La pianura lombarda torna a essere soffocata dalle polveri sottili, con valori di PM10 e PM2.5 oltre i limiti tra Milanese, Lodigiano e Cremonese. Nonostante le previsioni di Arpa Lombardia indicassero da giorni un peggioramento della qualità dell’aria, Regione Lombardia non ha attivato le misure temporanee di contenimento dello smog, previste in caso di superamento prolungato delle soglie.
Secondo Legambiente Lombardia, la mancata attivazione dipende dall’algoritmo regionale che decide automaticamente dove intervenire. Il sistema, basato su calcoli previsionali, ha imposto limitazioni solo nella provincia di Pavia, lasciando invece senza restrizioni le aree in cui le concentrazioni di inquinanti risultano più elevate.
Tra le cause principali di questo nuovo picco di smog figura lo spargimento dei liquami agricoli provenienti dagli allevamenti intensivi, una pratica ancora consentita in molti comuni. Durante la distribuzione dei reflui zootecnici sui campi, l’ammoniaca che si libera nell’aria reagisce con gli ossidi di azoto prodotti dal traffico e dal riscaldamento, formando minuscole particelle solide responsabili dell’aumento del particolato atmosferico.
La questione è particolarmente critica a novembre, mese in cui gli allevatori devono svuotare le vasche di stoccaggio prima del divieto invernale previsto tra dicembre e gennaio. Tuttavia, le linee guida regionali prevedono che queste operazioni avvengano con l’interramento immediato del liquame, per ridurre la dispersione in atmosfera, e che vengano sospese in presenza di condizioni meteo sfavorevoli, come l’assenza di vento o l’accumulo di nebbia.
“Le misure di emergenza potrebbero essere efficaci, se venissero attivate al momento giusto – spiega Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – ma l’attuale sistema entra in funzione solo quando la situazione è già compromessa. Così la Regione si conferma incapace di prevenire gli episodi più critici e di adottare misure strutturali per ridurre le emissioni, sia nel traffico sia nel settore zootecnico**”.
Secondo l’associazione ambientalista, la Pianura Padana resta una delle aree europee più esposte all’inquinamento da polveri sottili. In assenza di un piano di prevenzione e di interventi coordinati sulla qualità dell’aria, gli effetti combinati di traffico, riscaldamento e attività agricole continuano a pesare sulla salute dei cittadini e sull’ambiente della regione.











