Alla vigilia del Consiglio europeo del 23 ottobre, Ursula von der Leyen ha preso la parola davanti alla plenaria del Parlamento europeo per delineare le priorità della Commissione e, più in generale, la direzione politica dell’Unione nei prossimi anni. Al centro del suo intervento, la Presidente ha posto due temi che considera decisivi per la tenuta del progetto europeo: la competitività industriale e la sicurezza energetica, in un contesto globale segnato dalla corsa alle tecnologie pulite e dal ritorno della logica delle potenze.
“L’Europa deve controllare le tecnologie che daranno forma al nostro futuro, la produzione che sostiene la nostra prosperità e le materie prime essenziali”, ha detto von der Leyen, aprendo in discorso. Il messaggio, rivolto ai Ventisette alla vigilia del vertice, è chiaro: senza una strategia comune l’Unione rischia di restare ai margini della nuova economia verde.
La Presidente ha ricordato che “a livello globale la transizione verso l’energia pulita è in pieno svolgimento”, con 580 gigawatt di capacità rinnovabile aggiunti nel 2024, un mercato delle batterie destinato a raddoppiare in cinque anni e un incremento del 60 per cento nelle vendite di auto elettriche nei Paesi emergenti. “Questa non è solo una buona notizia per il clima”, ha sottolineato, “ma anche per la nostra sicurezza energetica e per la nostra economia.” La competizione, ha aggiunto, è ormai mondiale: la Cina, il Medio Oriente e il Sud del mondo stanno investendo in modo massiccio nelle tecnologie pulite e l’Europa deve decidere se restare spettatrice o protagonista.
Pur rivendicando il primato europeo in alcuni settori – il 40 per cento delle aziende di tecnologia eolica ha sede nell’Ue e le esportazioni di tecnologie pulite hanno raggiunto 80 miliardi di euro nel 2024, quasi tre volte più che sei anni fa – von der Leyen ha avvertito che “altri non dormono”. “La Cina esporta quasi il doppio delle nostre tecnologie pulite”, ha detto, “e questo rischia di spingere le nostre industrie fuori dai mercati strategici, incluso il nostro.” Il riferimento, non troppo implicito, è all’esperienza degli anni Duemila, quando l’industria solare europea venne travolta dalla concorrenza asiatica. “All’inizio di questo secolo eravamo leader mondiali nel fotovoltaico. Oggi la Cina controlla il 90 per cento del mercato globale. Questa volta dobbiamo imparare la lezione.”
Nel discorso, von der Leyen ha indicato la necessità di sostenere con più decisione la produzione interna nei settori strategici, introducendo criteri “made in Europe” negli appalti pubblici – che valgono il 14 per cento del PIL europeo – per creare una domanda stabile di prodotti realizzati nel continente. Ha poi sollecitato una vigilanza sugli investimenti stranieri: “Devono creare buoni posti di lavoro per i lavoratori europei e aggiungere valore per gli europei, qui nell’Unione.” Infine ha annunciato misure di supporto mirate, tra cui un “Battery Booster” per la produzione di batterie e nuove iniziative per l’industria automobilistica, definita “fondamentale per il futuro dell’Europa”.
Il tema energetico è rimasto il filo conduttore dell’intervento. La Presidente ha riconosciuto che i costi elevati dell’energia continuano a pesare sulla competitività del continente, individuando nella dipendenza dai combustibili fossili importati una delle cause principali. “I Paesi che producono energia a basse emissioni – solare, eolica, idroelettrica, geotermica o nucleare – registrano i prezzi più bassi”, ha osservato, annunciando un “Pacchetto Reti” e una nuova iniziativa “Autostrade Energetiche” per migliorare le infrastrutture e le interconnessioni.
Non sono mancati riferimenti al peso fiscale sull’energia. Secondo von der Leyen, “le tasse sull’elettricità per le imprese sono quindici volte superiori a quelle sul gas”, mentre in media rappresentano “il 34 per cento delle bollette industriali e il 42 per cento di quelle domestiche.” Da qui l’appello a una revisione congiunta delle politiche fiscali nazionali, per “consentire alle imprese e alle famiglie di passare all’elettricità prodotta internamente, anziché ai combustibili importati.”
Restando sul fronte della transizione, in una lettera inviata nei giorni scorsi ai leader europei, Ursula von der Leyen ha poi voluto rassicurare governi, Parlamento e industria sulle prossime mosse della Commissione. Particolare attenzione è stata riservata al settore automobilistico, uno dei più esposti alla transizione verde. La Presidente ha ricordato di aver “deciso di accelerare la revisione del regolamento sugli standard di emissione di CO₂ per le autovetture e i furgoni”, un aggiornamento che ora è previsto “entro la fine dell’anno”.
Von der Leyen ha garantito che la Commissione resterà “fedele al principio della neutralità tecnologica e dell’efficienza dei costi”, sottolineando che “nel preparare la revisione stiamo anche valutando il ruolo dei carburanti a zero emissioni e a basse emissioni di carbonio nella transizione”. Tra le opzioni considerate, ha citato in particolare i carburanti sintetici e i biocarburanti avanzati, che potrebbero contribuire a mantenere competitiva l’industria europea dell’auto senza rallentare gli obiettivi climatici.