Trasporti gratis per studenti, Torino Respira: “Nessun impatto sull’aria”

Il commento di Roberto Mezzalama Presidente del Comitato: "la tessera Piemove è positiva sul piano sociale ma non ridurrà l’inquinamento. Solo il 5% degli studenti si sposta in auto. Serve più rigore nel valutare l’efficacia ambientale delle politiche pubbliche"

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Il lancio di Piemove, il nuovo abbonamento gratuito al trasporto pubblico per studenti universitari under 26 iscritti agli atenei piemontesi, è stato accolto con favore da molte istituzioni e stakeholder del territorio. Presentata come una misura che coniuga sostenibilità ambientale e diritto allo studio, l’iniziativa è sostenuta da Regione Piemonte, università, fondazioni bancarie e ministeri, e coinvolge sei capoluoghi di provincia. Tuttavia, non mancano le voci critiche sull’effettiva ricaduta ambientale del progetto.

Mezzalama (Torino Respira): “Misura sociale utile, ma impatto ambientale nullo”

Tra queste si distingue quella di Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira, che pur riconoscendo il valore sociale dell’iniziativa ne mette in discussione gli effetti sulla qualità dell’aria. “La misura varata da Regione e Università è sicuramente utile e importante per i bilanci delle famiglie degli studenti e per questo va apprezzata”, esordisce Mezzalama, ma “per quanto riguarda i suoi effetti sulla qualità dell’aria è invece una misura pressoché inutile“.

A sostegno di questa affermazione, Mezzalama cita i dati forniti da un’indagine condotta dal Politecnico di Torino, secondo cui la percentuale di studenti che si sposta in auto per motivi di studio nel capoluogo piemontese è pari a circa il 5%. “È verosimile che anche per gli iscritti all’Università la situazione sia analoga”, aggiunge, sottolineando come la maggioranza degli studenti già utilizzi mezzi pubblici o altre modalità di trasporto sostenibile.

Il rischio di confondere misure sociali con politiche ambientali

Secondo il presidente di Torino Respira, il problema sta nel modo in cui il provvedimento viene comunicato. “Ancora una volta – osserva – si spacciano delle misure sicuramente popolari e utili per ragioni sociali come misure per ridurre l’inquinamento, ma non si spende una sola parola per capire quale contributo effettivo diano alla riduzione delle emissioni“.

La critica si estende dunque al quadro più ampio delle politiche pubbliche, dove spesso – secondo Mezzalama – l’impatto ambientale viene evocato più come slogan che come elemento da misurare concretamente. “Sarebbe invece necessario un approccio basato su dati, evidenze scientifiche e analisi puntuali degli effetti reali di ogni iniziativa sulla qualità dell’aria”, afferma.

Un invito alla coerenza nelle politiche per la mobilità

Il caso Piemove riaccende dunque il dibattito su come conciliare le finalità sociali e ambientali delle politiche di mobilità urbana. Se da un lato l’abbonamento gratuito rappresenta un importante sostegno al diritto allo studio e alla mobilità giovanile, dall’altro la sua ricaduta in termini di riduzione delle emissioni appare marginale.

Per Mezzalama, la sfida resta quella di “agire realmente sui fattori principali dell’inquinamento urbano, come il traffico privato sistematico, il riscaldamento domestico e le attività produttive”, piuttosto che limitarsi a provvedimenti che hanno efficacia comunicativa ma impatto ambientale trascurabile.

La tessera Piemove, secondo il Comitato Torino Respira, si configura quindi come una misura di welfare ben costruita, capace di alleggerire i costi della mobilità per migliaia di studenti piemontesi. Tuttavia, il suo valore non va sovrapposto a quello di una politica ambientale, almeno fino a quando non sarà accompagnata da dati chiari sul suo reale contributo alla riduzione delle emissioni.

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