Solo retine in bioplastica per la cozza nera tarantina Presidio Slow Food

Con l’istituzione del “Presidio Slow Food della cozza nera tarantina” definito anche il disciplinare tecnico per una mitilicoltura rispettosa dell’ecosistema marino. Più di 20 mitilicoltori si sono resi disponibili a modificare le loro tecniche di coltivazione e hanno avviato la sperimentazione di retine biodegradabili in bioplastica Mater-Bi, la cui biodegradabilità marina e atossicità sono state confermate da recenti studi scientifici

Il progetto “Presidio della cozza nera tarantina” è stato avviato nell’autunno del 2019 da Comune di Taranto e Fondazione SLOW FOOD per recuperare e valorizzare le antiche tradizioni della maricoltura dei mitili nel Mar Piccolo di Taranto, intraprendendo, contemporaneamente, un serio percorso in direzione della sostenibilità.

Più di 20 mitilicoltori si sono resi disponibili a modificare le loro tecniche di coltivazione e hanno avviato la sperimentazione di retine biodegradabili in bioplastica Mater-Bi, la cui biodegradabilità marina e atossicità sono state confermate da recenti studi scientifici.

Con il supporto dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, da due anni Novamont sta monitorando la sperimentazione con l’obiettivo, tra gli altri, di valutare il tipo di colonizzazione da parte di microrganismi in confronto ad altri materiali di riferimento (polipropilene e cotone) e il processo di biodegradazione da parte delle comunità microbiche, studiando la composizione di queste e individuandone eventuali patogeni. La sperimentazione con le retine in bioplastica Mater-Bi è stata oggetto anche di uno studio dell’Università di Siena finalizzato ad acquisire informazioni sull’utilizzo dei biopolimeri per la fabbricazione di reti per allevamento dei mitili e i cui esiti verranno rilasciati a breve.

Il “Disciplinare per la produzione di mitili nei mari di Taranto” presentato presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia oltre a vietare l’uso, lungo la filiera produttiva, di materiali di recupero come fusti metallici, contenitori plastici e blocchi di polistirolo, anche se riciclati da altre attività produttive, rende obbligatorio l’uso di calze in materiale biodegradabile/compostabile e/o in fibre naturali, in sostituzione delle calze in materiali plastici.

Si calcola che il 18% di plastica dispersa nel nostro Mar Mediterraneo abbia origine dalle attività produttive. Pesca, acquacoltura e navigazione disperdono nasse, reti, cassette per il trasporto del pesce che degradano depositandosi sui fondali o accumulandosi sulle coste. Alternative come le calze in bioplastica biodegradabile usate per la coltivazione della cozza pelosa tarantina presidio Slow Food possono dare un contributo importante nella salvaguardia degli ecosistemi marini e nella tutela dagli effetti devastanti dell’inquinamento da plastiche. 

“Se vogliamo affrontare in modo serio e concreto le sfide ambientali, dobbiamo mettere al centro la qualità e ripensare i prodotti lungo l’intero ciclo di vita. La calza in bioplastica compostabile per la mitilicoltura è un esempio di innovazione ambientale da cui partire per disegnare ulteriori sviluppi nel settore delle attività produttive marine”, ha dichiarato Andrea Di Stefano, responsabile progetti speciali di Novamont.