui consumatori anche i costi modesti della CO2. Il prezzo del carbonio di 25 euro in Germania aumenta il costo di un litro di diesel di 0,08 euro, della benzina di 0,07 euro, mentre il consumo di olio da riscaldamento di 2.000 litri all’anno viene tassato di 159 euro, secondo la Federazione delle organizzazioni dei consumatori tedesche (VZBV). In media, il sistema significherà che una famiglia di quattro persone con un’auto a benzina e riscaldamento a gas pagherebbe 204 euro in più all’anno nel 2021, salendo a 451 euro nel 2025 quando si prevede che il prezzo del carbonio salirà a 55 euro la tonnellata.

“Chi ha il reddito più basso non ha necessariamente i soldi per investire nell’efficienza energetica – dice VZBV – . Non possono semplicemente ridurre i propri consumi scegliendo di non guidare l’auto o di non accendere le lavatrici. Gli inquilini non possono cambiare i loro sistemi di riscaldamento o isolare le loro pareti”.