La Direttiva Ue sulle emissioni industriali migliora il monitoraggio della diossina negli inceneritori

Lo sottolinea Zero Waste Europe che accoglie con favore l'accordo sulla norma raggiunto il 29 novembre dalla Commissione europea, che impone il monitoraggio obbligatorio delle emissioni di diossina dagli inceneritori di rifiuti durante tutte le fasi di funzionamento, "La IED ha finalmente chiuso, almeno parzialmente, un'importante lacuna sul controllo delle diossine durante le fasi di avvio e spegnimento che sono dei momenti critici per la formazione di questa sostanza tossica"

Direttiva sulle emissioni industriali

Zero Waste Europe accoglie con favore l’accordo raggiunto oggi sulla Direttiva sulle Emissioni Industriali (IED), che impone il monitoraggio obbligatorio delle emissioni di diossina dagli inceneritori di rifiuti durante tutte le fasi di funzionamento.

In precedenza, la IED richiedeva il monitoraggio solo durante le normali condizioni operative. A seguito della conclusione dei triloghi, la direttiva prevede ora l’obbligo di monitoraggio sia in condizioni operative normali che in condizioni operative diverse da quelle normali (Other Than Normal Operating Conditions, OTNOC), segnando un passo fondamentale verso la responsabilizzazione degli operatori dell’incenerimento per le emissioni prodotte.

Secondo Janek Vahk, responsabile della politica di inquinamento zero presso Zero Waste Europe, “La Direttiva sulle Emissioni Industriali ha finalmente colmato, almeno parzialmente, un’importante lacuna autorizzativa e di monitoraggio che riguarda il monitoraggio delle diossine da applicare nelle fasi di avvio e spegnimento, che è una fase critica per la formazione di diossina. Ora c’è una formulazione chiarissima che afferma che il monitoraggio di PCDD/F e PCB è obbligatorio durante le fasi di avviamento”.

Questo sviluppo si basa sui risultati ottenuti dal Centro Comune di Ricerca nel 2019, che hanno mostrato che le superfici del forno e della caldaia, dove si possono formare le PCDD/F per sintesi de novo, sono molto più estese quando si avvia a freddo rispetto a quando si opera in modo stabile. Questa differenza potrebbe implicare che un solo avviamento a freddo produca emissioni di PCDD/F pari a quelle di molti mesi di normale attività. L’accordo, raggiunto il 29 novembre, si occupa di queste problematiche, evidenziando la volontà di adottare una gestione dei rifiuti più rispettosa e sostenibile.

ToxicoWatch ha condotto uno studio su Ivry-Paris XIII, uno dei maggiori inceneritori di rifiuti d’Europa, e ha scoperto che nel 2020 e nel 2021 i dispositivi che controllano le diossine emesse dall’inceneritore non hanno funzionato per 6.936 ore, cioè per 289 giorni.

Vahk ha aggiunto: “Secondo studi recenti, le aree vicino agli inceneritori di rifiuti sono molto inquinate a causa dei POP, cioè gli Inquinanti Organici Persistenti. Questo fa sorgere un dubbio sulla possibilità di costruire queste strutture in mezzo alle città. Questa scelta potrebbe essere molto pericolosa per la salute di chi vive nelle vicinanze degli inceneritori, soprattutto nelle città molto popolate come Copenaghen, Bruxelles e Parigi, dove gli inceneritori sono a monte di centinaia di migliaia di persone”.

Con un voto all’inizio dell’anno, il Parlamento europeo ha modificato la Direttiva per risolvere il problema delle diossine che sfuggono ai controlli. Questo implica che le emissioni devono essere monitorate obbligatoriamente durante l’accensione e lo spegnimento a intervalli regolari, con misurazioni almeno ogni tre anni.

“Il testo finale – commenta Vahk – è più debole rispetto a quello originale e permette di usare ‘misure alternative’. Queste, infatti, non sono in grado di rilevare le diossine e i PCB che vengono emessi durante le fasi di avviamento. Non si dovrebbero consentire l’uso di parametri surrogati”.

Zero Waste Europe chiede alla Commissione europea di rendere nota la sua metodologia per misurare le PCDD/F e di non usare più parametri sostitutivi come i TVOC/TOC.