Raee: gli europei non buttano i vecchi smartphone, tablet e pc ma li tengono a casa

Lo dice Eurostat, che conferma lo scarso impegno delle persone nel riciclo di questa tipologia di Raee. Per quanto riguarda gli smartphone, nel 2024 oltre la metà (51 %) dei cittadini Ue tra i 16 e i 74 anni ha tenuto il proprio vecchio telefono nel cassetto, mentre il 18 % lo ha venduto o ceduto a qualcun altro. Solo l'11% ha deciso di riciclarlo e il 2% di buttarlo via senza preoccuparsi del riciclo

Da Eurostat arrivano nuovi dati sul rapporto tra i cittadini Ue e i vecchi dispositivi elettronici che non usano più. Indipendentemente che siano smartphone, tablet o pc portatili l’abitudine più diffusa non è quella di buttarli ma di tenerli in casa. Si conferma quindi lo scarso impegno delle persone nel riciclo di questa tipologia di Raee.

Nel dettaglio, per quanto riguarda gli smartphone, nel 2024 oltre la metà (51 %) dei cittadini Ue tra i 16 e i 74 anni ha tenuto il proprio vecchio telefono nel cassetto, mentre il 18% lo ha venduto o ceduto a qualcun altro. Solo l’11% ha deciso di riciclarlo e il 2% di buttarlo via senza preoccuparsi del riciclo. 

Per quanto concerne laptop e tablet invece, la percentuale di coloro che ha deciso di tenerli a casa scende al 34% e quella delle persone che ha deciso di regalarli o venderli al 12%. Proprio come per gli smartphone, solo l’11% ha optato per il riciclo e un altro 1% per buttarlo via. 

I vecchi pc portatili avevano un tasso di riciclo più elevato rispetto a smartphone e tablet, pari al 15%. Tuttavia secondo Eurostat il 19% delle persone ha ancora preferito tenerli in casa. Un altro 9% li ha venduti o ceduti a qualcun altro e il 2% li ha gettato via senza preoccuparsi del riciclo.

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Metodi per lo smaltimento dei dispositivi TIC nell'UE, 2024 (% delle persone). Grafico a barre. Link al set di dati completo qui sotto.

La Commissione europea lo scorso 16 luglio ha proposto una tassa sui Raee non raccolti da imporre agli Stati membri, nell’ambito del bilancio pluriennale Ue proposto il 16 luglio. L’importo base dell’imposta sarebbe di 2 euro a chilo e dovrà essere moltiplicato per la differenza tra il peso medio degli apparecchi immessi sul mercato nei tre anni precedenti e il peso dei Raee raccolti.

La nuova tassa dovrebbe fruttare 15 miliardi di euro all’anno e Bruxelles sottolinea che non risponde solo ad obiettivi di bilancio ma anche a sostenere “l’autonomia strategica dell’Unione nell’approvvigionamento delle materie prime critiche” contenute nei Raee.

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