L’appello di Italia Nostra Rovigo alle istituzioni: “Modificate le disposizioni salva trivelle del decreto Aiuti Quater”

Riceviamo e pubblichiamo l'appello di Fabio Bellettato, Presidente Italia Nostra Rovigo, contro il decreto salva trivelle: "questo provvedimento produrrà un vantaggio incerto ed inesistente nel breve periodo con un incremento dell’offerta di metano di produzione nazionale di appena 15 mld di metri cubi di gas in un decennio, ossia meno del 2% rispetto al fabbisogno italiano annuo"

sblocca trivelle decreto Aiuti Quater

La sezione di Rovigo di Italia Nostra ha inviato un appello al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni, al Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, al Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, al Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, e al Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini per chiedere che, in sede di conversione in legge del cd. “D.L. Aiuti Quater“, venga abrogata la disposizione cd. “salva trivelle” contenuta nell’art. 4. L’articolo in questione riammette alla produzione le concessioni di gas metano esistenti in Alto Adriatico (nel tratto compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del Po, ad una distanza superiore alle 9 miglia) previa verifica dell’assenza di “effetti significativi di subsidenza” sulle linee di costa. Inoltre, in deroga al divieto contenuto nel Codice dell’ambiente (all’articolo 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006), consente di rilasciare lungo tutte le coste italiane nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone marine tra le 9 e le 12 miglia marine dalla costa e dalle aree protette marine e costiere.

Come si legge comunicato stampa dell’appello di Italia Nostra, “questo provvedimento produrrà un vantaggio incerto ed inesistente nel breve periodo con un incremento dell’offerta di metano di produzione nazionale di appena 15 mld di metri cubi di gas in un decennio (secondo le dichiarazioni del Ministro), ossia meno del 2% rispetto al fabbisogno italiano annuo. È invece assolutamente certo che le nuove norme si pongono in netto contrasto con tutti gli impegni assunti dal nostro Paese a livello europeo ed internazionale per arrivare ad azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. In proposito basti ricordare come la stessa Agenzia internazionale per l’energia (IEA) ha avvertito che il rispetto dell’Accordo di Parigi, con il contenimento il riscaldamento del clima a +1,5°C, impone necessariamente di escludere l’avvio di nuovi giacimenti di gas (oltre che miniere di carbone e pozzi di petrolio) successivamente al 2021.

Le nuove norme introdotte dal DL derogano pericolosamente alla legislazione ambientale e alla pianificazione vigente, così da consentire nuove estrazioni offshore di idrocarburi, tanto entro la fascia di rispetto delle 12 miglia marine che all’interno delle aree vincolate dal Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee – PITESAI: il fondamentale strumento di pianificazione condivisa che si era dato il Paese (con l’approvazione in Conferenza unificata). Sono evidenti, i gravi pregiudizi per le aree marine sino ad oggi vincolate dell’Alto Adriatico e, in particolare, in quelle che fronteggiano il Delta del Po.

Il Delta del Po è un territorio anfibio estremamente fragile, com’è noto, esposto alla subsidenza, all’erosione costiera e alla risalita del cuneo salino: tutti fenomeni che già richiedono costi ingenti per essere fronteggiati e che rischiano di essere aggravati dagli interventi di estrazione di idrocarburi consentiti dalle nuove norme. Da questo punto di vista le disposizioni del DL Aiuti quater non offrono sufficienti garanzie, consentendo la riapertura dei pozzi sulla base di una non meglio precisata “verifica” dell’assenza, non di subsidenza, ma di “effetti significativi” di subsidenza sulla costa, quasi che l’aggravamento del fenomeno sia in qualche modo accettato come inevitabile, e si tratti di contenerne le conseguenze più gravi. Circa l’affidabilità modelli matematici predittivi della subsidenza indotta dalle estrazioni di gas metano, si ricordi quanto denunciato nel Seminario di Italia Nostra dedicato alla subsidenza “Delta del Po: un tesoro da salvare”, Rovigo, 13/5/2017, ossia che, tra gli altri, il pozzo di estrazione denominato “Angela Angelina” ubicato nel ravennate, ha causato una subsidenza variabile tra il metro ed il metro e mezzo lungo la linea di costa prospiciente il pozzo stesso, mentre invece il modello matematico presentato in sede autorizzatoria descriveva nella stessa posizione abbassamenti complessivi inferiori a 14 centimetri.

Alla luce di quanto sopra evidenziato, appare chiaro che le nuove disposizioni si pongono in contrasto con gli artt. 9 e 41 della Costituzione (come riformati dalla legge cost. n. 1 del 2022) perché, con la finalità dichiarata di ridurre nel breve periodo il costo del gas metano, autorizza decisioni suscettibili di cagionare impatti ambientali, territoriali ed economici negativi di lungo periodo, anche a danno delle future generazioni”.

L’appello di Fabio Bellettato, Presidente Italia Nostra Rovigo

Si fa appello, al Parlamento e al Governo italiani perché in sede di conversione del “DL Aiuti quater” siano soppresse le disposizioni dell’art. 4. In ogni caso si chiede che le predette disposizioni siano profondamente modificate, nel senso di scongiurare ogni rischio di subsidenza e di pregiudizi ambientali ed economici alle aree marine e costiere italiane e, in particolare, al territorio fragilissimo del Delta del Po, prevedendo innanzitutto quanto richiesto da Italia Nostra già in occasione del ricordato seminario del 2017, ossia:

  1. di sottoporre la validazione dei modelli matematici di previsione teorica della subsidenza indotta da estrazioni di idrocarburi ad un team di studiosi super partes di nomina statale e regionale, non incaricato e indipendente dalle società interessate alle estrazioni, formato da esperti di fama nazionale ed internazionale, che forniscano espresse garanzie di assenza di conflitto di interessi.
  2. di considerare negli studi teorici sulla subsidenza cagionata dalle estrazioni di gas metano anche l’impatto degli “effetti cumulativi” delle altre cause di subsidenza, antropiche e naturali, anche potenzialmente indotte delle altre attività limitrofe di coltivazione.
  3. di prevedere che il rilascio della concessione alle estrazioni di idrocarburi sia sottoposta all’assenso ministeriale sulla base della verifica, condotta con l’applicazione di modelli matematici previamente validati nei termini sopra esposti, di assenza di fenomeni di subsidenza, anche in termini di assenza di incremento del cuneo salino, di erosione delle coste e di alterazione dell’equilibrio erosivo deposizionale dei sedimenti, nonché previo nulla osta delle Regioni interessate.
  4. di richiedere alle società proponenti, quale presupposto per il rilascio delle concessioni all’estrazione, una fidejussione di primario istituto di credito o assicurativo che dia un’adeguata garanzia dei danni all’ambiente e all’economia dei territori interessati, calibrata sul più grave evento ipotizzabile in conseguenza dell’applicazione di modelli matematici previamente validati nei termini sopra esposti.